Chiara Ferragni e i conti in rosso, tutti i dati del bilancio 2022 e le previsioni fino al 2025

Per Chiara Ferragni non è un buon momento. Il bilancio del 2022 raccontava un'altra storia

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Non è il Godot dell’opera di Samuel Beckett, ma a giudicare dal clima di costante attesa da parte di giornalisti, interessati o semplici curiosi, poco ci manca. Ci riferiamo al bilancio 2023 della Sisterhood, la holding del gruppo economico di Chiara Ferragni che controlla Fenice e Tbs Crew. Il Corriere della Sera cita le parole che arrivano dall’azienda dell’imprenditrice e ricorda che il documento è di prossima pubblicazione, con i tempi lunghi che si sono resi necessari per valorizzare correttamente l’attivo patrimoniale, cautela per cui si è resa necessaria attendere la chiusura dei bilanci delle società partecipate. 

Di qui, le lungaggini di questi mesi: ritardi che non sono certo una situazione unica nel panorama societario italiano, ma che alimentano rischi di sanzioni e punti interrogativi che attendono un chiarimento formale. Ad ogni modo, per il quotidiano milanese i dubbi stanno per essere svelati: il bilancio 2023 è infatti stato recentemente approvato e si è pertanto solamente in attesa della sua pubblicazione. Il risultato d’esercizio dovrebbe essere positivo per circa 1 milione di euro.

Chiara Ferragni, i dati del bilancio 2022

Ciò rammentato, il più recente dato certo è attualmente quello risalente al 31 dicembre 2022, data a cui è riferibile un bilancio con ricavi caratteristici pari a 4.540.527 euro e altri ricavi per 86.632 euro, per un valore della produzione di 4.627.159 euro.

I costi della produzione sono in prevalenza riconducibili ai costi per godimento beni di terzi (principalmente, locazioni) per 769.962 euro, mentre i costi per servizi ammontano a 133.587 euro. Non particolarmente rilevante il costo del personale. Il risultato prima delle imposte è pari a 3.398.527 euro, mentre l’utile d’esercizio ammonta a 2.429.168 euro.

Il ruolo delle partecipazioni

L’analisi dello stato patrimoniale del bilancio 2022 di Sisterhood rivela scarse immobilizzazioni immateriali e materiali. Di contro, le immobilizzazioni finanziarie – contabilizzate per 13.906.500 euro – segnalano la significativa presenza delle partecipazioni nelle imprese controllate e operative. I crediti commerciali ammontano a 825.652 euro, mentre quelli tributari sono pari a 398.873 euro. Sono presenti altri titoli non costituenti immobilizzazioni per 2.500.000 euro. Ampia la liquidità, che alla fine dell’esercizio 2022 era pari a 5.885.405 euro.

Al passivo, al capitale sociale di 20.000 euro si affianca la riserva legale di 126.371 euro e la riserva di sovrapprezzo delle azioni per 995.500 euro. Gli utili portati a nuovo sono abbondanti, pari a 20.024.462 euro, a cui aggiungere gli utili dell’esercizio in esame.

I debiti di regolamento sono infine pari a 33.780 euro. La società si conferma poco esposta nei confronti del sistema bancario, con passività pari a 80.699 euro. Non rilevanti i debiti tributari. Insomma, un quadro positivo che, però, le turbolenze del biennio successivo potrebbero avere intaccato in parte.

I dubbi sui bilanci 2023 e 2024

La sola analisi quantitativa dell’esercizio 2022 ci lascia pertanto una società che manifesta segnali di buona salute, con marginalità e principali indici soddisfacenti. 

Rimane ora da comprendere quali saranno i dati di bilancio ufficiali del 2023 e, soprattutto, del 2024. Ricordiamo infatti che il pandoro-gate è scoppiato alla fine del 2023 e, dunque, i risultati d’esercizio di quell’anno non dovrebbero aver determinato gravi riflessi sul conto economico (sarà però di interesse leggere la nota integrativa e i verbali di approvazione per comprendere le valutazioni compiute in merito a tale evento di rilievo).

È invece più evidente come l’impatto della vicenda si riferirà soprattutto all’esercizio 2024, anno in cui i riflessi delle società operative avranno determinato qualche effetto anche sulla holding. A proposito di bilancio 2024, il documento riflette quello che è stato definito dalla stessa società come un anno di scelta strategica di pausa operativa. Il riferimento – ricorda il quotidiano La Stampa – è al fatto che nel corso dell’anno pur mantenendo un minimo di attività, molte iniziative e collaborazioni sono state sospese. La società rinnova però la fiducia per la partecipata Fenice, che è oggi affidata alla guida di Claudio Calabi, nel 2025 impegnato a far crescere il marchio.

Chiara Ferragni, il rebranding del 2025

In tema di crescita del marchio, la società ha anche reso noto che i risultati del 2025 segneranno l’inizio di un nuovo capitolo a partire dal secondo semestre dell’anno. Capitolo che, intanto, si è già contraddistinto con una narrazione ben delineata: lavorare sul riposizionamento del brand e sull’ottimizzazione delle attività, cosa che ha determinato – peraltro – anche la liquidazione della Fenice Retail.

Insomma, un momento di rilancio per le attività del gruppo economico Ferragni, guardando con ottimismo ai prossimi mesi. Intanto, però, si rimane in attesa dei documenti relativi all’ultimo biennio della Sisterhood: se il 2023 dovrebbe incorporare un risultato positivo e pochi riflessi del pandoro-gate, bisognerà comprendere in che modo sarà valorizzato l’attivo patrimoniale del 2024, per il quale si è reso necessario attendere la chiusura dei bilanci delle società partecipate.

Dal rosso alla ricapitalizzazione

Anche senza attendere la pubblicazione degli ultimi bilanci d’esercizio di Sisterhood, però, qualcosa la si può ben immaginare. Ricordava pochi giorni fa Il Fatto Quotidiano che l’assemblea dei soci della controllata Fenice, proprietaria del marchio Chiara Ferragni, ha chiuso il 2024 con un rosso da 3,4 milioni di euro. Non sono attualmente disponibili dati infrannuali sul 2025, anche se Il Corriere della Sera ritiene che il fatturato della prima parte dell’anno sarebbe pari a 2 milioni di euro. Viene tuttavia ricordato che l’imprenditrice ha sottoscritto un aumento di capitale di 6,4 milioni di euro, portando così la sua quota sul capitale dal 37,5% al 99,8%.

Per quanto concerne invece la Tbs Crew – la controllata che si occupa dell’e-commerce, del blog e dei progetti di comunicazione, le cui attività sono state impattate più direttamente dal pandoro gate – il 2024 ha registrato una netta flessione del giro d’affari, con conseguente risultato negativo d’esercizio pari a 2,3 milioni di euro.

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