Auto elettriche aziendali, comprarle conviene? Ecco come dedurre le spese fino al 100%

Quando si parla di veicoli elettrici aziendali, fare scelte "fiscalmente consapevoli" è indispensabile per risparmiare davvero.

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Acquistare auto elettriche aziendali può essere una scelta conveniente, a patto di riuscire a orientarsi nell’attuale regime fiscale, che è un labirinto di deduzioni diverse a seconda dell’uso, regole IVA forfettarie, fringe benefit che cambiano nel tempo. Da gennaio 2025 il legislatore ha riscritto il calcolo del benefit adeguandosi al nuovo contesto tecnologico. Non più le emissioni di co₂, ma l’alimentazione del veicolo (elettrico, ibrido plug-in o “tutto il resto”) diventano centrali nella scelta di convenienza per l’acquisto di un veicolo aziendale.

Le microimprese possono pure usufruire del bonus auto elettriche 2025 attualmente disponibile.

Auto elettriche aziendali, come funziona la deducibilità

La leva decisiva della deduzione, nella pratica, è l’assegnazione in uso promiscuo al dipendente. Se l’auto è assegnata per la maggior parte del periodo d’imposta, l’impresa deduce il 70% di tutti i costi (acquisto/ammortamenti, leasing, noleggio e spese di impiego) senza alcun tetto sul costo del veicolo.

Per stare tranquilli servono prove formali dell’assegnazione (lettera, contratto interno, regolamento aziendale). Al contrario, se l’auto resta a disposizione di tutti e non è assegnata, la deducibilità scende al 20% e si applicano i tetti sul costo fiscalmente riconosciuto (18.075,99 euro in proprietà/leasing; 3.615,20 euro annui per il noleggio). A fine anno la differenza sarà significativa. I casi di deduzione al 100% restano circoscritti a veicoli realmente strumentali o ad uso pubblico (taxi, ncc, ecc.).

La scelta e i rischi delle “scorciatoie”

Una soluzione utilizzata ed abusata, con rischi importanti, è quella delle auto “uso ufficio”. In questi casi bisogna fare molta attenzione all’eventuale contestazione come “falsi autocarri”, se il mezzo ha caratteristiche da autovettura, ricade nelle limitazioni dell’art. 164.

Se il veicolo non rientra nei rari casi del 100%, la scelta è alternativa tra assegnare e prendere il 70% su tutto, oppure non assegnare e fermarsi al 20% con parecchie limitazioni.

L’assegnazione è strategica, poiché il 70% si applica anche alle spese vive (energia/carburante, assicurazioni, manutenzioni, gomme, ecc.), trasformando un costo che pesa come un macigno sul bilancio in un costo fiscalmente deducibile e contabilmente più efficiente. Questo perché in Italia ancora (forse per poco), esiste il doppio binario fiscale – civilistico nella classificazione del bilancio e dei relativi costi.

Per dare un ordine di grandezza del vantaggio fiscale, su un noleggio annuo da 7.000 euro, l’auto non assegnata consente di dedurre 723 euro (20% del tetto 3.615,20), mentre l’auto assegnata porta in deduzione circa 4.900 euro (70% senza tetti). Stessa auto, policy diversa, impatto contabile e fiscale diverso.

Fringe benefit, le auto elettriche hanno una marcia in più

Dal 1° gennaio 2025, per i veicoli di nuova immatricolazione assegnati con contratti stipulati dal 1/1/2025, il fringe benefit si calcola sempre su 15.000 km convenzionali (tabelle aci), ma cambia il moltiplicatore in base all’alimentazione.

  • per le auto elettriche aziendali pure è il 10%;
  • per gli ibridi plug-in è del 20%;
  • per tutte le altre alimentazioni è del 50% (benzina, gas, diesel).

I veicoli ante 2025 restano nel regime “a scaglioni co₂”, introdotto dalla legge di bilancio 2020. Quindi nel 2025 convivono due diversi criteri. Per esempio, un’utilitaria a benzina di segmento b (es. citroën c3 1.2 100 cv) ha un costo aci 2025 pari a € 0,42/km: applicando il moltiplicatore 50%, il benefit annuo è 0,42 × 15.000 × 50% = € 3.150. In questo caso, il fattore elevato (50%) fa crescere il reddito imponibile del dipendente.

Un’auto elettrica (Porsche Macan 4 ev) presenta un costo aci più alto, € 0,8431/km, ma beneficia del moltiplicatore 10%: 0,8431 × 15.000 × 10% = € 1.264,65. nonostante il costo/km maggiore, il coefficiente ridotto taglia il benefit più della metà rispetto alla termica. Se poi guardiamo una termica già assegnata nel 2024 (es. audi q3 2.0 tdi, 120 g/km), nel 2025 continua a valere lo schema a emissioni: 30% del costo aci sui 15.000 km, ossia € 2.268,51.

