La Spagna si conferma come una delle economie in più rapida crescita dell’Europa occidentale, attirando l’attenzione di imprenditori, freelance e lavoratori autonomi – italiani compresi – in cerca di nuove opportunità e di un migliore equilibrio tra lavoro e qualità della vita. Dopo anni di difficoltà legate alla crisi e alla pandemia, oggi il Paese sembra aver imboccato un percorso di rilancio robusto, grazie a domanda interna, turismo e investimenti.
Sono numerose le opportunità da cogliere al volo per lavorare in Spagna nel 2026: esistono incentivi per l’avvio di nuove attività, occasioni per freelance e autonomi, ma anche possibilità di lavorare dall’estero (per i cosiddetti “nomadi digitali”). Non bisogna dimenticare, però, i requisiti e i permessi necessari per lavorare in Spagna.
Indice
- La Spagna cresce più delle altre economie europee: i dati
- Perché sempre più professionisti scelgono di lavorare in Spagna
- Vivere e lavorare in Spagna: lo stile di vita e la giornata di lavoro
- Fare impresa in Spagna: difficoltà e consigli pratici
- Opportunità per lavoratori autonomi e nomadi digitali
- Permessi e requisiti necessari per lavorare in Spagna
La Spagna cresce più delle altre economie europee: i dati
Negli ultimi anni la Spagna ha registrato una ripresa economica significativa ed è proprio questo il motivo per cui sempre più professionisti, anche italiani, decidono di lavorare in questo Paese. Solo nel 2024 il PIL è cresciuto del +3,2% su base annua: uno dei migliori risultati dell’area Euro. Anche le previsioni per il 2025 restano positive: l’OCSE stima un +2,9%, sostenuto da un mercato del lavoro vivace, un reddito reale in aumento e consumi privati solidi.
Le ragioni di questo slancio sono molteplici: da un lato una domanda interna sostenuta (con consumi delle famiglie in aumento), dall’altro un forte recupero del turismo e un incremento degli investimenti (in particolare nel settore delle costruzioni, ma non solo).
Perché sempre più professionisti scelgono di lavorare in Spagna
Questo slancio non passa inosservato. A spiegarlo a Partitaiva.it è Sabatino Quatraccioni, imprenditore abruzzese, ceo & founder di Solución Médico Legal, realtà già affermata nel settore medico-legale in Italia e oggi attiva anche in Spagna.

Quatraccioni racconta che la sua scelta di espandersi in Spagna nasce da una combinazione di fattori personali e professionali: “Avevo già vissuto qui nel 2005 grazie al programma Erasmus e questo mi aveva permesso di conoscere bene lingua e cultura. Quando ho visto la crescita del settore medico-legale e l’apertura del mercato verso modelli innovativi, ho capito che questo era il posto giusto per espandere Solución Médico Legal. A questo si è aggiunto il supporto del network BNI, che fin da subito mi ha aiutato a creare relazioni di valore”, fa sapere.
Agli imprenditori la Spagna offre un ambiente ricettivo, dinamico e orientato all’innovazione. “Ho trovato un mercato molto aperto a servizi strutturati, digitali e altamente professionali. Gli avvocati sono più inclini a collaborazioni continuative e cercano periti affidabili. Ho costruito rapidamente una rete che ha accelerato la crescita dell’azienda”, aggiunge.
Vivere e lavorare in Spagna: lo stile di vita e la giornata di lavoro
Lo stile di vita è uno degli aspetti più apprezzati da chi sceglie di vivere e lavorare in Spagna. “Il rapporto tra costi, stipendi e qualità della vita è molto favorevole – continua -. L’ambiente lavorativo è meno frenetico rispetto ad altri Paesi. Il clima è eccellente, le città sono ben organizzate e questo migliora il benessere personale. Il risultato? Maggiore serenità e maggiore produttività”.
Tradizionalmente, la Spagna mantiene una giornata lavorativa “spezzata”, con una pausa pranzo prolungata. Tuttavia, si diffonde sempre più il modello della “giornata intensiva” di lavoro, ad esempio dalle 8 alle 15, scelta che migliora l’equilibrio vita-lavoro e consente di godersi il pomeriggio libero. Anche la cultura sociale influisce su quest’organizzazione: i pranzi e le cene avvengono a tarda ora, la vita serale è attiva, le persone vivono e lavorano con approccio più rilassato rispetto a certe realtà del nord Europa.
Stipendio medio e costo della vita in Spagna
Dal punto di vista salariale, nel 2025 lo stipendio medio netto è stimato intorno a 1.750–1.800 al mese. Il costo della vita è generalmente inferiore rispetto a quello delle metropoli del nord Europa, ma affitti e spese nelle grandi città possono risultare elevati. L’equilibrio varia molto in base a città, settore e tipologia di lavoro.
Fare impresa in Spagna: difficoltà e consigli pratici
Quali sono le sfide che deve affrontare un imprenditore che arriva dall’Italia? “Le principali difficoltà riguardano l’adattamento alle procedure amministrative e fiscali, diverse da quelle italiane”, spiega Quatraccioni.
Per chi desidera avviare un’attività in questo Paese, affidarsi a un buon gestor può essere la soluzione migliore. “Un altro aspetto fondamentale è la rete di contatti: qui le relazioni contano tantissimo. Imparare la lingua, costruire una rete solida e offrire servizi di alta qualità sono i pilastri per partire con il piede giusto”, prosegue.
Quali sono le agevolazioni per gli imprenditori
La Spagna negli ultimi anni ha introdotto diverse agevolazioni per chi ha intenzione di aprire una nuova impresa, grazie soprattutto alla nuova Startup law. “La Spagna offre alcuni meccanismi che accelerano l’avvio di un’attività autonoma: tra questi spiccano i punti di assistenza all’imprenditore (PAE), che consentono di effettuare elettronicamente la registrazione presso l’Agenzia delle Entrate e la previdenza sociale tramite il documento unico elettronico (DUE)”, spiega a Partitaiva.it Francesco Nuzzi, owner di Barcelona Global Service.

