Boom di professionisti senza albo, dagli influencer ai content creator il rischio è la pensione minima

Oltre mezzo milione di italiani svolge una "nuova" professione, ma il reddito medio resta basso.

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Professionisti senza albo

In Italia cresce la di professionisti senza albo. Questi lavoratori autonomi, che esercitano attività indipendenti ma non appartengono a ordini o collegi professionali, sono consulenti, formatori, designer, influencer, insegnanti di yoga o esperti ICT. Figure cioè che rispondono alla trasformazione del mercato del lavoro, sempre più orientato ai servizi e alla digitalizzazione, ma che ancora non sono stati inquadrati. Molto spesso, si tratta di persone che hanno avviato la propria attività in settori completamente nuovi e ancora in fase sviluppo. Proprio per questi motivi, secondo Confcommercio, nonostante la crescita numerica e la maggiore visibilità, si tratta di un segmento ancora poco tutelato e mal retribuito. Infatti, il loro reddito medio si ferma intorno ai 18 mila euro lordi annui e le prospettive pensionistiche e previdenziali appaiono molto deboli.

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Chi sono i professionisti senza albo e perché rischiano di ricevere la pensione minima

Rientrano in questa categoria tutti i lavoratori autonomi che non sono tenuti a iscriversi a un ordine professionale. Anche perché in molti casi, per questi, un ordine professionale non esiste. Rientrano in questo gruppo, oltre a quelli già elencati (consulenti, formatori, designer, influencer, insegnanti di yoga o esperti ICT), amministratori di condominio, wedding planner, content creator, personal trainer, guide turistiche, consulenti finanziari, esperti di sicurezza sul lavoro, interpreti e project manager.

Molte di queste professioni sono nate negli ultimi vent’anni, in settori emergenti o legati al digitale, e hanno trovato spazio nella Gestione separata INPS. Tuttavia, proprio la loro natura ibrida li penalizza sul piano delle tutele. Pur versando contributi, ricevono prestazioni inferiori rispetto ai colleghi iscritti a ordini professionali o alle casse autonome. Indennità di maternità, malattia e congedo parentale risultano spesso inadeguate. E lo stesso vale per l’ISCRO.

Secondo le simulazioni previdenziali riportate da Confocommercio, un professionista che inizia a contribuire a 30 anni e va in pensione a 67 perderà oltre la metà del proprio reddito, con un tasso di sostituzione netto intorno al 40%. Quindi, chi oggi guadagna 18 mila euro lordi all’anno, da pensionato rischia di riceverne meno di 9 mila.

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Quanti sono in Italia

Il numero di professionisti senza albo è in forte aumento. Tra il 2015 e il 2024, gli iscritti alla Gestione Separata Inps sono cresciuti del 68%, arrivando a 544 mila. Di questi, 436 mila lavorano in modo esclusivo come autonomi, mentre 107 mila svolgono l’attività professionale come secondo lavoro. Le donne sono aumentate del 91% in meno di dieci anni, e oggi rappresentano quasi la metà del totale (47%).

L’età media resta stabile a 44 anni, ma oltre il 50% degli iscritti ha tra i 25 e i 44 anni, segno che si tratta di un comparto giovane e in espansione. Dal punto di vista territoriale, la maggior parte dei professionisti opera nel Centro-Nord, con la Lombardia in testa, seguita da Lazio, Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte e Toscana. Tuttavia, la crescita più intensa si registra anche nel Mezzogiorno, in particolare in Calabria, Sicilia e Sardegna, dove le nuove professioni si stanno diffondendo più rapidamente.

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La proposta di legge

Per affrontare la questione del welfare carente e delle pensioni insufficienti, è ora all’esame della commissione Lavoro della Camera una proposta di legge del CNEL che mira al riordino complessivo delle professioni e a una riforma delle tutele per gli iscritti alla Gestione Separata Inps.

Il sottosegretario alle Imprese e al Made in Italy, Massimo Bitonci, ha confermato che il testo punta a creare un sistema più equo e inclusivo, che riconosca pienamente i diritti dei nuovi professionisti. Nel frattempo, Confcommercio, propone di intervenire anche sul fronte della previdenza complementare, attraverso strumenti come il Fondo Fonte, pensato per offrire ai professionisti autonomi una pensione integrativa che compensi le lacune del sistema pubblico.

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