Se nel 2025 un’azienda ha deciso di rinnovare la flotta con assegnazioni dal 2025, l’elettrico e il plug-in riducono in modo deciso il reddito imponibile in busta paga a parità di policy aziendale. Questo vuol dire che a fronte dello stesso costo per l’azienda, con il veicolo elettrico il dipendente o l’amministratore di una srl avrà un netto in busta maggiore.

Auto elettriche aziendali: come offrire “ricariche gratuite”

Se l’azienda rimborsa al dipendente i costi di installazione della wallbox o l’energia prelevata dalla sua utenza di casa, quegli importi diventano reddito di lavoro dipendente e quindi sono tassati. La wallbox, in sostanza, è considerata un benefit autonomo e l’energia ricaricata su contatore domestico, anche se misurata a parte, non rientra tra i casi esclusi da imposizione.

Diverso è il tema della ricarica gratuita in azienda per le auto private dei dipendenti. L’interpello 329/2022 ha ammesso la non imponibilità se l’iniziativa è rivolta alla generalità o a categorie omogenee di lavoratori, se sono previsti limiti ragionevoli (di tempo e importi) e se la finalità è inquadrabile come educazione ambientale, cioè welfare ai sensi dell’art. 51, comma 2, lettera f, del tuir. Una policy aziendale chiara, con regole e massimali, consente di offrire ricariche gratuite senza creare fringe benefit.

Imposte sui redditi e IVA

Ai fini delle imposte sui redditi, l’energia per la ricarica va trattata come il carburante, i relativi costi seguono la stessa percentuale di deducibilità del veicolo a cui sono riferiti (100%, 70% o 20% a seconda dei casi). Lo stesso orientamento vale anche per l’IVA, la prassi fiscale ha di fatto equiparato l’energia al carburante, così da applicare regole coerenti su detraibilità e documentazione.

Sulle colonnine la fornitura e installazione scontano IVA al 22%. Si può scendere al 10% solo quando l’installazione delle infrastrutture di ricarica avviene contestualmente e come parte integrante di un impianto fotovoltaico, configurando un unico intervento agevolato. Se la colonnina è installata da sola, si resta al 22%.

Come detrarre l’IVA fino al 100% con l’assegnazione

L’IVA non diventa detraibile al 100% solo perché l’auto è assegnata. La regola base resta il 40% di detraibilità su acquisto e gestione dei veicoli. Si arriva al 100% solo se il veicolo è oggettivamente strumentale all’attività (es. taxi, ncc, noleggio, autoscuola, agenti/rappresentanti), oppure se l’uso privato al dipendente è a titolo oneroso, cioè l’azienda emette fattura al dipendente per il servizio di messa a disposizione dell’auto. In questo secondo caso, la base imponibile non può scendere sotto il valore normale.

Nella pratica, in via prudenziale, molte imprese lo allineano al fringe benefit calcolato con le tabelle aci, in attesa di indicazioni più puntuali. Se invece l’assegnazione è gratuita (solo fringe in busta), l’IVA resta detraibile al 40%. Questo significa che, se si vuole scaricare il 100% dell’IVA, si deve prevedere una policy con corrispettivo (mensile o annuale) fatturato al dipendente, registrare l’incasso e versare l’IVA a debito. Senza fattura o corrispettivo, anche con lettera di assegnazione in regola, la detraibilità rimane forfettaria al 40%.

Con un noleggio non assegnato, canone annuo 7.000 euro, vale il tetto fiscale di 3.615,20 euro: ai fini delle imposte dirette si deduce il 20% di 3.615,20, quindi 723 euro; le spese di gestione in fattura separata restano deducibili al 20% senza tetti. Ai fini iva la detrazione sul canone e sulle spese rimane al 40%.

Caso diverso è l’auto assegnata all’amministratore. Sul fronte delle imposte dirette, l’impresa può dedurre il 100% dei costi fino a concorrenza del benefit tassato. Sul fronte IVA, però, in caso di importo fatturato all’amministratore per il valore normale, l’IVA si detrae al 100%.

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Giovanni Emmi

Dottore Commercialista

Commercialista dal 🧗🏾‍♀️secondo millennio, innovatore professionale nel terzo millennio🏃🏾‍♂️. Il futuro della professione del commercialista nel mio ultimo libro "dalla società alla rete tra professionisti".

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