Lavorare come Deejay: indicazioni, partita IVA, SIAE e normative

Lavorare come Deejay è possibile anche partendo da zero: ecco quali sono i primi step per iniziare e quali le normative da seguire.

Revisione a cura di Giovanni EmmiDottore CommercialistaSu PartitaIva.it ci impegniamo al massimo per garantire informazioni accurate. Gli articoli vengono costantemente revisionati da professionisti del settore.

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Partita IVA per Deejay
  • Per lavorare in regola come DJ dovrai adempiere ad alcuni obblighi, specialmente verso la SIAE, dopo esserti dotato della necessaria attrezzatura tecnica professionale.
  • La scelta del regime fiscale IVA da adottare è un passo fondamentale, da cui trarre alcuni vantaggi, ed necessario per non commettere errori in sede di dichiarazione dei redditi.
  • Potrai esercitare la professione anche senza aprire la partita IVA, ma solo attraverso il sistema della prestazione occasionale, sotto alcuni limiti di guadagno.

Il mondo del lavoro negli ultimi 30/40 anni ha conosciuto sconvolgimenti tali che oltre a fare scomparire, o ridurre numericamente alcune professioni, ne ha fatte crescere o comparire delle nuove, in grado di incuriosire, ed anche invogliare, molti giovani ad intraprendere i percorsi formativi necessari per nuove competenze.

Molte di queste professioni hanno conosciuto un ottimo sviluppo perché già presenti da molti anni, altre sono da considerarsi in un trend di crescita.

Sicuramente fra le prime bisogna considerare tutte le attività legate all’ambito musicale e dell’intrattenimento, e fra queste è da annoverare la professione di Dj, di cui vogliamo parlarti in questo articolo. Spiegheremo cosa fa esattamente il Deejay, e quali sono gli adempimenti burocratici, fiscali e previdenziali a cui bisogna aderire per intraprendere questa divertentissima attività.

Come lavorare come Deejay? Adempimenti

Se sei un appassionato di musica e ti piace intrattenere durante i party i tuoi amici con le canzoni che preferisci, oppure hai lavorato saltuariamente come speaker radiofonico, sicuramente la tua attività potrebbe diventare quella del DJ professionista.

La prima cosa che dovrai fare per iniziare il tuo percorso sarà quella di avere ben chiaro il genere di musica con cui intendi esibirti: Hip Hop, Techno, musica anni ’80 o ’90, Salsa, Musica Latino Americana etc.

Poi dovrai seriamente pensare all’attrezzatura che ti servirà per le tue serate, ovviamente dovrai procurarti strumenti professionali che ti permettano l’ottenimento di un suono di buona qualità, se ancora non hai tutto il necessario.

Lavorare come deejay

Sistemate le questioni di carattere tecnico, dovrai pensare a quelle di carattere burocratico. Infatti, come tutte le altre professioni libere, anche questa per essere svolta richiede tutta una serie di adempimenti, soprattutto per essere in regola con la legislazione sul lavoro.

Per intraprendere questa carriera dovrai eseguire tutta una serie di passaggi amministrativi, fiscali e previdenziali che ti permetteranno di esercitare la tua attività in modo perfettamente inquadrato e senza sorprese spiacevoli dovute ad irregolarità.

Niente di particolarmente complicato: anche la burocrazia, per fortuna, ultimamente è stata notevolmente semplificata, quindi potrai adempiere ai tuoi doveri stando comodamente a casa, davanti al tuo computer, oppure affidando l’incarico al tuo commercialista di fiducia. Probabilmente quest’ultimo non ti chiederà una cifra esorbitante per occuparsene.

Contratto SIAE per lavorare come Deejay

Dopo esserti messo in regola da un punto di vista tecnico, dovrai iniziare a pensare alla burocrazia. Segui attentamente le istruzioni che ti diamo in questo articolo, così non avrai sorprese spiacevoli o dimenticanze dell’ultimo momento.

Tramite i vari portali presenti in rete, anzitutto acquista le canzoni che intendi eseguire, inerenti ai generi nei quali vuoi esibirti.

Dopo aver fatto questo dovrai stipulare un contratto con la SIAE, l’Istituzione Italiana che tutela i Diritti d’Autore. In questo modo, attraverso il tuo pagamento, i diritti d’autore saranno garantiti agli artisti creatori dei brani, mentre tu potrai lavorarci in tutte le serate che farai. Viceversa sarai costretto a pagare una multa abbastanza salata.

