Proseguono le incertezze intorno ai dazi americani che colpiranno le esportazioni di diversi paesi del mondo verso gli USA, influenzando il PIL globale. Il 9 luglio 2025 cesserà la sospensione di queste imposte per l’Europa, anche se per il momento Ursula von der Leyen sembra vedere con ottimismo al futuro.
La possibilità migliore sul piatto per il continente è quella di dazi al 10%, una percentuale comunque impattante, ma molto meno rispetto alle aliquote ipotizzate in vari momenti dal presidente Trump. Mentre nell’occhio del ciclone ci sono Canada e Cina, per l’Europa potrebbero esserci ancora margini per le trattative.
Dazi Trump: le prospettive per l’Europa
Dopo l’annuncio di applicare dazi consistenti alle esportazioni di prodotti in USA da tutto il mondo, in diversi casi sono state aperte delle finestre di dialogo tra il presidente Trump e vari governi per trovare accordi specifici. Per l’Italia e l’Europa le incertezze proseguono, con ipotesi di tasse inizialmente al 20%, passate per un critico 50%, per poi scendere in modo ottimistico al 10%.
In tutti i casi queste imposte peseranno sull’economia globale, andando ad impattare anche sul PIL. Per il continente europeo però ci sarebbe ancora margine di manovra, nonostante in un primo momento si è pensato a contromisure volte a introdurre nuove tasse anche sui prodotti in entrata in UE provenienti dagli USA.
Una situazione comunque non ancora definita e che pone molta incertezza presso le aziende di tutto il continente, che dovranno adattarsi alle decisioni scegliendo come muoversi, con nuove strategie di business o l’apertura a nuovi mercati. La questione delle trattative rimane delicata: la possibilità migliore per il momento attuale per l’UE sarebbe quella di accettare dazi al 10%, in modo da avere comunque un’imposta contenuta e non rischiare ulteriori perdite.
Un accordo che comunque va di pari passo su quello dell’innalzamento delle risorse alla difesa, questione tutt’oggi ampiamente dibattuta. L’Europa dovrà quindi muoversi nei prossimi giorni per scongiurare l’applicazione di imposte più alte, al 50%, puntando tutto sulla trattativa e il dialogo. Spunta anche l’ipotesi di una proroga allo stop delle tariffe più alte, oltre il 9 luglio 2025.
Dazi Trump: l’effetto sugli altri paesi
I dazi imposti da Trump hanno movimentato l’attenzione di molti paesi del mondo, a partire dalla Cina. Ed è proprio quest’ultima che si trova ora sotto i riflettori, per l’accordo preso con gli USA sugli scambi internazionali. La Cina si impegnerà a approvare le richieste di esportare prodotti che rispettano determinati regolamenti e gli USA alleggeriranno diverse misure impositive.
Va ricordato che è proprio sulla Cina che si sono concentrate le aliquote maggiori sui nuovi dazi (fino al 150% in alcuni momenti). Nonostante l’accordo, con dazi al 30% per la Cina e al 10% per gli USA, il paese orientale ha dichiarato che non starà fermo a guardare, se altri stati prenderanno accordi con gli USA che metteranno in difficoltà gli scambi cinesi.
Anche con il Regno Unito è stato siglato un accordo, con dazi più bassi sulle auto, al 10%. Ma si discute ancora sulla questione dell’acciaio. Nel frattempo per il Canada si assiste alla sospensione delle trattative: il presidente Trump infatti non ha apprezzato la tassa sui servizi digitali imposta sulle aziende americane. La stessa tassa è applicata anche dall’Europa ed è uno dei punti di disaccordo con il presidente USA.
Redazione
Il team editoriale di Partitaiva.it