L’età per l’uscita dal lavoro continuerà ad aumentare fino a riconoscere la pensione solo al raggiungimento di quasi 69 anni entro il 2050. Perché questa previsione è così certa? Non è frutto di una decisione politica, ma l’effetto diretto di un meccanismo automatico stabilito per legge, ovvero l’adeguamento dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita. Per cui, più si vive a lungo, più si deve contribuire prima del ritiro.
C’è da dire, tuttavia, che negli anni i Governi hanno spesso bloccato questo meccanismo. Con la manovra 2026, l’esecutivo di Meloni ha confermato però che non ci sarà nessuno stop all’aumento dell’età pensionabile fino al 2030, contrariamente a quanto annunciato in precedenza. Basandosi sulle proiezioni dell’ISTAT, il trend al rialzo dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia continuerà a salire fino al 2070.
In pensione a quasi 69 anni entro il 2050: come cambiano i requisiti
Attualmente, il requisito per la pensione di vecchiaia è fissato a 67 anni ma, secondo l’ISTAT, entro il 2050 sarà pari a 68 anni e 11 mesi (quindi quasi 69 anni). Invece, entro il 2067 la soglia è destinata a superare un altro muro simbolico, raggiungendo i 70 anni.
Di fatto, l’innalzamento dell’età pensionabile avrà ovviamente una conseguenza diretta sul mondo del lavoro, con un aumento significativo della presenza di lavoratori anziani over 65 nei prossimi anni. Secondo le stesse stime, il tasso di attività (la percentuale di persone che lavorano o cercano lavoro) nella fascia 65-74 anni è previsto in crescita dall’attuale 11% (2024) fino a toccare il 16% nel 2050.
L’invecchiamento della popolazione in Italia
La popolazione di 65 anni e più oggi rappresenta circa il 24,3% del totale, ma le proiezioni indicano che questa percentuale salirà al 34,6% entro il 2050. La popolazione in età attiva (15-64 anni) è invece in forte diminuzione. Sempre entro il 2050, si stima un calo di circa 7,7 milioni di individui. Ma cosa c’entra questo con l’aumento dell’età pensionabile?
Ebbene, questo squilibrio mette in crisi il “patto generazionale” su cui si basa il sistema pensionistico. Pertanto, se i lavoratori attivi diminuiscono e i pensionati aumentano: l’unica soluzione strutturale per mantenere l’equilibrio è chiedere ai lavoratori di contribuire per un periodo più lungo. Questo implica che le aziende dovranno adattare i propri modelli organizzativi e di formazione per valorizzare l’esperienza e le competenze di una forza lavoro sempre più matura? Il dibattito non sarà più solo su quando si andrà in pensione, ma su come e se sia possibile lavorare fino a un’età così avanzata.
Redazione
Il team editoriale di Partitaiva.it