Trovare lavoro non è solo una questione di talento e nemmeno di raccomandazione o di eloquenza. Perché chi seleziona i CV è l’intelligenza artificiale. I sistemi automatizzati ATS (Applicant Tracking System) fanno una prima scrematura, secondo le esigenze aziendali, e i recruiter umani contattano per un colloquio conoscitivo solo i fortunati.
Questo significa che i CV privi di determinate parole chiave, formati corretti e informazioni essenziali non abbiano alcuna possibilità di essere selezionati, indipendentemente dalle capacità dei candidati. Partitaiva.it ha intervistato gli esperti di HR per scoprire tutti i segreti del CV efficace, affrontare in modo strategico il colloquio e guadagnarsi la propria opportunità.
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Selezione del personale con l’AI: i rischi di discriminazione
L’intelligenza artificiale ha cambiato anche il settore HR, guidando i percorsi di ricerca e selezione del personale, dalla pubblicazione degli annunci delle offerte di lavoro all’analisi dei CV. Una scelta che consente di risparmiare tempo, ma non priva di rischi. I recruiter umani non sono completamente sostituibili con quelli artificiali.
“L’AI permette ai candidati di sostituire la compilazione dei moduli online con l’estrazione automatica dei dati dai curricula e permette alle aziende di velocizzare la ricerca di dipendenti e collaboratori – spiega Filippo Poletti, giornalista professionista, top voice di LinkedIn con executive MBA al Politecnico di Milano e TEDx speaker -. Ma lo fa a fronte del rischio di estrarre dati non corretti, di scartare profili interessanti, di non considerare le soft skill e di discriminare i candidati in base all’età, alla nazionalità, al genere”.
Il personal branding per i professionisti
Un altro elemento che, nell’era digitale, può favorire la scelta di un candidato piuttosto che un altro è il personal branding. “I professionisti devono fare ‘professional branding’ – aggiunge il giornalista -. Su LinkedIn, il social media dedicato ai professionisti, per esempio, chi è presente deve raccontarsi”. Etimologicamente, infatti, il termine “professionista” deriva dal latino “proferire”: tale è non solo chi svolge la propria professione, ma anche chi “proferisce”, cioè racconta, quel che fa.
I prossimi trend
Per quanto avanzati possano sembrare, i nuovi sistemi di automazione del processo di ricerca e selezione del personale (ATS, chatbot, ma anche strumenti di videointervista con analisi comportamentale del candidato) sono ancora in fase embrionale. Nei prossimi cinque anni, secondo l’esperto, potrebbero emergere nuovi e interessanti trend in grado di migliorare la vita umana.
“Siamo ancora in quella che definisco Alcene, ovvero l’era in cui l’intelligenza umana collabora con quella artificiale – precisa -. Formazione, integrazione tra vita e lavoro e welfare saranno indispensabili per promuovere un’interconnessione generativa e non distruttiva, così come per attrarre e trattenere i professionisti. Le aziende devono trasformare la percezione della ‘cura dei collaboratori’ da costo a scelta strategica. Ciò significa superare il concetto di ‘welfare‘, inteso come insieme di misure e benefici concreti, a favore di quello di ‘wellbeing‘, inteso come piano per il benessere della persona”.
Come scrivere un CV a prova di intelligenza artificiale
Se gli ATS sono dei filtri che selezionano i CV corrispondenti alle indicazioni aziendali e scartano gli altri, è possibile scrivere il proprio curriculum in modo da farsi notare positivamente. “Sistemare le keyword, inserire titoli chiari e in linea con l’offerta di lavoro, scegliere dei font facilmente leggibili sono tutti fattori importanti – fa sapere Giorgia Campus, conosciuta anche come “Mamy dei CV” e founder di Peopleize -. Il CV perfetto non esiste. Ma esistono curricula chiari, aggiornati e adatti al contesto”.
Come suggerito dall’esperta, la prima mossa utile per avere successo è leggere con attenzione l’annuncio, individuando le competenze richieste e il tone of voice. È una questione di allineamento: “Bisogna comprendere quali problemi l’azienda stia cercando di risolvere con una nuova risorsa e chiedersi cosa si sia in grado di offrire, con le proprie competenze ed esperienze – aggiunge Campus -. Dopo si può cominciare a scrivere il proprio CV, con le stesse keyword, facendo sì che sia leggibile in meno di 10 secondi da un umano o da una macchina”.
Gli errori da evitare nel CV strategico
Gli errori più gravi che si possono commettere nella stesura del curriculum, secondo la Mamy dei CV, riguardano:
- la comunicazione poco chiara;
- i template, perché spesso si ritiene erroneamente che i curricula realizzati con tool come Canva non vengano letti dagli algoritmi. “Gli ATS leggono i testi, basta che siano reali e non all’interno di immagini o blocchi grafici – fa sapere l’esperta -. Il mio consiglio è quello di scegliere un layout semplice e lineare, salvando il file in formato PDF e non PNG;
- la mancanza di immediatezza. Il CV deve essere breve e mostrare i punti chiave che dimostrino il match tra domanda e offerta. Non deve, al contrario, fungere da biografia.
Come prepararsi a un colloquio di lavoro
Superato il filtro algoritmico, i candidati in linea con le esigenze aziendali vengono contattati per un colloquio. In quella sede è fondamentale essere se stessi, riconoscendo e promuovendo le proprie competenze. “Bisogna lavorare su di sé, per evitare gli autosabotaggi, e leggere ancora l’offerta, così da valutare eventuali dettagli sfuggiti nelle prime letture – aggiunge la founder di Peopleize -. Può essere utile anche prepararsi a tutte le domande del caso, come le aspettative sulla RAL, magari attraverso simulazioni di colloquio”.
Come affrontare il rifiuto o il silenzio dopo il colloquio
“Le faremo sapere” e poi il silenzio. Succede spesso dopo un colloquio di non ricevere risposta alcuna. Se si considera la quantità di candidati per ogni offerta di lavoro, ci si rende conto subito di come le probabilità di non essere scelti siano esponenzialmente maggiori del successo.
“La frustrazione che si prova quando non si supera un colloquio a volte può pesare. Ma bisognerebbe viverla alla leggera, comprendendo che non si tratti della valutazione di una performance, ma di un semplice match. Viceversa, il rischio è quello di trascinare l’ansia in tutti i colloqui successivi. Se non va bene una volta, andrà bene nelle successive”, precisa Campus.
Riconoscere gli annunci reali e quelli “fuffa”: i campanelli d’allarme
Accade anche di imbattersi in offerte di lavoro che non siano opportunità reali. Si tratta, per esempio, di aziende che pubblicano annunci non perché stiano effettivamente cercando personale, ma come strategia di marketing e posizionamento. Oppure si tratta di imprese che vogliono far crescere il loro valore percepito o far parlare di sé.
Alcuni segnali possono aiutare a riconoscere gli annunci “fuffa”. “Le aziende che pubblicano la stessa offerta da anni, gli annunci vaghi, senza una vera job description, senza informazioni sull’inquadramento, sulla retribuzione o sul team di lavoro, devono far sorgere qualche dubbio – conclude -. Controllare il sito web dell’azienda può rendere l’idea della storia presente e passata della stessa realtà”.
Laura Pellegrini
Giornalista e content editor