Consiglio europeo, Giorgia Meloni: “No a Mercosur, cautela su uso di asset russi e modello Albania”

La premier in Commissione UE chiamata a pronunciarsi sui temi più caldi di politica economica ed estera.

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Meloni al Consiglio europeo

Comincia oggi il Consiglio europeo a Bruxelles, al quale partecipano i capi di governo dei Ventisette e dunque anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Tra i punti all’ordine del giorno l’invio di truppe in Ucraina, l’uso degli asset russi per la sua ricostruzione e il perfezionamento del Mercosur. La premier ha già presentato a Camera e Senato le sue posizioni nel merito e le richieste che presenterà a nome dell’Italia. Prosegue il suo approccio attendista e cauto nei confronti dell’Ucraina, chiede il rinvio del Mercosur e conferma il suo sostegno al “modello Albania”, sostenendo si tratti della corretta deterrenza contro l’immigrazione regolare.

Intanto la Banca centrale di Russia rende pubblica la sua posizione sull’uso degli asset su Telegram: “In merito ai continui tentativi delle autorità dell’Unione Europea di procedere al sequestro/utilizzo illegale, senza il consenso della Banca di Russia, dei suoi attivi depositati presso istituti finanziari dell’Ue, attuati anche attraverso l’immobilizzazione a tempo indeterminato dei suoi attivi”, la Banca di Russia, “in conformità con la posizione precedentemente dichiarata di tutela dei propri interessi, comunica che chiederà alle banche europee, dinanzi al tribunale arbitrale russo, il risarcimento dei danni causati dal blocco e dall’utilizzo illegittimi dei suoi beni, nella misura dei beni illegalmente trattenuti e dei mancati profitti”.

Il bilancio 2028-2034

Sul tavolo del vertice il contributo dell’Italia al quadro finanziario pluriennale (MFF), ovvero il bilancio a lungo termine dell’Unione europea per il periodo 2028-2034, che stabilisce quanti soldi ogni Stato deve versare a Bruxelles e, soprattutto, come verranno redistribuiti tra i vari Paesi. Il governo si oppone a qualsiasi richiesta di aumentare il contributo finanziario nazionale se questo non garantisce un ritorno certo e proporzionato per il Paese.

L’Italia chiede inoltre che la gestione di questi fondi resti flessibile. Se il bilancio UE dovesse spostare troppo l’attenzione su settori in cui si concentrano le innovazioni, come l’industria bellica o l’intelligenza artificiale, c’è il rischio di sguarnire i capitoli di spesa tradizionali che sostengono la piccola impresa locale e il welfare territoriale

Richieste per imprese e partite IVA

Uno dei temi più caldi che Giorgia Meloni affronta a Bruxelles riguarda la competitività e la sopravvivenza delle imprese italiane. Il governo desidera che l’Europa controlli con maggiore attenzione chi investe nei settori strategici per l’Italia, ovvero in intelligenza artificiale, semiconduttori e materie prime rare. Un punto del negoziato riguarda poi la revisione delle norme europee sulla sostenibilità, note come standard ESG, che obbligano le imprese a report non solo sui propri conti economici, ma anche sull’impatto che hanno sull’ambiente e sulla società.

L’obiettivo del governo italiano è evitare che queste norme si trasformino in burocrazia extra per le aziende che non hanno le risorse per gestirla. Per questo la proposta punta a esentare le piccole e medie imprese, concentrando l’obbligo solo sui giganti industriali. Per rendere i controlli efficaci senza bloccare l’economia, sono state individuate due soglie precise: l’obbligo solo per le aziende con oltre 1.000 dipendenti; i report obbligatori solo per chi supera i 450 milioni di euro di fatturato annuo.

Le richieste per autonomi e forfettari

Seguendo questo filone, al vertice Meloni chiede anche la riduzione degli oneri amministrativi per i lavoratori autonomi e le micro-imprese. Il governo italiano spinge infatti per l’adozione del pacchetto Omnibus sulla semplificazione, che punta a eliminare il 25% dei documenti e dei registri che oggi le imprese sono obbligate a compilare, riducendo gli obblighi di rendicontazione, soprattutto quella non finanziaria (ESG), che oggi gravano indirettamente anche sui professionisti inseriti nelle filiere produttive.

