Come trasferirsi e lavorare in Olanda, dove il venerdì ci si riposa e l’indice di felicità è alle stelle

Le opportunità di lavoro e le informazioni utili per chi è alla ricerca di un modello vita/lavoro più sostenibile.

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lavorare in Olanda

Lavorare in Olanda è quasi una garanzia di felicità. Le politiche di welfare – statale e aziendale -, la possibilità di gestire meglio gli impegni professionali e la vita privata, l’alta qualità dei servizi e la partecipazione alle scelte della comunità fanno della provincia dei Paesi Bassi un luogo ambitissimo in cui vivere. Qui sembra esserci spazio per tutti, soprattutto per chi viene dall’Europa, che non trova barriere all’ingresso. Ecco dunque tutto quello che c’è da sapere prima di trasferirsi a lavorare in Olanda e i migliori portali in cui trovare la propria opportunità professionale.

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Lavorare in Olanda per essere felici: i dati

I lavoratori dipendenti olandesi sono i più felici del continente. È quanto emerge da un’indagine condotta dall’iOpener Institute su oltre 32.000 lavoratori europei, di cui solo gli olandesi dichiarano di sentirsi soddisfatti per circa il 57% del loro tempo, sia in ambito professionale che personale. 

L’Olanda è il Paese dove il venerdì non lavora (quasi) più nessuno, l’occupazione è all’82% degli adulti in età da lavoro, contro il 75% dell’Inghilterra, il 72% degli USA e il 69% della Francia. E pure i bambini sono più felici: infatti anche gli uomini hanno iniziato a ridurre le ore lavorative, spesso per dedicarsi ai figli, ed è comune che qui un figlio abbia il suo “papà day”, il giorno in cui è il padre a occuparsi di tutto.

Questo primato, come spiegano i ricercatori, è legato a un insieme di fattori: politiche di welfare avanzate, un’organizzazione del lavoro efficiente e servizi mirati al benessere dei dipendenti. In Olanda, inoltre, gli impiegati dedicano circa l’80% della settimana a mansioni coerenti con il proprio ruolo, un dato che invece in Paesi con livelli di soddisfazione più bassi scende sotto il 40%. 

Un equilibrio tra produttività e benessere, dunque, sembra essere la chiave che rende il lavoro nei Paesi Bassi tra i più appaganti d’Europa. Ecco opportunità, stipendi e qualità della vita per i professionisti italiani.

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Un Paese aperto e dinamico: perché scegliere l’Olanda per lavorare

L’Olanda, che si divide in settentrionale e meridionale, è la più nota delle province che costituiscono i Paesi Bassi. Perché sceglierla per nuove opportunità lavorative? In primis perché, tra i tratti distintivi più significativi del lavoro in questo Paese, ci sono meritocrazia e qualità della vita, considerate vere e proprie priorità. Secondo il Better Life Index elaborato dall’OCSE, il livello di istruzione e la qualità delle competenze professionali rappresentano, infatti, fattori decisivi per accedere a un impiego di qualità.

Uno dei punti di forza dell’esperienza di lavorare nei Paesi Bassi è la cultura aziendale. Gli ambienti di lavoro olandesi sono improntati alla trasparenza, al rispetto dei tempi personali e all’efficienza. Quest’ultima si raggiunge grazie alla cosiddetta cultura del “consenso” che fin dai primi anni di scuola permea la vita dei cittadini. Qui ogni decisione nasce dal basso, non c’è un leader che si impone: prima di agire o prendere una decisione, tutti vanno ascoltati. Magari si procede più a rilento, ma con maggiore partecipazione e nessuno è escluso. 

Il work life balance e lo smart working

L’equilibrio tra vita privata e professionale è un valore radicato e molti contratti prevedono orari flessibili o formule part-time. Ad esempio, la nuova tendenza sullo smart working vede sempre più lavoratori lavorare da casa nella prima parte della giornata, per poi recarsi in ufficio più tardi, facendo così diminuire il traffico. Lavorare in Olanda significa entrare in un contesto produttivo moderno e culturalmente stimolante e la naturale conseguenza è che, negli ultimi anni, i Paesi Bassi sono diventati una delle destinazioni europee più attrattive per chi desidera lavorare all’estero. 

