Nello studio professionale non bisogna inventarsi nulla. Ci ha già pensato Aristotele

Si dice che il filosofo greco avesse già inventato tutto. L'unica cosa da fare è innovare, e questo tocca anche (e soprattutto) ai commercialisti

di Giovanni Emmi

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aristotele studi professionali

Il commercialista, e in genere il professionista che svolge una professione contabile, legale o amministrativa, ha avuto il suo sviluppo negli ultimi cento anni come supporto per le aziende, nella attività di organizzazione, gestione amministrativa e rilevazione dei dati.

Cosa è cambiato negli ultimi anni, per i commercialisti?

Negli anni settanta i decreti fiscali hanno modificato l’impostazione della professione del commercialista, facendola crescere ma relegandola ad una funzione tecnica, piuttosto che di consulenza.

Le fasi successive della crescita e modifica della struttura degli studi sono state vissute all’insegna di una sempre maggiore automazione delle attività di base.

Lungi dal far risparmiare tempo, perché, contemporaneamente, sono cresciute anche le richieste della pubblica amministrazione e del fisco.

Questo ha innescato le dinamiche di declino potenziale della professione, che sono sotto gli occhi di tutti.

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Come rilanciare la professione del commercialista nel 2023?

L’unica via per la crescita degli studi professionali, dal prossimo anno, è l’innovazione.

“Tutto quello che c’era da inventare lo ha già inventato Aristotele”.

È idea diffusa che il pensatore greco abbia già immaginato tutto del futuro del genere umano, ed ogni cosa potrebbe essere ricondotta al suo pensiero filosofico.

Non c’è, quindi, nulla di nuovo da inventarsi, solo innovare.

In che modo innovare uno studio di commercialisti?

È sufficiente partire dalla gestione ordinaria di uno studio e valutare il modo più semplice, rapido e efficiente per svolgere le attività quotidiane.

La gestione dei processi di studio devono essere mappati e organizzati, in modo che siano allo stesso tempo:

  • accessibili e a disposizione di tutti;
  • testati attraverso una introduzione graduale;
  • sicuri al fine di limitare i rischi di errore;
  • economici;
  • apprezzati anche dai clienti.

Ad esempio, se si volesse mappare la procedura di elaborazione di un bilancio di esercizio in formato CE, si potrebbe procedere in questo modo:

Bilancio di verifica ➝ Scritture di assestamento ➝ Elaborazione modello unico ➝ Accantonamento delle imposte ➝ Elaborazione Bilancio XBRL ➝ Redazione nota integrativa ➝ Compilazione relazione sulla gestione e Rendiconto finanziario (se necessari) ➝ Stesura verbale di approvazione del bilancio ➝ Firma del fascicolo ➝ Gestione della pratica di deposito ➝ Deposito del bilancio ➝ Fatturazione

Ogni fase di lavorazione potrà essere assegnata a uno o più operatori, con diversi livelli di professionalità e competenza, che potranno gestire il processo ed avere il controllo di tutte le operazioni.

Il responsabile della società ha sempre tutto sotto controllo e riduce il rischio di errori, dimenticanze o problemi nelle varie fasi.

Si potrebbero fare altri esempi su modelli di organizzazione dello studio e dei processi di uno studio di dottori commercialisti, ma la domanda è un’altra.

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I commercialisti sono disponibili a resettare il loro modo di pensare per innovare lo studio?

Sul modo di pensare, interviene nuovamente Aristotele con l’ideazione di una professione diversa da quella attuale, più innovativa e digitale.

Quello dell’innovazione è un argomento ricorrente in tutti gli eventi o le discussioni social, da quando è scoppiata la pandemia da COVID-19.

Se mettiamo al centro Aristotele, tuttavia, non dobbiamo perdere di vista come la professione del dottore commercialista sia una professione tecnica. Interpretabile in modo più consulenziale e legata alla parola, ma che richiede comunque conoscenza della materia e applicazione operativa.

Le dinamiche di una crescita, nell’epoca dell’evoluzione tecnologica e digitale, sono sempre le stesse, che hanno accompagnato la nostra professione:

  • Studio e approfondimento;
  • Applicazione dello studio al caso concreto;
  • Ripetizione delle attività;
  • Affinamento della tecnica ed acquisizione di competenze nuove;
  • Crescita delle competenze digitali e trasversali;
  • Capacità di trasmettere ad altri queste competenze.

Si può provare, in un anno, a carpire alcune competenze, ma per arrivare alla fine del percorso e completare la formazione serve più tempo, oltre all’impegno che molti professionisti non sono usi mettere in queste attività, distratti da altre cose.

È come una nuova abilitazione professionale: tutto va accuratamente pianificato. In questa dinamica, chi deve partire o costruire da zero è avvantaggiato. Per riposizionare invece uno studio già strutturato serviranno consulenza e formazione.

Provare ad arrangiarsi, in questa dinamica di evoluzione, senza consulenza e formazione in nuove competenze digitali, è molto pericoloso.

Il cambiamento dello studio potrebbe avvenire in un tempo troppo lungo e consentire ai competitor di prendere definitivamente il largo.

Il/la commercialista, dopo aver messo nello scaffale il libro di Aristotele, si deve rimboccare le maniche e avviare un percorso per una nuova abilitazione professionale, che gli consentirà di stare al passo con i tempi ed evitare di restare definitivamente indietro.

Autore
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Giovanni Emmi

Dottore Commercialista

Commercialista dal 🧗🏾‍♀️secondo millennio, innovatore professionale nel terzo millennio🏃🏾‍♂️. Il futuro della professione del commercialista nel mio ultimo libro "dalla società alla rete tra professionisti".

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