In Italia ci sono 37.700 influencer in totale, che corrispondono a circa 82 creator ogni 100 mila abitanti: secondo il rapporto I-Com 2024, meglio di noi c’è solo la Spagna. La professione di creator digitale affascina sempre più i giovani, convinti che grazie al web si riescano a ottenere guadagni più facili. Ma è davvero così facile diventare micro influencer?
La crescente diffusione di questa professione ha reso necessaria l’adozione di un codice ATECO per influencer, per facilitare la burocrazia e il calcolo delle tasse, oltre a un nuovo codice di condotta per i creator digitali. Ma quanto vale il mercato dell’influencer marketing e quali sono le opportunità?
Indice
Micro influencer e content creator: quanto vale il mercato italiano
Il mercato della creator economy ha chiuso il 2024 con un indotto di 370 milioni di euro e, secondo le stime, arriverà a 385 milioni (+4,05%) nel 2025. Nel corso dell’ultimo anno, però, il valore dei contenuti prodotti dagli influencer su quasi tutte le piattaforme è stato ridimensionato: in particolar modo per Facebook (-5,5%) e Youtube (-6,5%), mentre Instagram si è mantenuto piuttosto stabile (+0,43%).
Non bisogna dimenticare che la parte più cospicua di introiti deriva da collaborazioni con brand e da pubblicità. Anche in questo caso sono state introdotte regole più rigide per identificare le collaborazioni con brand, gli inviti e i prodotti omaggiati.
Chi sono i micro influencer
La maggior parte dei creator italiani rientra nella categoria dei micro influencer, ovvero coloro che hanno un numero di followers compreso tra 10 mila e 50 mila: il guadagno complessivo di questa categoria ammonta a 1,38 miliardi di euro, rispetto ai 931 milioni generati dagli influencer con più di 1 milione di followers.
Ciò che fa la differenza tra un professionista e un piccolo creator è la soglia dei 10 mila followers, superata la quale è possibile accedere a compensi un po’ più elevati su tutte e piattaforme.
Quanto contano i followers
A incidere su questo calo dei compensi per i creator non è solo la concorrenza di molti influencer, ma anche una maggiore attenzione alla qualità dei contenuti da parte degli utenti. Negli ultimi anni le persone hanno iniziato a diffidare dai contenuti online e a seguire creator che portavano valore, qualità e utilità nei propri contenuti online.
Per non parlare del numero di followers che ogni creator detiene: “Molte aziende ed agenzie guardano principalmente ai numeri e se non vedono numeri grandi non contattano i creator, senza rendersi conto che questi creator spesso hanno community sì piccole, ma molto coinvolte e affezionate”. A spiegare come funziona questo mondo è Silvia Lanfranchi, ex social media manager, ad oggi business coach e money mentor.
La sua community, seppur ridotta, è un vero e proprio esempio di come – grazie ai social – sia possibile costruire un’entrata aggiuntiva mensile e fare della propria passione un lavoro a tutti gli effetti.
I guadagni dei micro influencer
Secondo l’ultimo listino di DeRev sui compensi degli influencer, il guadagno medio di un creator si aggira attorno gli 84.028 euro, ovvero quasi tre volte il guadagno di un lavoratore “tradizionale” (che secondo JobPricing è di circa 30.284 euro).
Nell’ultimo anno ad avere la meglio sono stati i creator più piccoli, che hanno visto aumentare i loro guadagni a discapito dei professionisti con numeri più elevati: su Instagram i compensi dei micro influencer sono aumentati del 33% e quelli dei Mid-Tier dell’8,3%.
Categoria | TikTok | Youtube | ||
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Nano influencer <50mila followers | € 0 – 50 | € 100 – 300 a post e € 50 – 150 a storia | € 50 – 200 | € 500 – 1.250 |
Micro influencer >50mila | € 50 – 175 | € 300 – 1.500 a post e € 150 – 300 a storia | € 200 – 750 | € 1.250 – 3.000 |
Mid-tier influencer >100mila | € 175 – 350 | € 1.500 – 5.000 a post e € 300 – 1.000 a storia | € 750 – 3.500 | € 3.000 – 7.500 |
Creazione di contenuti, podcast, affiliazioni e collaborazioni
Un content creator, in realtà, non si occupa solo e soltanto della creazione di contenuti, ma cerca di diversificare la propria attività per ottenere introiti da differenti progetti. Certo, il tempo da dedicare alla creazione di video, podcast e contenuti è piuttosto esteso, da 10 a 12 ore a settimana, ma c’è spazio anche per altre attività.
