I costi di produzione industriale tornano a crescere nell’ultimo mese. A dirlo sono gli ultimi dati diffusi dall’ISTAT. A essere più colpite dall’impennata dei prezzi sono sopratutto le imprese delle costruzioni, a causa del caro energia, del costo delle materie prime e persino del carburante.
I dati ISTAT sull’aumento dei prezzi
Da quello che si evince dal report, i prezzi dell’industria – dopo un periodo di stop – sono tornati a crescere, su base mensile, aumentando dell’1,3% per il mercato interno e dello 0,1% per il mercato esterno. Nel settore delle costruzioni, invece, i costi per gli edifici residenziali e non residenziali in un mese sono saliti dello 0,3%, portando l’incremento annuo al +2,1%.
L’unico comparto produttivo a non aver registrato negli ultimi tre mesi (settembre – novembre) un aumento dei dei prezzi in Italia è quello delle infrastrutture.
A novembre 2025, tra le attività manifatturiere, gli incrementi tendenziali maggiori sul mercato interno riguardano altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine e apparecchiature (+3,1%), prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+2,8%) e metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+2,5%); sul mercato estero riguardano mezzi di trasporto (+6,4%) e industrie alimentari, bevande e tabacco (+3,8%), per l’area euro, e altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine e apparecchiature (+7,0%), per l’area non euro.
Ampi cali tendenziali sul mercato estero si rilevano per coke e prodotti petroliferi raffinati (-11,3% area euro, -5,9% area non euro). Sul mercato interno, si amplia la flessione tendenziale dei prezzi della fornitura di energia elettrica e gas (-3,8%, da -1,0% di ottobre)
Perché i prezzi delle costruzioni continuano a salire
Nel settore edile, secondo gli esperti, pesano i rincari di alcuni materiali di trasformazione, come cemento e laterizi, e la rigidità dei prezzi energetici. Questa stasi impedisce una riduzione dei listini alla produzione, poiché le aziende produttrici devono mantenere margini minimi per coprire le uscite fisse degli impianti, estremamente energivori.
Oltre all’energia, pesano anche costi di estrazione e logistica, soprattutto sul prezzo finale di cemento e laterizi. Le materie prime necessarie per il calcestruzzo e i mattoni richiedono trasporti pesanti, il cui costo è direttamente influenzato dal prezzo del carburante e dalle accise, anche questo al rialzo. Il risultato è una sorta di stallo, dove i prezzi non salgono in modo esplosivo, come nei picchi del 2022-2023, ma nemmeno scendono, perché le imprese non hanno margini per farlo.










Redazione
Il team editoriale di Partitaiva.it