Esistono anche incentivi come la tariffa fissa (la cosiddetta “tarifa plana”) per i nuovi lavoratori autonomi, che riduce la quota mensile di contributi previdenziali durante il primo anno di attività, e agevolazioni specifiche per giovani, donne o determinati gruppi sociali. Sono previsti inoltre incentivi per investitori e collaboratori, come detrazioni fiscali più alte per chi investe in startup e un aumento dell’esenzione sulle stock option.
Opportunità per lavoratori autonomi e nomadi digitali
Negli ultimi anni il Paese iberico ha iniziato a offrire formule interessanti per lavoratori autonomi e per chi desidera lavorare da remoto (anche se la situazione può variare a seconda della regione e della legislazione).
“Il lavoro autonomo è regolato dal regime speciale per i lavoratori autonomi (RETA) della previdenza sociale. Per iniziare, è obbligatorio registrarsi presso l’Agenzia delle Entrate (modelli 036/037) e presso il RETA – aggiunge Nuzzi -. Dal 2023, i contributi sono calcolati in base al reddito reale, con scaglioni progressivi”.
I lavoratori autonomi devono tenere una contabilità fiscale che include dichiarazioni trimestrali dell’IVA e dell’IRPEF, nonché il relativo riepilogo annuale. Devono inoltre tenere un registro delle entrate e delle uscite ed emettere fatture con requisiti formali. A seconda dell’attività, può essere richiesta una licenza comunale o l’iscrizione in determinati registri professionali.
Per imprenditori stranieri e nomadi digitali esistono regimi fiscali dedicati e il Digital Nomad Visa, che facilita il trasferimento mantenendo un’attività internazionale. I cittadini dell’UE non hanno bisogno di un visto, ma devono registrarsi in Spagna se soggiornano per più di 90 giorni.
Permessi e requisiti necessari per lavorare in Spagna
Non è tutto oro ciò che luccica. Come avviene in molti Paesi, anche per lavorare in Spagna è necessario soddisfare una serie di requisiti che dipendono dalla nazionalità del lavoratore.
“I cittadini dell’UE/SEE/Svizzera possono lavorare senza bisogno di visto, ma devono richiedere il cosiddetto NUSS (Numero de Seguridad Social, ovvero numero di previdenza sociale) fino a 90 giorni di lavoro, oltre i quali occorre obbligatoriamente richiedere il NIE (numero de identificacion del extranjero) che corrisponde al nostro codice fiscale italiano”, spiega l’esperto. Per i cittadini extracomunitari, invece, è necessario un visto e un permesso di soggiorno e di lavoro.
In entrambi i casi “è richiesta l’iscrizione alla previdenza sociale (dipendenti o lavoratori autonomi), oltre all’adempimento degli obblighi fiscali come l’ottenimento di un NIF (numero di identificazione fiscale) e, se del caso, la registrazione presso l’Agenzia delle Entrate”. Un percorso che può sembrare complesso, lungo e intricato, ma che in realtà può portare grandi soddisfazioni nel lungo periodo.














Laura Pellegrini
Giornalista e content editor