Secondo l’Agenzia Statistica Olandese (CBS), il numero di cittadini UE che vivono nei Paesi Bassi è raddoppiato negli ultimi dieci anni (era il 2% della popolazione nel 2014, oggi circa il 4%) e la maggior parte tra questi è venuta nel Paese con finalità lavorative.

Trasferirsi in Olanda per lavorare: quali documenti servono

Per i cittadini italiani, non esistono barriere legali all’ingresso: grazie alla libera circolazione dei lavoratori europei, è possibile vivere e lavorare nei Paesi Bassi senza permessi di lavoro o visti (è sufficiente la carta d’identità o il passaporto).

Il sistema amministrativo-burocratico è molto veloce: ottenere i documenti indispensabili per vivere e lavorare sul territorio olandese in genere richiede pochi giorni. Il primo passo è registrarsi anagraficamente e ottenere il BSN (Burgerservicenummer), il codice fiscale olandese, fondamentale per tutto, dall’apertura di un conto in banca alla firma di un contratto d’affitto. 

Per ottenere il BSN basta registrarsi al Personal record database (BRP) presso il Vreemdelingendienst, un ufficio apposito presente in ogni comune, prenotando un appuntamento telefonicamente (la registrazione deve avvenire entro cinque giorni dall’arrivo). Se invece si ha intenzione di rimanere meno di tre mesi, per sondare il terreno prima di decidere, non è necessario richiedere il BSN ma resta obbligatoria la registrazione al Non-residents records database (RNI, Registratie Niet-ingezetenen). Molti servizi pubblici sono disponibili online, attraverso il portale governativo MijnOverheid, che permette di gestire in modo centralizzato documenti, dichiarazioni fiscali e comunicazioni ufficiali. A questo punto si può procedere nella ricerca di un alloggio e un lavoro, per poi stipulare l’assicurazione sanitaria obbligatoria.

Le lingue che bisogna conoscere per lavorare in Olanda

In tutti gli uffici, oltre alla lingua locale, si parla inglese e tedesco. In generale, tutti hanno una comprensione di base almeno dell’inglese, motivo per cui non è necessario parlare l’olandese (più precisamente neerlandese) per farsi assumere. Senza contare che in molte strutture ricettive o soprattutto nella ristorazione, sono tanti i locali gestiti da italiani.

Tuttavia, la conoscenza del neerlandese rappresenta un vantaggio competitivo, soprattutto per ruoli nel settore pubblico o per una piena integrazione nella vita quotidiana. Sicuramente risulterà utile avere già a disposizione un curriculum redatto in inglese per presentarsi al meglio ai colloqui di lavoro. Se si mastica un po’ di olandese, si può prevedere una versione del cv anche in questa lingua.

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Lavorare in Olanda: quanto si guadagna e il costo della vita

Nei Paesi Bassi l’orario di lavoro standard varia generalmente tra le 36 e le 40 ore settimanali, con un limite massimo di 9 ore giornaliere e 45 ore complessive alla settimana. Tuttavia, la settimana lavorativa breve è ormai una pratica consolidata, resa possibile grazie al part-time. Lavoraremeno ore o distribuire l’attività su un numero ridotto di giorni è considerato normale, segno di una cultura che valorizza il tempo libero e promuove una flessibilità contrattuale radicata da anni nel sistema olandese. 

Secondo i dati Eurostat, l’orario medio settimanale nei Paesi Bassi si attesta poco oltre le 32 ore, in sostanza l’equivalente di una settimana lavorativa di quattro giorni. Nonostante ciò, il Paese continua a distinguersi per un’economia solida, un PIL pro capite tra i più elevati d’Europa e un tasso di occupazione tra i più alti del continente, dimostrando che produttività e qualità della vita elevata possono convivere e non si tratta di un paradosso.

Le ferie e un nuovo concetto di “ricchezza”

I lavoratori con un contratto a tempo pieno hanno diritto ad almeno 20 giorni di ferie pagate all’anno (minimo legale), anche se ormai la maggior parte delle aziende offre un numero superiore di giorni di riposo, in base alle proprie politiche interne, pari a 25 (minimo comune).

Chi sceglie di trasferirsi in Olanda per lavoro trova stipendi mediamente più alti rispetto alla media europea. Le retribuzioni lorde si aggirano intorno ai 3.500–4.000 euro al mese, con differenze significative tra i settori. Le professioni nel campo IT, ingegneria, ricerca e finanza offrono spesso salari competitivi e benefit aggiuntivi.

