Conciliare lavoro e vita familiare è una delle sfide più urgenti per chi vive e lavora in Italia: tra caro-vita, carenza di servizi per l’infanzia e tassi di natalità ai minimi storici, genitori e imprese trovano un punto di incontro nei piani di welfare aziendale. Sempre più aziende, infatti, scelgono di andare oltre la busta paga, introducendo strumenti di welfare che sostengono concretamente mamme e papà, ma anche soggetti fragili e lavoratori economicamente svantaggiati.
Dai voucher per asili nido e doposcuola ai bonus libri, dai congedi retribuiti aggiuntivi alle borse di studio per i figli. Non si tratta solo di benefit, ma di investimenti strategici che possono migliorare il benessere delle persone, ridurre le disuguaglianze e rafforzare il legame tra dipendenti e azienda.
Indice
Welfare aziendale per le famiglie: a che punto siamo in Italia
In Italia le opportunità di crescita dei figli dipendono ancora in larga parte dal contesto familiare: secondo i dati OCSE, il 63% dei giovani con almeno un genitore laureato ottiene a sua volta un titolo terziario, mentre la percentuale scende al 15% tra chi proviene da famiglie con basso livello di istruzione.
Questo divario si riflette anche nel mondo del lavoro, dove il tasso di occupazione equivalente a tempo pieno delle donne resta di circa 20 punti inferiore a quello degli uomini (rispettivamente 32% e 53%), nonché tra i più bassi d’Europa.
La maternità continua a rappresentare un periodo critico per le donne: la mancanza di servizi per l’infanzia e di misure di conciliazione spinge molte madri a ridurre l’orario lavorativo o addirittura a lasciare il lavoro. Ci sono però diverse esperienze nazionali e internazionali che mostrano come le politiche mirate (come asili aziendali, congedi retribuiti e voucher per l’educazione) aumentino la partecipazione femminile e riducano le disuguaglianze.
Il piano welfare di Sparco: bonus libri e nuovi nati
Recentemente, l’azienda Sparco – specializzata nella vendita di abbigliamento tecnico per motorsport – ha lanciato il piano welfare 2025 dedicato ai dipendenti con figli a carico. Quest’iniziativa, che si rinnova ogni anno, prevede l’erogazione di due agevolazioni:
- un bonus per i nuovi nati o per le adozioni fino a 3.000 euro;
- un buono per l’acquisto di libri scolastici.
Nel piano di welfare aziendale c’è anche un bonus “Cum Laude”: un contributo di 1000 euro destinato ai figli dei dipendenti che conseguono la maturità con voto finale superiore a 90/100, oppure un bonus di 1.500 euro per coloro che si laureano con votazione non inferiore a 100/110.
Altri esempi di welfare in aziende italiane
Tra le aziende italiane che hanno seguito lo stesso esempio di Sparco c’è anche A2A, che ha investito 120 milioni di euro per il piano “A2A Life Caring”, destinato a supportare la genitorialità. Tra le misura approvate dal gruppo ci sono: un contributo economico per i primi anni di vita del figlio, l’incremento delle misure di congedo per mamma e papà, il supporto economico per l’istruzione e numerosi servizi per i figli.
Altre grandi aziende molto conosciute in Italia – come Luxottica, Eni, Lamborghini, Ferrero, Nestlé – hanno introdotto iniziative di welfare per i genitori: ad esempio, campus estivi per i figli, asili aziendali, permessi flessibili, orari di lavoro adattati, buoni per l’acquisto di libri, ecc.
Come costruire un piano di welfare aziendale
Le aziende che desiderano introdurre piani di welfare aziendale possono affidarsi a specialisti del settore per indagare le esigenze dei lavoratori e approfondire – spesso in modo anonimo – dinamiche familiari che altrimenti resterebbero ignote.
Per Massimiliano Scorza, co-fondatore di NOI – una realtà verticale sulla gestione del personale con focus sulla consulenza utile a creare benessere lavorativo – il welfare aziendale è fondamentale per il successo delle aziende, che non può fare a meno della soddisfazione e della felicità dei loro dipendenti.
“Il sostegno indubbiamente più richiesto riguarda le spese per i figli, che rappresenta una delle maggiori richieste quando si ha a disposizione un budget welfare – spiega -. Poter godere di ore aggiuntive da sottrarre al lavoro è il benefit più atteso, molto più di un bene dal valore economico evidente”. Ma c’è anche un’altra esigenza che aumenta costantemente, con l’incremento dell’aspettativa di vita: la gestione di familiari non autosufficienti. “Le aziende stanno aumentando i sostegni in tal senso, anche grazie a piattaforme online che aiutano nella ricerca e nel matching con personale qualificato per l’assistenza alla persona”, aggiunge l’esperto.
Quanto costa un piano welfare alle PMI
Ma gli strumenti di welfare hanno un costo non indifferente che, se per le grandi aziende può rappresentare una spesa facilmente sostenibile, per le piccole e medie imprese può diventare un peso di rilievo. A livello statale, tuttavia, esiste una soglia di esenzione per i fringe benefits fino a 1.000 euro per i dipendenti senza figli e fino a 2.000 euro per chi ha figli a carico per il triennio 2025–2027. Una somma che consente facilmente di aiutare i dipendenti senza troppe difficoltà.
“Per realizzare un piano di welfare bastano due o tre mesi. La nostra realtà – spiega a Partitaiva.it Massimiliano Scorza – ha come target le micro, piccole e medie imprese e rende l’investimento economico per il piano welfare mai proibitivo. Anzi, nella maggior parte dei casi si ripaga nel primo anno di applicazione in azienda”.
Benefici del welfare aziendale
I benefici del welfare in azienda coinvolgono tutti coloro che ne fanno parte. “Riduzione del turnover, manifestazione di soddisfazione in survey dirette post-realizzazione di piani welfare e soddisfazione degli imprenditori che ne apprezzano i risultati, tangibili e non, sono i principali – aggiunge Scorza -. A patto che, però, oò welfare sia i natura autentica”. I vantaggi economici, dunque, rappresentano soltanto una conseguenza della voglia di elevare il livello di benessere delle persone.
In questo scenario, il welfare aziendale può diventare una leva strategica: alleggerire il carico economico delle famiglie, sostenere l’istruzione dei figli e favorire un migliore equilibrio vita-lavoro, finisce per contribuire anche alla produttività e alla competitività delle imprese.
Laura Pellegrini
Giornalista e content editor