Corte dei conti UE boccia PNRR, alle imprese solo il 17% dei fondi: dove si è fatto meglio e dove peggio

Il grande piano europeo per la ripresa economica post-pandemia non sta producendo i risultati sperati per le imprese.

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Corte dei conti UE boccia PNRR

Con una relazione pubblicata proprio nei giorni scorsi, la Corte dei conti UE ha messo sotto la lente il PNRR. Ad essere stati analizzati sono i contributi e i fondi dedicati al miglioramento del contesto imprenditoriale. Gli Stati membri, dopo questa analisi, sono stati bocciati per il modo in cui hanno gestito tutto. Solo in pochi casi le cose sono andate bene.

La Corte ha condotto un’approfondita attività di verifica tra febbraio 2020 e aprile 2025. L’analisi ha interessato i risultati delle riforme e degli investimenti previsti nei vari Piani nazionali di ripresa e resilienza (PNRR).

Corte dei conti, solo 109 miliardi del PNRR per le imprese (su 650 totali)

Il primo punto critico evidenziato dalla Corte dei conti è quello relativo ai fondi per il RRF, ovvero il dispositivo per la ripresa e la resilienza. Su un totale di 650 miliardi di euro stanziati dall’Unione europea, appena 109 miliardi, circa il 17%, sono stati destinati a misure che direttamente o indirettamente hanno rafforzato il tessuto imprenditoriale. Una cifra ritenuta esigua dai revisori europei. Soprattuto rispetto all’ambizione del piano, che puntava a rilanciare la competitività e la produttività del sistema economico europeo dopo la crisi del 2020.

Tuttavia, secondo il rapporto, non sono gli investimenti a rallentare i progressi, bensì le riforme strutturali. Dei 109 miliardi complessivamente assegnati, le risorse si suddividono tra 157 riforme e 254 investimenti. E di queste, solo un terzo delle riforme analizzate mostra risultati concreti e misurabili. Mentre molte altre sono ancora in fase di attuazione o hanno subito ritardi significativi. Gli investimenti, invece, hanno registrato una marcia più spedita. Soprattutto nei Paesi che hanno già consolidato procedure amministrative efficienti e un buon dialogo tra Stato e imprese.

PNRR, settori a confronto: dove si è fatto meglio e peggio

La Corte europea distingue sei aree tematiche di intervento legate al mondo imprenditoriale. Di queste, solo tre hanno mostrato progressi tangibili:

  • accesso ai finanziamenti, in questa area molti Stati hanno ampliato i canali di credito e potenziato i fondi di garanzia per le PMI;
  • semplificazione fiscale, qui alcuni interventi hanno introdotto procedure più snelle per la dichiarazione e la riscossione delle imposte;
  • programmi post-assistenza, in quest’area sono stati avviati percorsi di accompagnamento per startup e imprese in fase di transizione verde o digitale.

Meno positivi, invece, i risultati negli ambiti relativi a promozione degli investimenti privati, ancora frenati dall’incertezza normativa e dalle difficoltà burocratiche, e nell’area relativa alla riduzione degli oneri amministrativi, dove pochi Stati hanno introdotto semplificazioni realmente efficaci. Anche le misure generali per la crescita e la competitività non hanno raggiunto un buon risultato, spesso limitate a progetti di breve respiro o a incentivi con impatto marginale.

Il monito dell’UE

Nel complesso, la Corte dei conti UE riconosce che “alcuni risultati iniziali hanno contribuito a far progredire l’attuazione dei piani nazionali”, ma sottolinea come il contributo del PNRR al rafforzamento del contesto imprenditoriale resti finora limitato.

Quello che è stato chiesto allora ai governi europei, Italia compresa, è di accelerare le riforme strutturali e orientare con maggiore precisione gli investimenti verso la competitività e l’innovazione delle imprese. Senza questo sprint, il rischio è che il PNRR si traduca in una grande occasione parzialmente sprecata. soprattutto per le piccole e medie imprese, che rappresentano l’ossatura dell’economia europea.

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