- In Italia, l’osteopata è un professionista che esercita anche senza una laurea.
- L’osteopata non ha un ordine professionale, ma deve iscriversi a una Cassa previdenziale per lavorare con Partita IVA.
- Da libero professionista può trovare un impiego sia nel settore pubblico sia in quello privato.
La professione sanitaria dell’osteopata è una figura nuova rispetto a quelle che tradizionalmente operano in ambito ospedaliero o presso cliniche e strutture private. Rispetto ad altre professioni del settore, come quelle dell dietista o il fisioterapista, l’osteopata non dovrà necessariamente avere un diploma di laurea triennale.
Sarà infatti possibile frequentare dei corsi di formazione per osteopati che terminano con il superamento di un esame finale. Si riceverà un attestato di formazione che, però, non ha validità legale.
Cosa significa in altri termini? L’attività di osteopata non prevede alcun esame di abilitazione né, tantomeno, l’esistenza di un ordine professionale. Nonostante ciò, la figura ha la possibilità di lavorare nelle strutture sanitarie sia del settore pubblico, sia di quello privato.
Indice
Di cosa si occupa l’osteopata
L’osteopata è un professionista che tratta e cerca di prevenire disturbi dolorosi di diverso tipo, relativi all’apparato muscolo-scheletrico. Nella pratica, il disturbo non viene curato con l’utilizzo di farmaci (non essendo un medico, non li può infatti prescrivere).
I corsi per diventare osteopata hanno una durata che varia da 5 a 6 anni durante i quali si apprendono conoscenze specifiche sulle connessioni tra le varie parti del corpo, attraverso le quali poter trattare i dolori del paziente.
L’obiettivo del trattamento è quello di donare benessere alle persone, attraverso quella che prende il nome di medicina manipolativa osteopatica. Quest’ultima può prevedere:
- massaggi;
- tecniche di stretching;
- interventi al sistema muscolo-scheletrico tramite appositi esercizi.
Dove lavora l’osteopata
Al termine del corso di formazione, l’osteopata deve trovare un luogo in cui esercitare la propria attività professionale, scegliendo se lavorare come dipendente oppure come collaboratore esterno.
Avrà la possibilità di lavorare come dipendente affiancandosi ad altri professionisti, come l’ortopedico o il fisioterapista, oppure collaborare come libero professionista: in questa ipotesi, sarà necessario aprire la Partita IVA.
Aprire l’attività di osteopata come libero professionista
Nel momento in cui si sceglie di svolgere la libera professione e aprire la Partita IVA, ci sono alcuni aspetti da conoscere. Nello specifico, si tratterà di:
- il Codice Ateco dell’osteopata, anche se non è previsto un Albo;
- la Cassa di previdenza alla quale iscriversi per versare i contributi;
- la scelta della tipologia di regime fiscale, dal quale dipenderanno anche le fatture da emettere.
Andiamo con ordine, facendo chiarezza sui punti appena elencati: è comunque sempre bene ricordare che, per non sbagliare nelle fase iniziale, che è senza dubbio una delle più importanti, l’ideale è farsi seguire da un professionista che possa aiutare nella scelta del giusto codice Ateco e del regime fiscale più adatto al proprio fatturato annuale.
Codice Ateco osteopata
La Partita IVA può essere aperta online, sul sito dell’Agenzia delle Entrate, in modo completamente gratuito. La prima informazione da conoscere per poter portare a termine la procedura è il codice Ateco associato alla propria attività. Il codice Ateco per fare l’osteopata come libero professionista è il seguente:
- 86.90.29 – Altre attività paramediche indipendenti.
A partire dal codice Ateco si potrà poi conoscere qual è il coefficiente di redditività dal quale calcolare le imposte e i contributi previdenziali da versare ogni anno.
Fare l’osteopata in regime forfettario
Una persona che ha appena iniziato il mestiere di osteopata e che dovrà dunque aprire la Partita IVA per la prima volta, non avrà subito un fatturato elevato: potrà per questo motivo approfittare dei vantaggi del regime forfettario.
Quest’ultimo non prevede il pagamento delle tradizionali IRPEF o IRAP, ma l’applicazione di un’imposta sostitutiva pari al 5% per i primi 5 anni e al 15% a partire dal sesto anno di attività. Tra i vantaggi di questo regime, si annoverano inoltre:
- il non dover registrare le proprie fatture, che dovranno essere soltanto numerate e conservate;
- l’esonero dall’esterometro;
- la facilità nella gestione contabile.
Possono essere considerati limiti invece:
- la fatturazione massima di 65.000 euro lordi all’anno;
- l’impossibilità di poter detrarre le spese che potranno invece essere scaricate nel regime ordinario.
Per quanto riguarda la fatturazione elettronica, sarà obbligatoria anche per i forfettari a partire dal 1° luglio 2022.
Calcolo delle imposte: regime forfettario
Per il calcolo delle imposte che un osteopata dovrà versare ogni anno, si parte dal coefficiente di redditività, che è pari al 78%. Tale percentuale dovrà essere applicata al proprio fatturato lordo annuale, in modo tale da conoscere l’imponibile fiscale. Facciamo un esempio per chiarire meglio come funziona il calcolo.
Supponiamo che un osteopata ai primi anni della sua carriera abbia fatturato 25.000 euro lordi in un anno. Il suo reddito imponibile sarà pari a 25.000 * 78% = 19.500 euro.
Applicando l’imposta sostitutiva a tale cifra (che per i primi anni è del 5%), si otterrà un importo pari a 975 euro, che corrisponde alle imposte da versare. Nel caso in cui l’aliquota fosse del 15%, invece, le imposte relative all’anno fiscale esaminato sarebbero pari a 2.925 euro.
Cassa previdenza osteopati: dove si versano i contributi?
Per quanto riguarda il versamento dei contributi previdenziali, non esiste una specifica cassa di riferimento, come accade per professionisti quali i giornalisti, gli avvocati, gli psicologi e così via.
Ci si dovrà dunque iscrivere alla gestione separata INPS. Al proprio reddito imponibile sarà applicata un’aliquota pari al 26,23% per il 2022, data dalla somma tra:
- aliquota contributiva del 25%;
- aliquota contributiva aggiuntiva dello 0,72% per maternità, assegni per il nucleo familiare, degenza ospedaliera, malattia e congedo parentale;
- aliquota contributiva aggiuntiva dello 0,51% per “ISCRO”.
Nella pratica, non ci saranno dei contributi fissi da pagare, ma aumenteranno in modo direttamente proporzionale al proprio fatturato annuale. Tornando all’esempio precedente, nel caso di fatturato pari a 25.000 euro lordi, i contributi da versare saranno i seguenti:
- 25.000*78%*25,98%= 5.006,10 euro
Partita IVA osteopata – Domande frequenti
Nel caso di professionista osteopata con Partita IVA, si emettono solitamente fatture mensili in base all’attività svolta. Anche questo professionista, entro 65.000 euro annui di fatturato, può rientrare nel regime forfettario.
L’osteopata può lavorare sia come libero professionista, sia come dipendente, presso le strutture sanitarie pubbliche e private. Scopri come può lavorare come professionista autonomo in questa guida.
Secondo la media nazionale, un osteopata può guadagnare fino a 2.200 euro netti al mese. I guadagni dipendono da molti fattori, e dai costi passivi per lo svolgimento dell’attività.
Maria Saia
Esperta di finanza personale e lavoro digitale