Il problema delle lunghe liste di attesa nella sanità pubblica è tutto fuorché superato, nonostante un decreto legge apposito, il DL 73/2024, di cui però mancano ancora i decreti attuativi.
E così circa il 7% della popolazione in Italia rinuncia alle prestazioni sanitarie: nel 2024 una persona su dieci ha preferito annullare test diagnostici e visite specialistiche pur avendone la necessità. La Fondazione GIMBE in un comunicato stampa dell’11 giugno 2025 mostra tutti i ritardi nell’attuazione della normativa e il conflitto esistente tra governo e singole Regioni.
Liste di attesa sempre più lunghe: le conseguenze
Il problema delle lunghe liste di attesa per la sanità pubblica riguarda tutti i cittadini italiani e si fa sempre più critico. Nel 2024 si è assistito ad un’impennata delle persone che hanno rinunciato alle prestazioni sanitarie a causa delle lunghe attese.

Il tempo di attesa media in Italia è di 4-5 mesi, ma in determinate circostanze si può anche superare l’anno. Una situazione che porta i cittadini a rinunciare del tutto alle prestazioni sanitarie o a rivolgersi al privato (con conseguenti uscite economiche aggiuntive).
La rinuncia alle visite diagnostiche condotte dal sistema pubblico, va ricordato, non sempre è causata dai tempi di attesa: anche i prezzi elevati del sistema (che dovrebbe essere coperto dalle tasse che i cittadini pagano ogni anno) rappresentano un fattore critico soprattutto per le visite specialistiche. Sono 3,1 milioni le persone che rinunciano per questo motivo.
Liste di attesa: quali sono le normative
Il decreto legge n.73 del 2024, “Misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie” è stato introdotto proprio per risolvere questi problemi, ma anche se c’è la teoria, la pratica è quasi del tutto mancante.
La Fondazione GIMBE rappresenta un quadro desolante circa l’attuazione delle nuove regole:
“Al 10 giugno 2025 dei sei decreti attuativi previsti dal DL Liste d’attesa solo tre sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale, lo scorso aprile. Dei rimanenti, uno è scaduto da oltre nove mesi e due non hanno una scadenza definita.”
Le normative sono state proposte per intervenire su diverse direzioni per risolvere un problema ormai sedimentato nel paese. In primis agendo sulle liste di attesa dal punto di vista organizzativo, poi per garantire l’interoperabilità tra le liste detenute a livello nazionale e dalle singole Regioni.
Infine un altro punto importante è l’adozione di un piano volto a rafforzare l’erogazione stessa dei servizi sanitari, sul territorio regionale, in base al Programma nazionale equità nella salute 2021-2027. Su alcune direttive si è intervenuto con lentezza per garantirne l’applicazione, su altre ancora si aspetta il via libera.
Senza contare lo scontro tra Stato e Regioni sull’esercizio dei poteri, situazione che ha rallentato ulteriormente l’applicazione delle novità. Mancano all’appello infine alcuni decreti sulle soglie di spesa per il personale sanitario e nuove linee guida per disdire le prenotazioni, per cui ancora non sono state definite delle scadenze o il periodo di entrata in vigore.
Redazione
Il team editoriale di Partitaiva.it