Ciò che sorprende però è che l’aspetto economico non è il principale indicatore di felicità. Pur percependo retribuzioni mediamente superiori alla media europea, gli olandesi non si distinguono per guadagni eccezionalmente elevati se paragonati ai lavoratori in Svizzera, Danimarca o Regno Unito, dove gli stipendi sono più alti ma i livelli di soddisfazione personale risultano inferiori.

Il costo degli affitti e i servizi pubblici

Tuttavia, il costo della vita è elevato, in particolare per quanto riguarda gli affitti nelle grandi città. Amsterdam è tra le capitali europee più care, seguita da Utrecht e Rotterdam. La ricerca di un alloggio può richiedere tempo e pianificazione: portali come Funda, Pararius e Kamernet rappresentano risorse affidabili per trovare appartamenti o stanze in affitto.

In compenso, il livello dei servizi pubblici, dei trasporti e della sicurezza è molto alto: dalle piste ciclabili riscaldate (qui il principale mezzo di trasporto è la bicicletta) agli ospedali che utilizzano energie rinnovabili ( ci sono orti sul tetto per coltivare verdure fresche per i pazienti), l’obiettivo è mantenere un equilibrio tra costo e qualità della vita.

La coerenza tra competenze e mansioni, la settimana lavorativa ridotta e una retribuzione adeguata non bastano, da sole, a spiegare perché lavorare in Olanda sia considerato così appagante. A incidere in modo decisivo sono le politiche pubbliche e le strategie aziendali che puntano a creare un ambiente lavorativo equilibrato, capace di coniugare produttività e benessere dei dipendenti.

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Vivere e lavorare in Olanda: welfare di Stato e aziendale 

Il sistema di welfare olandese è stato per molti decenni considerato un modello tra i più avanzati e inclusivi d’Europa, pensato per garantire sostegno e protezione ai cittadini. Negli ultimi anni, però, la sostenibilità economica di questo sistema è stata messa alla prova, portando il governo ad avviare, a partire dal 2013, una profonda trasformazione: il tradizionale “Stato sociale” ha progressivamente lasciato spazio a una nuova “società della partecipazione”, nella quale anche soggetti privati e imprese sono chiamati a contribuire al benessere collettivo. In questo contesto, il welfare aziendale ha assunto un ruolo crescente, attraverso la creazione di reti di assistenza e servizi dedicati ai lavoratori e alle loro famiglie.

La flessibilità come garanzia di autodeterminazione

Già nel 2006, il legislatore olandese aveva introdotto un principio innovativo, quello dell’autodeterminazione del proprio tempo, che consente ai lavoratori di accantonare una parte dello stipendio, senza imposizione fiscale aggiuntiva, all’interno del fondo LCSS (Levensloopregeling). Tale meccanismo permette di auto-finanziarsi periodi di congedo o aspettativa, scegliendo in modo autonomo, e previo accordo con il datore di lavoro, quando e per quale motivo sospendere temporaneamente l’attività professionale. Possibilità da utilizzare, ad esempio, per motivi familiari, di studio o per l’assistenza a persone care, rafforzando l’idea di un equilibrio dinamico tra vita privata e carriera.

Il concetto chiave di questa filosofia resta la flessibilità, intesa come capacità di gestire il proprio tempo e reddito in modo responsabile, in base alle reali esigenze individuali. In parallelo, molte aziende hanno adottato misure mirate per migliorare la qualità della vita dei dipendenti, offrendo benefit, incentivi e servizi di supporto. Un esempio emblematico è rappresentato dal “vakantiegeld”, l’indennità di ferie che sostituisce la tredicesima: una somma pari all’8% dello stipendio lordo che la maggior parte delle imprese eroga a fine maggio, pensata per coprire le spese legate alle vacanze estive senza intaccare la retribuzione mensile.

L’assicurazione sanitaria

La salute rimane una priorità assoluta anche nel mondo del lavoro olandese. Tutti i residenti devono sottoscrivere un’assicurazione sanitaria di base (basisverzekering) entro al massimo quattro mesi dal trasferimento, che copre le cure primarie e l’assistenza ospedaliera. Il contributo mensile varia in base alla compagnia assicurativa ma garantisce standard sanitari elevati.

Numerose imprese includono nei contratti forme di assicurazione sanitaria integrativa, spesso a condizioni agevolate, che consentono ai dipendenti di accedere a servizi medici aggiuntivi rispetto alla copertura di base. 

