L’Europa già da tempo ha dato precise direttive sull’introduzione di una global minimum tax, ovvero una imposizione fiscale minima da applicare alle grandi aziende o multinazionali che operano nel continente europeo.
Si tratta della direttiva UE 2022/2523 del Consiglio del 14 dicembre 2022, a cui è seguita una comunicazione alla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, la comunicazione L 328/2022 del 22 dicembre 2022.
La disposizione è inserita nella delega fiscale dell’attuale governo e il decreto è stato sottoposto a consultazione pubblica. Il 1 luglio 2024 è stato siglato il decreto attuativo che riguarda uno dei punti di partenza di questa nuova tassazione, ovvero l’imposta minima nazionale. Il decreto ministeriale del 16 ottobre 2025, ha fornito poi le istruzioni a tutti i grandi gruppi societari italiani (o con presenze in Italia), il cui fatturato supera una certa soglia e che sono soggetti alla global minimum tax, su come adempiere all’obbligo di comunicazione previsto dalla nuova normativa. Il 30 ottobre 2025, invece, sono state pubblicate dal MEF le linee guida per la compilazione di questa comunicazione.
In seguito, il 7 novembre 2025, il MEF ha pubblicato le istruzioni pratiche su moduli, scadenze e metodi di pagamento per far partire la riscossione di questa nuova imposta. Mentre il 10 novembre sono arrivate i codici tributo istituiti dall’Agenzia delle Entrata per il versamento.
Indice
Cos’è la global minimum tax
Si parla di global minimum tax in riferimento all’applicazione di una tassa minima generale alle aziende, nazionali e internazionali, definite come multinazionali o di grosse dimensioni in base ai ricavi percepiti. Si tratta di una disposizione voluta a livello europeo e che tutti i paesi del continente dovranno recepire.
Ad approvare questo intervento, nel 2021, è stato l‘inclusive Framework dell’OCSE, con l’obiettivo di arginare il fenomeno del passaggio degli utili in paesi con fiscalità privilegiata e garantire una concorrenza leale tra stati.

Uno dei problemi intorno alle grosse aziende o multinazionali, riscontrato dagli stati, è proprio quello dei trasferimenti in paesi in cui la tassazione è vantaggiosa o inesistente, a discapito degli altri. Una global minimum tax introdurrebbe una tassa unica per tutte le aziende di questo tipo.
Ma come funzionerà questa tassa? Secondo quanto previsto dall’Unione Europea, le multinazionali o le grandi aziende con ricavi di 750 milioni di euro o superiori, saranno sottoposte ad una tassazione minima del 15% per ogni giurisdizione in cui vanno ad operare.
Si tratta di una disposizione che andrebbe a risolvere le problematiche fiscali esistenti attualmente intorno alle grosse multinazionali. Pensiamo ad esempio a quelle del fintech o che ruotano intorno al settore digitale.
Global minimum tax: l’arrivo dell’imposta minima nazionale in Italia
In Italia il Dipartimento delle Finanze ha comunicato l’inizio della consultazione, lo scorso 11 settembre 2023, a proposito del nuovo decreto per l’applicazione di queste regole e per la ricezione delle disposizioni europee entro la fine dell’anno.
La consultazione pubblica è stata aperta fino al 1 ottobre 2023. Durante il 2024, tutti i paesi europei, inclusa l’Italia, applicano l’adeguamento delle proprie disposizioni in base alle direttive europee.
Il 1 luglio 2024 il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Maurizio Leo, ha siglato il decreto apposito per l’introduzione dell’imposta minima nazionale, uno dei punti di partenza per la tassazione alle multinazionali.
All’interno del decreto legislativo del 27 dicembre 2023 n.2091 rientra quindi anche questa imposta, tra le riforme previste per il sistema fiscale italiano. Si parla di una tassa al 15% per le multinazionali che si trovano in Italia e al momento versano le tasse con imposizione fiscale molto bassa.
Oltre a questa tassa, si prevede l’applicazione di un’imposta minima supplettiva e una integrativa, tuttavia per il momento sono state date specifiche solo per quella nazionale.
Come funziona la global minimum tax
La tassazione minima unica per le multinazionali viene quindi recepita dai singoli stati in base alle normative già presenti e seguendo le indicazioni europee. La tassa verrà quindi applicata in tutta Europa durante il 2024, arrivando all’adeguamento di tutti gli stati.