Considera anche che non è troppo oneroso stipulare questo genere di contratto, infatti dal 2021 l’importo è di 199 € + IVA, a cui sommare i diritti di segreteria. Anni addietro, i costi erano suddivisi in fasce, e decisamente più elevati.

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Per diventare Deejay quale partita IVA devi aprire?

Questa è la parte da considerare con più attenzione, e forse la più importante. Per svolgere la libera professione di Dj ed essere fiscalmente in regola dovrai avere una Partita IVA ed il primo passo da compiere in questa direzione è quello di individuare il codice ATECO della tua attività.

Questo è il codice che dovrai utilizzare:

90.01.09 – Altre rappresentazioni artistiche

Questo codice per speaker radiofonico e Dj ti permetterà di esibirti in feste private, in radio e ovunque vuoi, ed è questo che, nel caso ti rivolgerai ad un commercialista, dovrai indicare per l’apertura della partita IVA.

Nonostante sia preferibile che questa fase sia gestita da un esperto contabile, è anche possibile, ponendo le dovute attenzioni, gestirla in proprio, dal momento che l’Agenzia delle Entrate permette la compilazione del modulo cartaceo e l’invio dello stesso tramite raccomandata A/R.

Ma qui si pone un altro problema: la scelta del regime fiscale. È infatti possibile optare per due regimi fiscali diversi dal punto di vista del pagamento annuale delle tasse. Si tratta del regime forfettario e del regime ordinario.

Partita IVA per Deejay

Partita IVA a regime forfettario per Deejay

Il regime fiscale forfettario è un regime particolarmente favorevole per chi decide di iniziare un’attività, soprattutto in forma di libero professionista. Prevede che nel corso dell’anno si sviluppi un volume d’affari massimo di 65.000 euro cumulativi. Questo significa che nel caso in cui tu dovessi avere due attività, il volume d’affari complessivo deve corrispondere a quell’importo. Superata questa soglia di guadagno, non è più possibile rientrare nel regime forfettario.

Ci sono numerosi vantaggi associati a questo tipo di regime fiscale. Vediamoli insieme. La scelta della Partita IVA forfettaria determina l’esonero di alcuni obblighi che appesantirebbero i tuoi impegni e le tue finanze:

  • non vi è obbligo di tenuta della contabilità;
  • non c’è obbligo di indicazione in fattura dell’IVA e della ritenuta d’acconto. Situazione ottima anche per i clienti, che non vedranno un documento con un importo aumentato;
  • non c’è obbligo, almeno per ora, dell’emissione della fattura elettronica;
  • l’imposizione fiscale è una tassa flat del 15% sull’imponibile, per qualunque importo. Se poi sei una Startup e ne hai i requisiti, questa percentuale si abbassa al 5% per i primi 5 anni.

Nel caso in cui tu dovessi superare il limite dei 65.000, non preoccuparti, perché nell’anno successivo potrai cambiare regime fiscale, rientrando nel regime ordinario. Se poi, trascorsi due anni, i tuoi ricavi dovessero rientrare nuovamente nel limite, potrai optare ancora per il forfettario.

Partita IVA a regime ordinario per Deejay

Quali sono invece gli obblighi qualora invece decidessi di optare – per esempio per mancanza dei requisiti – per il regime ordinario?

Nel momento in cui decidi di optare per questo tipo di regime fiscale, devi sapere che la tua tassazione sarà diversa in base all’importo dei tuoi ricavi e del tuo reddito imponibile. Infatti questo tipo di imposizione si calcola in base ai cosiddetti scaglioni di reddito che, fino all’anno scorso si differenziavano in base a queste aliquote (questione che vale non solo per un DJ, ma per tutte le tipologie di professionisti):

  • 1° scaglione: Per i ricavi fino a 15.000 € la percentuale è del 23%;
  • 2° scaglione: Da 15.001 a 28.000 € la percentuale è del 27%;
  • 3° scaglione: Da 28.001 a 55.000 € la percentuale è del 38%;
  • 4° scaglione: Da 55.001 a 75.000 € la percentuale è del 41%;
  • 5° scaglione: se i ricavi superano i 75.000 € la percentuale sale al 43%.

Dal 2022 la Legge di Bilancio (la legge finanziaria annuale varata dal Governo), ha rimodulato le fasce in questo modo:

  • 1° scaglione: ricavi fino a 15.000 euro, aliquota 23%;
  • 2° scaglione: Da 15.001 euro a 28.000 euro, aliquota 25%;
  • 3° scaglione: Da 28.001 euro a 50.000 euro, aliquota 35%;
  • 4° scaglione: Per ricavi oltre 50.000 euro, 43%.