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Aprire un’impresa o diventare freelance in Olanda: burocrazia e adempimenti

Nei Paesi Bassi il lavoratore freelance è conosciuto come ZZP’er, acronimo di Zelfstandige Zonder Personeel, ossia “autonomo senza dipendenti”. Non è una forma giuridica, ma una condizione fiscale riconosciuta a chi decide di avviare una ditta individuale (eenmanszaak) o, in alternativa, una società a responsabilità limitata (BV).

Il portale ufficiale business.gov.nl è il punto di riferimento per chi desidera avviare o gestire un’attività indipendente, con sezioni dedicate ai professionisti stranieri, guide fiscali e modelli pronti per l’uso.

L’apertura di un’attività richiede l’iscrizione presso la Kamer van Koophandel (KvK), la Camera di Commercio olandese, dove viene assegnato il numero di registrazione nel Business register. La procedura è rapida e digitalizzata: bastano pochi documenti (carta d’identità, indirizzo nei Paesi Bassi e descrizione dell’attività) e il pagamento di una tassa di iscrizione di circa 82 euro. In meno di una giornata si è operativi.

Come funziona il Fisco

Per lavorare in Olanda, una volta registrata l’attività, il passo successivo è l’iscrizione presso la Belastingdienst, l’amministrazione fiscale. I freelance sono soggetti alle imposte sul reddito e all’IVA (BTW), generalmente al 21%, da dichiarare ogni trimestre.

Sono previste agevolazioni per i piccoli imprenditori, tra cui deduzioni specifiche e sconti per chi lavora almeno 1.225 ore l’anno nella propria attività (criterio per essere considerato ondernemer voor de inkomstenbelasting). La contabilità è semplificata: basta tenere traccia delle fatture, delle spese aziendali e dei pagamenti. Tutti i documenti devono riportare il numero KvK e il numero BTW, oltre ai dati completi del cliente e del fornitore.

Essere freelance nei Paesi Bassi significa anche gestire in autonomia la propria copertura sociale. L’assicurazione sanitaria di base è obbligatoria per tutti i residenti, compresi i lavoratori autonomi, mentre la pensione deve essere costruita privatamente, tramite fondi individuali o assicurazioni. Molti professionisti scelgono inoltre di stipulare polizze contro malattia o infortuni, poiché non esiste una copertura automatica da parte dello Stato come per i dipendenti.

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Quante tasse si pagano sul lavoro in Olanda

Dal punto di vista fiscale, i Paesi Bassi applicano un sistema progressivo, con imposte trattenute alla fonte e dichiarazione dei redditi annuale presso la Belastingdienst, l’agenzia delle entrate olandese. L’aliquota effettiva varia in base al reddito e si colloca generalmente tra il 37% e il 50% dello stipendio lordo.

Nei Paesi Bassi il salario minimo mensile per i lavoratori di età superiore ai 21 anni è pari a 1.701 euro, una cifra che può risultare elevata rispetto ad altri Paesi europei, ma che risente del costo della vita più alto rispetto alla media continentale. Questo importo si riferisce ai contratti a tempo pieno, che possono prevedere una settimana lavorativa di 36, 38 o 40 ore, senza distinzione in base alle ore effettivamente svolte. Ciò significa che un dipendente impiegato per 40 ore settimanali può percepire lo stesso stipendio minimo di chi lavora 36 ore.

Il regime fiscale agevolato in Olanda per i lavoratori stranieri

Un vantaggio importante di lavorare in Olanda per i professionisti stranieri è il 30% ruling, un regime fiscale agevolato che consente di esentare fino al 30% del reddito imponibile per un periodo limitato, a condizione che vengano rispettati determinati requisiti di reddito e qualifica.

Tra i principali: 

  • il lavoratore deve essere stato assunto dall’estero, quindi non deve risultare già residente nei Paesi Bassi al momento dell’assunzione. Inoltre, nei due anni precedenti la richiesta, la residenza principale deve trovarsi a più di 150 chilometri dal confine olandese;
  • non si concede il beneficio a chi ne ha già usufruito in passato per un precedente impiego e il ruolo per il quale si viene assunti deve prevedere competenze considerate rare o difficilmente reperibili nel mercato locale.
  • per i lavoratori con più di 30 anni, il reddito minimo lordo annuale deve essere di almeno € 46.107, mentre per chi ha meno di 30 anni è richiesto un minimo di € 35.048;
  • il datore di lavoro deve essere legalmente registrato nei Paesi Bassi e versare le imposte nel Paese, condizione indispensabile per poter applicare l’agevolazione fiscale.