Mentre per chi opera con regime forfettario o in contabilità semplificata, la delegazione italiana vuole evitare che i tagli al bilancio UE colpiscano proprio quegli incentivi che permettono a una piccola partita IVA di godere dei trattamenti agevolati e delle semplificazioni oggi attive.

La posizione sul Mercosur

Resta poi alta l’attenzione sull’accordo commerciale tra UE e i Paesi del Sud America (Mercosur). L’intesa riguarderebbe un mercato di 780 milioni di persone, ma resta in fase di negoziazione da 25 anni. Per opporsi all’ipotesi di una conclusione positiva, auspicata dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, oggi a Bruxelles sfilano i trattori, con lanci di petardi, letame, patate e uova da parte degli agricoltori. Come il presidente francese Emmanuel Macron, Meloni pone il suo veto: senza clausole di salvaguardia, misure a tutela degli agricoltori europei, non voterà a favore.

Il timore, infatti, è che gli standard richiesti dall’UE a tutela di salute e ambiente – nell’ambito della produzione agricola – non siano adottati anche dai Paesi extra UE e che si crei una situazione di sleale concorrenza. Altro tema spinoso è il futuro della politica agricola comune (PAC). La Commissione UE, infatti, vuole accorpare i fondi PAC a quelli del fondo coesione, creando un unico fondo nazionale di partenariato. Ma l’Italia si oppone a questo cambiamento, che potrebbe far scendere del 20% la dotazione complessiva (da 380 a circa 300 miliardi di euro), con conseguenze negative dirette sul comparto.

Guerra in Ucraina e uso degli asset russi

Meloni conferma il suo “no” all’invio di truppe in Ucraina, come invece richiesto dalla Polonia. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, tuttavia, ha sostenuto che la presenza di truppe europee ridurrebbe i rischi di nuova invasione russa. E ha poi aperto alla necessità di nuovi fondi da stabilire entro questo mese.

“Ho presentato due proposte, due opzioni sul tavolo per questo finanziamento. Una è il finanziamento attraverso il bilancio dell’UE, prendendo a prestito a valere sul bilancio, e la seconda possibilità è il prestito di riparazione. Quindi oggi discuteremo su quale delle due utilizzare. Saranno discussioni intense. Per me, la parte più importante è, alla fine, garantire il finanziamento per l’Ucraina per i prossimi due anni (…). Abbiamo un obiettivo finale ed è la pace in Ucraina”, ha detto Ursula von der Leyen al suo arrivo in Consiglio.

L’UE ha deciso di congelare circa 210 miliardi di euro della Banca centrale russa, nell’attesa di capire come usare gli interessi prodotti (circa 3 miliardi l’anno) per finanziare l’Ucraina. Ma la premier Meloni, pur non approvando la prima soluzione, frena sulla seconda: se l’Europa usasse questi soldi in modo legalmente contestabile, la Russia potrebbe rispondere sequestrando i beni delle aziende europee presenti sul suo territorio (tra cui 300 italiane ancora attive in Russia). In questo senso, si spinge per ottenere garanzie dall’UE (i cosiddetti “scudi legali”), per cui se una società italiana subisce un esproprio a Mosca come ritorsione, deve essere previsto un meccanismo di protezione o risarcimento europeo.

Immigrazione, Meloni: “Modello Albania e norme UE per contrastare magistratura politicizzata”

A proposito del contrasto all’immigrazione irregolare, Giorgia Meloni – in un intervento alla Camera per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo – ha sostenuto ancora, nonostante le forti polemiche scatenate, il “modello Albania”. “Sono convinta che ci aiuterà concretamente a ridurre ulteriormente i flussi irregolari e a esercitare quella deterrenza necessaria all’interno di una politica multidimensionale di contrasto alla tratta di esseri umani. Piaccia o no alla sinistra di ogni ordine e grado“.

Poi è passata ad attaccare di nuovo la magistratura italiana. “Un quadro giuridico europeo più solido ci consentirà di mettere a riparo iniziative nazionali di grande importanza, come i centri in Albania, da pronunce ideologiche di una certa magistratura politicizzata che ne hanno bloccato l’attuazione, ostacolando l’azione di contrasto, da parte del Governo, all’immigrazione illegale di massa. La normativa italiana è stata disapplicata interpretando in modo forzato quella europea. Ebbene, stiamo risolvendo, intervenendo direttamente sulla normativa europea”, ha continuato.

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