Ovviamente gli importi dovuti si calcolano in base al reddito imponibile che viene calcolato detraendo i costi sostenuti nel corso dell’anno.

Questo regime comporta l’indicazione in fattura dell’IVA al 22% e da questo ne deriva anche che essendo per te questa imposta un debito verso l’Erario, dovrai procedere al versamento della stessa periodicamente.

Ecco uno dei vantaggi principali di questo tipo di regime fiscale, non previsti per il regime forfettario: l’IVA può essere detratta dalle imposte da pagare, mentre le spese possono essere dedotte.

La differenza consiste nel fatto che mentre ciò che viene portato in deduzione diminuisce l’importo del reddito imponibile, cioè di quella somma su cui viene a calcolarsi l’imposta da versare, ciò che viene portato in detrazione riduce l’importo da versare vero e proprio.

Quindi è importante conservare scrupolosamente tutti i documenti che comprovano le spese sostenute, per dimostrarne l’esistenza nel caso in cui dovesse esserci una verifica fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Fare attenzione a quale dei due regimi aderire è un passo fondamentale, quindi per capire quante tasse dovrai pagare come Deejay.

Come vengono conteggiati i contributi ENPALS per i Deejay?

Abitualmente chi lavora come libero professionista, e non ha una cassa previdenziale di appartenenza, deve versare i propri contributi alla Gestione Separata INPS, mentre il tuo caso è differente perché il Dj, essendo un lavoratore dello spettacolo, è obbligato al versamento dei propri contributi alla cassa ex ENPALS, oggi assorbita dall’INPS.

Occorre quindi effettuare l’iscrizione a questa cassa previdenziale e versarvi i contributi che saranno indicati in ogni singola fattura. Chi lavora come deejay rientra nella fattispecie dei lavoratori dello spettacolo. Ecco come è suddiviso il cosiddetto “carico contributivo”, ovvero la quota da accantonare e destinare alla pensione:

  • il 33% del compenso giornaliero, entro il limite massimale di guadagno che viene rivalutato ogni anno dai dati ISTAT. (Nel 2022 è di circa 4.000 euro al mese);
  • 5% del compenso secondo il contributo di solidarietà, per metà a carico del lavoratore e per metà del committente (per i compensi che superano il limite massimale di guadagno annuo);
  • 1% di contributo aggiuntivo che è carico del lavoratore, per quella parte di compenso giornaliero che eccede i limiti disposti per l’anno in corso.
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È possibile fare il Deejay senza partita IVA?

Dopo avere capito come mettersi in regola per fare il Deejay, aprendo una partita IVA e disponendo anche di una posizione previdenziale – fattore molto utile in questo periodo – cerchiamo di capire se è possibile esercitare la professione saltuariamente presso amici o conoscenti, senza aprire la Partita IVA.

Sia che tu stia esercitando un’altra professione, sia nel caso in cui tu sia un giovane che inizia quest’attività da disoccupato, puoi esercitare l’attività di Deejay anche senza aprire una posizione IVA.

Puoi infatti coltivare la tua passione lavorando in regime di prestazione occasionale. Di cosa si tratta esattamente?

La prestazione occasionale è un particolare tipo di lavoro prestato, come dice la stessa parola, occasionalmente, e che viene riconosciuto per legge a patto di rispettare alcuni requisiti:

  1. È occasionale, quindi il rapporto lavorativo non è continuativo nel tempo;
  2. Non deve comportare un rapporto di lavoro con subordinazione;
  3. Il lavoratore non è tenuto a sottostare ad orari precisi ed a vincoli organizzativi, in quanto non deve esserci un vincolo di coordinamento con il committente.

Se questi vincoli venissero a decadere, decadrebbe parimenti la tipologia stessa di rapporto. Per questo tipo di rapporto non è prevista la sottoscrizione di un vero e proprio contratto di lavoro, però sarebbe bene attrezzarsi in tal senso per avere un quadro chiaro dei limiti e delle possibilità con cui si svolgerà la relazione fra lavoratore e committente.

Nella pratica questa tipologia di rapporto di lavoro può essere utilizzata allo scopo di permettere di fare emergere diverse forme di collaborazione in cui un committente, pur non avendo un rapporto di lavoro subordinato con un lavoratore, non imponga regole tipiche da lavoro dipendente. Allo scopo di difenderti ulteriormente da queste possibilità, è consigliato stipulare sempre un accordo privato che va a tutelare te ed il tuo lavoro.