Con questa nuova tassa, le multinazionali che al momento hanno ampi profitti, ma versano una quantità esigua di tasse, andranno a versare le imposte agli stati in cui operano. Secondo le stime effettuate da OCSE, questo intervento potrebbe portare complessivamente agli stati UE 150 miliardi di dollari di entrate aggiuntive a livello di tassazione.

Secondo le prime decisioni, verranno tenute fuori da questa tassazione tutte le Ong, i fondi pensione e di investimento, oltre agli enti governativi. Ma cosa accadrà nella pratica, alle grandi multinazionali che rientrano in questa tassazione? Dovranno versare almeno il 15% di tasse e questo vuol dire che nel caso in cui attualmente stiano versando una percentuale minore, dovranno pagare la differenza.
Solamente in Italia questa imposizione fiscale potrebbe portare 3 miliardi di euro nelle casse dello stato, sempre secondo previsioni OCSE, che il governo potrebbe utilizzare per coprire alcuni degli interventi messi a punto per la riforma fiscale.
Rimane aperta la questione che riguarda le banche che dovranno provvedere a pagare questa tassa: anche questi istituti, se superano le soglie viste prima, rientrano in questa tassazione. Stessa sorte toccherà a imprese hi-tech oppure a quelle che distribuiscono e vendono energia elettrica o gas.
Global minimum tax: chi deve compilare il modello per la tassa minima
Come stabilito dal decreto ministeriale del 16 ottobre 2025, l’obbligo di inviare il nuovo modello di comunicazione rilevante riguarda tutte le grandi imprese e i gruppi multinazionali (o nazionali) il cui fatturato supera i 750 milioni di euro che sono soggetti alla global minimum tax. Questo documento serve per lo scambio automatico di informazioni tra i Paesi. L’Italia, in base ad accordi internazionali (DAC 9 in Europa e MCAA nel resto del mondo), condividerà i dati con le altre amministrazioni fiscali, per assicurare trasparenza e permettere alle autorità di verificare che il gruppo non stia eludendo il fisco, concentrando i profitti in paradisi fiscali dove l’aliquota è inferiore al 15%.
Tutte le aziende e le entità basate in Italia che fanno parte di un grande gruppo devono quindi inviare all’Agenzia delle Entrate questo documento, che serve a dimostrare se il gruppo ha pagato o meno l’aliquota minima del 15% in ogni Paese.
La direttiva
La direttiva interpretativa del 30 ottobre, chiarita con le linee guida del MEF, descrive brevemente le tre sezioni di cui si compone il modello tipo di comunicazione rilevante e fornisce chiarimenti operativi sulle informazioni e sui dati da inserire nelle rispettive tabelle del modello:
- la prima sezione fornisce un quadro completo della struttura e delle informazioni contabili con riferimento al gruppo soggetto alle regole Globe;
- la seconda sezione fornisce evidenza delle situazioni in cui il gruppo non deve versare o calcolare la top-up tax grazie a regimi speciali o semplificati, temporanei o permanenti;
- la terza sezione è la più tecnica e documenta i calcoli che consentono di determinare, per ciascuna giurisdizione o sottogruppo, l’aliquota di Imposizione Effettiva (ETr – Effective tax rate) del gruppo e la cosiddetta “imposizione integrativa” (top-up tax) nel caso in cui l’Etr sia inferiore alla soglia minima del 15%.
Cosa succede se non si invia il modulo? Sono previste multe fino a 100.000 euro per azienda, con un massimo di 1 milione di euro per gruppo, in caso di ritardo o omissione. Per i primi tre anni, tuttavia, queste sanzioni saranno dimezzate per facilitare l’adeguamento.
Scadenze
La Tassa Minima Globale (GMT) è entrata in vigore e i primi obblighi di comunicazione si concentrano sull’esercizio fiscale 2024. Nel dettaglio, il 30 giugno 2026 è il termine ultimo per la presentazione della “comunicazione rilevante”, quella che si riferisce all’esercizio fiscale 2024. Il motivo per cui le aziende hanno avuto ben 18 mesi (un periodo transitorio più lungo) è proprio quello di dare il tempo necessario per adeguare i sistemi contabili a queste nuove e complesse regole internazionali. Quindi, se un’azienda chiude il bilancio al 31 dicembre, avrà tempo fino al 2026 per inviare i dati relativi a tutto il 2024.