Il governo olandese ha proposto una flat rate del 27% a partire dal 1° gennaio 2027. Questa flat rate ridurrà il benefit dal 30% al 27%. 

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Come trovare lavoro in Olanda e i settori in crescita

L’economia olandese è fortemente orientata all’innovazione e all’internazionalizzazione. Il Paese ospita, infatti, numerose sedi di multinazionali e start-up in crescita, con poli economici concentrati ad Amsterdam, Rotterdam, Eindhoven, Utrecht e L’Aia. 

Le imprese operano spesso in lingua inglese e cercano figure qualificate nei settori tecnologico, ingegneristico, logistico e finanziario. Ma il mercato del lavoro è in costante evoluzione e offre opportunità significative anche in altri ambiti, come ad esempio quello della ricerca scientifica, del marketing digitale e della sanità (sono davvero numerosi gli annunci di lavoro per infermieri ad esempio).

Le piattaforme online per trovare lavoro in Olanda

Le principali piattaforme per trovare lavoro in Olanda sono LinkedIn, Indeed.nl e Glassdoor, affiancate dal portale europeo EURES, che fornisce assistenza gratuita per chi si sposta all’interno dell’Unione europea. Anche le agenzie di recruiting internazionali, come Randstad, Michael Page, Hays e Undutchables, svolgono un ruolo importante, specialmente per posizioni qualificate.

Ecco alcuni siti utili in inglese e in olandese:

  • werk.nl (sito del Servizio pubblico per l’impiego olandese);
  • expatica.com;
  • togetherabroad.nl;
  • eures.europa.eu;
  • monsterboard.nl;
  • intermediair.nl;
  • nationalevacaturebank.nl;
  • jobted.nl.

Il networking è particolarmente valorizzato: partecipare a eventi professionali, conferenze e community locali può rivelarsi decisivo per entrare nel mercato olandese.

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Trasferirsi nei Paesi Bassi: le città preferite dagli expat

Senza dubbio tra le mete più amate da chi decide di trasferirsi in questo territorio ci sono Amsterdam, Rotterdam, L’Aia e Maastricht, città dalle mille risorse e opportunità, ma piuttosto costose, come accade del resto anche nelle altre grandi città europee.

La carenza di alloggi a prezzi accessibili è evidente motivo per cui molti lavoratori stranieri scelgono di affidarsi a agenzie immobiliari specializzate per trovare una sistemazione. Il sistema olandese prevede un accesso regolato alle abitazioni in base al reddito: chi percepisce stipendi più alti può richiedere solo appartamenti di fascia elevata, mentre gli immobili più economici sono riservati ai redditi più bassi. Tuttavia, la forte domanda per queste ultime soluzioni comporta liste d’attesa lunghe e concorrenza elevata.

Sul piano economico, il costo medio dell’affitto varia sensibilmente in base alla città: si stimano circa 1.000 euro al mese ad Amsterdam, 700 all’Aia, 600 a Rotterdam e 620 a Maastricht. A queste cifre vanno aggiunte le utenze domestiche (acqua, elettricità, riscaldamento), generalmente escluse, oltre al deposito cauzionale, di norma pari a due mensilità.

I contratti di locazione nei Paesi Bassi possono essere a tempo determinato — di solito da sei a dodici mesi — oppure a tempo indeterminato, che garantiscono maggiore flessibilità e stabilità abitativa. È fondamentale leggere attentamente le clausole contrattuali: alcuni accordi a termine consentono, infatti, la disdetta anticipata con un preavviso minimo, talvolta di appena un mese. La manutenzione ordinaria e l’assicurazione dell’immobile restano generalmente a carico del proprietario.

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Natalia Piemontese

Giornalista

Giornalista pubblicista, sono laureata con Master in selezione e gestione delle Risorse Umane e specializzata in ricerca attiva del lavoro. Fondatrice dell'Academy di Mamma Che Brand, per l'empowerment femminile e la valorizzazione delle soft skills in particolare dopo la maternità, insegno le competenze digitali che servono per lavorare online.

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