Esiste un altro vincolo da rispettare, e si tratta di un vincolo o requisito di carattere fiscale. Il limite in questione è relativo al guadagno annuale di un massimo di 5.000 euro che puoi ricevere come pagamento complessivo per l’attività di collaborazione.

Se questo limite venisse superato avresti l’obbligo di iscrizione alla gestione separata INPS, la sezione cioè dedicata ai lavoratori che non hanno una propria cassa previdenziale, e saresti obbligato all’apertura di una Partita Iva.

Nel momento in cui il committente effettuerà il pagamento dovuto, dovrai emettere non una fattura, ma una semplice ricevuta, chiamata di “prestazione occasionale“, nella cui compilazione dovrai porre particolare attenzione all’inserimento della voce “ritenuta d’acconto” che indica il 20% di tassazione.

La ritenuta d’acconto rappresenta un anticipo delle imposte che andrai a pagare in sede di dichiarazione dei redditi. Questa viene trattenuta dal committente al momento del pagamento e versata tramite il modello F24 entro il giorno 16 del mese successivo al pagamento, dallo stesso committente, il quale dovrà inviartene copia entro il 31 marzo dell’anno successivo, perché tu possa indicarlo nella tua denuncia reddituale.

Se stai iniziando a lavorare come Deejay per amici e parenti, e ancora non sei pronto ad aprire una partita IVA, puoi cominciare a lavorare per un certo periodo tramite collaborazione con prestazione occasionale, in modo da verificare anche le possibili entrate economiche nel tempo.

Lavorare come Deejay cominciando da zero

Come hai visto raggiungere il tuo obiettivo di diventare un Deejay professionista, perfettamente in regola con le normative di legge, non è proprio una cosa così difficile.

Puoi decidere di aprire una Partita IVA in regime ordinario, se i tuoi ricavi sono di importo tale da permettertelo, potrai decidere di adeguarti al regime forfettario, se sei un giovane che vuole introdursi nel mondo del lavoro o sei un dipendente od un professionista e puoi rispettare i limiti previsti per queste figure.

E potrai anche farlo se sei uno studente universitario e vuoi arrotondare le tue entrate o vuoi pagare la retta universitaria, facendo delle prestazioni occasionali il cui ricavo andrà poi, eventualmente, indicato in dichiarazione dei redditi. Lavorare come Deejay è possibile anche avviando un’attività da zero, seguendo queste semplici indicazioni.

Alle prime armi un Deejay può guadagnare cifre piuttosto esigue, ma una volta avviata l’attività, con il favore del passaparola, è anche possibile guadagnare cifre di sicuro interesse. Alcuni Deejay possono guadagnare cifre che partono anche da 3.000 euro a serata.

Cosa si deve fare per diventare un Deejay professionista?

Per esercitare la professione di Deejay occorre aprire la propria partita IVA. Risulta importante mettere particolare attenzione allo specifico codice ATECO e del regime IVA a cui aderire. Tutte le informazioni nella nostra guida.

Cosa devo fare per lavorare come Deejay in regola?

Esistono alcuni adempimenti burocratici, legali e previdenziali per esercitare la professione, che vanno dalla procedura per mettersi in regola con la SIAE, all’apertura della Partita IVA, fino alla regolarizzazione della posizione presso la propria cassa previdenziale (ENPALS). Scopri di più nella nostra guida.

Quanto guadagna un Deejay?

Un Deejay professionista può guadagnare anche cifre interessanti: alcuni possono chiedere anche fino a 3.000 euro a serata, anche se quando si è alle prime armi cifre sono molto inferiori.

Autore
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Alessandro Creazzo

Consulente aziendale e marketing d'impresa

Consulente aziendale dal 1999, mi sono occupato di finanza agevolata e business planning presso importanti organizzazioni di categoria quali COLDIRETTI e CONFAGRICOLTURA, ed anche come libero professionista. Nel 2003 ho iniziato l’attività di consulenza aziendale di direzione. Dal 2009 mi occupo di Marketing Strategico e Responsabilità Sociale d’Impresa.
Fact-Checked
Avatar di Giovanni Emmi
Giovanni Emmi
Dottore Commercialista
Revisione al 19 Aprile 2024
Commercialista dal 🧗🏾‍♀️secondo millennio, innovatore professionale nel terzo millennio🏃🏾‍♂️. Il futuro della professione del commercialista nel mio ultimo libro "dalla società alla rete tra professionisti".

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