“La strada, secondo me, è quella professionale/imprenditoriale: affiancare alla creazione di contenuti una competenza da vendere attraverso consulenze, prestazione di servizi o prodotti digitali”, continua Lanfranchi, che monetizza la sua presenza sui social vendendo prodotti digitali e servizi di coaching ai clienti. Ha realizzato anche un podcast sulla gestione del denaro – Mettiti comoda che parliamo di soldi, arrivato ormai a 200 episodi – all’interno del quale è attiva la pubblicità che porta un piccolo guadagno.
Il mito dei “guadagni facili” grazie al web
L’idea che il web permetta di ottenere “guadagni facili” è molto diffusa, mentre la difficoltà nell’avvio di una nuova attività online, nella burocrazia e nella creazione dei contenuti viene spesso sottovalutata. Al di là dei compensi che ogni piattaforma eroga agli influencer, dietro a ogni post, reel, carosello, contenuto si nascondono ore e ore di lavoro silenzioso che spesso viene sottovalutato.
“Ricordo il primo pagamento della pubblicità che ho sul podcast. Ammetto mi sono sembrati soldi regalati, piovuti per miracolo – confessa la microinfluencer -. Poi, pensandoci bene, ho capito che erano una minima compensazione per l’impegno che metto nella creazione di ogni episodio”. Secondo una ricerca di Kolsquare – azienda francese specializzata in influencer marketing – il 74% dei creator guadagna meno di 5 mila euro, il 35% non supera la soglia dei 1.000 euro e solo il 13% va oltre i 5mila al mese.
Le difficoltà iniziali: partita IVA, tasse, costi
Chi sogna di entrare nella creator economy non deve sottovalutare i costi iniziali legati all’avvio di un’attività online, le tasse e i contributi che dovrà necessariamente versare. L’obbligo di aprire una partita IVA scatta nel momento in cui l’attività diventa continuativa e abituale, a prescindere dalla soglia di guadagni ottenuti.
Il regime forfettario, inizialmente, può essere la soluzione migliore visto che consente di accedere a una tassazione agevolata, oltre a garantire meno burocrazia. Tuttavia, solo con il regime ordinario è possibile portare in deduzione una serie di spese legate alla propria attività di creator: attrezzatura fotografica, microfoni, software di editing, abbonamenti a tool, spese di hosting, pubblicità, coworking, consulenze, formazione online, ecc.
Gli errori da evitare
“L’errore più comune è trattare i primi guadagni come extra, pensando che non vadano dichiarati o che basti aspettare di guadagnare di più per preoccuparsene”. A spiegarci le difficoltà e gli errori dei piccoli creator – soprattutto all’inizio della carriera – è Valerio Novelli, appassionato di finanza personale, tecnologia e viaggi, racconta e condivide idee e consigli sia sul suo canale YouTube sia sui blog Monetizzando.it e Nerverland.it.
Novelli lavora e guadagna online dal 2008: nel tempo ha esplorato il mondo dell’affiliate marketing, del self publishing e delle locazioni brevi, costruendo entrate diversificate.
“Un altro errore frequente è l’uso eccessivo e spesso improprio della prestazione occasionale, magari emettendo ricevute ogni mese agli stessi committenti, cosa che di fatto è assimilabile a un’attività continuativa – fa sapere -. Non bisogna sottovalutare nemmeno la fatturazione verso l’estero. Quando si lavora con realtà estere, bisogna emettere fatture senza IVA ma con indicazione dell’inversione contabile (reverse charge), ed è necessario iscriversi al VIES”.
Micro influencer: impegno e costanza sono le chiavi per il successo
In una società in cui l’ambizione di diventare influencer è sempre più diffusa tra i giovani delle nuove generazioni, l’importanza della formazione e dello studio diventano fondamentali. Il consiglio di Lanfranchi per i giovani che sognano di costruire una presenza solida sul web è quello di studiare, approfondire un talento o una passione e non focalizzarsi solo sui contenuti che vanno virali. “Ci sono tanti modi per monetizzare, non solo creando contenuti dalla mattina alla sera”, precisa.
Novelli, invece, invita i giovani a informarsi sulle questioni fiscali senza aspettare di crescere sul web: “Anche i guadagni piccoli, se regolari, vanno gestiti correttamente – conclude -. E per farlo è possibile affidarsi a un commercialista, utilizzare strumenti digitali o confrontarsi con qualcuno che è già passato da questa situazione”.
Laura Pellegrini
Giornalista e content editor