A partire dall’esercizio in corso, l’esercizio fiscale 2025 invece, i tempi si accorciano e si stabilizzano. Le imprese avranno 15 mesi (anziché 18) per presentare la documentazione. Pertanto, per l’esercizio del 2025, la scadenza ricadrà il 31 marzo 2027 (ipotizzando sempre un bilancio che chiude a dicembre).
Come funziona la dichiarazione fiscale
Come stabilito dal decreto MEF del 7 novembre 2025, sono obbligati a presentare la dichiarazione fiscale annuale (distinta dalla “Comunicazione Rilevante”, che ha una funzione informativa), i soggetti responsabili del versamento delle tre tipologie di imposta minima. Ovvero: l’impresa controllante (o intermedia) in Italia per l’Imposta Integrativa (Iir), l’entità designata dal gruppo per l’Imposta Suppletiva (Utpr) o ciascuna entità per l’Imposta Nazionale (Qdmtt).
In pratica, è il documento finale con cui le aziende adempiono agli obblighi previsti dal decreto, rendicontando il risultato delle complesse regole GMT e fornendo la base per i successivi controlli da parte del Fisco. Senza di essa, l’obbligo fiscale della GMT rimarrebbe teorico.
Si basa su un modello unico composto da una sezione generale (dati del gruppo) e prospetti specifici per ciascuna delle tre imposte dovute. Questo va presentato entro 15 mesi dalla chiusura dell’esercizio di riferimento. Il termine è esteso a 18 mesi dalla chiusura, ma non può comunque essere anteriore al 30 giugno 2026.
Differenza con la comunicazione rilevante
È fondamentale distinguere la dichiarazione fiscale dalla comunicazione rilevante (prevista dall’articolo 51 del D.Lgs. n. 209/2023). Nel dettaglio:
| Documento | Funzione |
| Comunicazione Rilevante | Informativa. Fornisce all’Amministrazione Finanziaria i dati necessari per i controlli e per un eventuale calcolo preliminare. |
| Dichiarazione Fiscale | Dichiarativa e di Versamento. È il modello con cui il soggetto obbligato dichiara ufficialmente l’importo calcolato dell’imposta dovuta e formalizza l’obbligo di versamento. |
Codici tributo
L’Agenzia delle entrate ha istituito specifici codici tributo per consentire il versamento delle imposte e delle relative somme dovute tramite F24. Di seguito, l’elenco completo.
Codici per il Versamento delle Imposte
| Codice Tributo | Descrizione dell’Imposta |
| 2730 | Imposta Minima Integrativa (Iir) |
| 2731 | Imposta Minima Suppletiva (Utpr) |
| 2732 | Imposta Minima Nazionale (Qdmtt) |
Codici per sanzioni e interessi (ravvedimento)
| Codice Tributo | Oggetto del Versamento |
| 2733 | Sanzioni |
| 2734 | Interessi |
Tutti i codici vanno inseriti nella sezione “Erario”. Nel campo “Anno di riferimento” va indicato l’anno d’imposta cui si riferisce il versamento nel formato “AAAA”. Il campo “rateazione/Regione/Prov./mese rif.” deve essere valorizzato nel formato “NNRR” per distinguere le due rate: 0102 per la prima rata (acconto); 0202 per la seconda rata (saldo).
Global minimum tax – Domande frequenti
Si tratta di un’imposizione fiscale applicata a tutte le multinazionali o aziende di grande dimensione, disposta dall’Unione europea, arrivata anche in Italia.
Questa tassa verrà applicata a tutte le grandi imprese o multinazionali, con almeno 750 milioni di euro di ricavi. In Italia attualmente è stato applicato il decreto per l’imposta minima nazionale.
Per il momento è chiaro che saranno escluse le Ong, enti governativi, i fondi pensione e di investimento.
- Decreto legislativo del 27/12/2023 n. 209, Documentazione Economica e Finanziaria MEF, def.finanze.it ↩︎














Valeria Oggero
Giornalista