- L’Agenzia delle entrate periodicamente avvia degli accertamenti relativi alle dichiarazioni fiscali, anche verso le partite IVA forfettarie.
- Sui forfettari il fisco controlla il rispetto dei requisiti per aderirvi, i limiti dei ricavi annui e le dichiarazioni dei redditi effettuate.
- L’accertamento fiscale oggi può avvenire anche con l’impiego dell’intelligenza artificiale, strumento utile ad incrociare dati provenienti da database e fatture.
L’Agenzia delle entrate periodicamente avvia gli accertamenti sulle dichiarazioni effettuate dalle partite IVA, in particolare a carico dei contribuenti che hanno beneficiato delle agevolazioni del regime forfettario.
In primis, a far scattare gli schemi di atto di accertamento, c’è il superamento dei compensi e ricavi oltre la soglia di 85.000 euro. In caso di violazione, gli autonomi devono necessariamente rientrare nel regime fiscale di tipo ordinario e vanno incontro a pesanti sanzioni.
Secondo le ultime novità in materia di tecnologia, l’Agenzia delle entrate può avvalersi anche dell’intelligenza artificiale per effettuare le verifiche, che facilita l’incrocio dei dati. La Direttiva 2023/74424 dell’Agenzia Entrate1 già da tempo ha previsto l’utilizzo di questo metodo. Da aprile 2025 però tali verifiche potranno avvenire anche sulle fatture emesse.
Indice
Controlli Agenzia delle entrate con l’intelligenza artificiale
L’Agenzia delle entrate, in linea con quanto stabilito dal PIAO (Piano Integrato di Attività e Organizzazione) per il triennio 2024-2026, ha previsto una serie di controlli a carico dei titolari di partita IVA in regime forfettario, per verificare l’ottemperanza alla normativa fiscale di riferimento e assicurarsi dell’uso proprio e corretto del regime in questione.
Ha quindi intensificato i controlli affinché i contribuenti compilino in modo corretto la dichiarazione dei redditi, concentrando l’attenzione anche su altri aspetti chiave possibilmente irregolari, a partire dai requisiti per beneficiare dell’aliquota del 5% fino a rigorosi controlli su altri redditi o trasformazioni sospette di contratti di lavoro. Ad esempio coloro che passano da subordinati ad autonomi, pur rimanendo di fatto dipendenti.
Giro di vite anche sulle spese dedotte riportate nel Quadro RS della dichiarazione dei redditi, che sarà oggetto di specifici controlli. In caso di irregolarità, è previsto un aumento delle sanzioni minime del 10%.
Come indicato già nella direttiva 2023/74424 dell’Agenzia delle entrate, l’intelligenza artificiale è uno degli strumenti impiegati per controllare che i contribuenti agiscano secondo le norme di legge:
“Realizzazione di indicatori di rischio basati su tecniche di machine learning, intelligenza artificiale, analisi di rete e text mining e loro implementazione negli applicativi di analisi.”
Nella pratica, l’AI può essere usata in una fase inziale di screening dei profili, per individuare quelli a più alto rischio. Successivamente interviene il lavoro umano per individuare con certezza situazioni illecite.
Agenzia delle entrate: i controlli sulle fatture
A partire da aprile 2025 il fisco può anche verificare i dati contenuti all’interno delle fatture inviate dai lavoratori autonomi tramite fatturazione elettronica. In un primo luogo andando a visualizzare la descrizione testuale dei servizi proposti. Si vanno quindi a individuare anche altri tipi di incongruenze, come quelle tra il codice Ateco della partita IVA e i servizi proposti.
Per le partite IVA ordinarie questo si traduce anche in verifiche più approfondite sulle detrazioni e sulle deduzioni dei costi sostenuti durante l’anno. Chi lavora con chiarezza e seguendo le norme di legge però non deve temere questi controlli.
La novità riguarda soprattutto le piccole imprese e i liberi professionisti, per cui è consigliato per questi soggetti indicare in modo il più possibile esaustivo i servizi proposti nella descrizione della fattura.
Cosa succede se si supera il limite del regime forfettario
Il regime forfettario è agevolato perché garantisce, in particolare a piccole imprese e liberi professionisti, un’aliquota del 15%, ridotta al 5% nei primi cinque anni di attività. Anche la gestione burocratica e fiscale risulta nettamente snellita.
A fronte di tali vantaggi però, ci sono dei requisiti da rispettare:
- fatturato massimo di 85 mila euro annui;
- il tetto massimo previsto per le spese è di 20 mila euro lordi. Rientrano qui i compensi per i collaboratori, lavoro accessorio, lavoro dipendente ma anche eventuali utili da partecipazione erogati agli associati e le somme dovute per le prestazioni dell’imprenditore e dei familiari;
- per coloro che percepiscono eventualmente redditi da lavoro dipendente o da pensione, il limite annuo previsto da non superare (pena l’esclusione dal regime) è di 30 mila euro.
Nel momento in cui si verifica il superamento di anche uno soltanto tra questi limiti, allora si fuoriesce in automatico dal regime forfettario, perdendo le relative agevolazioni, ma solo a partire dall’anno successivo (se si superano gli 85 mila euro ma si rimane entro la soglia dei 100 mila), per il quale si entra a far parte del regime ordinario. Se invece si supera il limite dei 100 mila euro, allora il passaggio è immediato.
È bene sottolineare che, in caso di apertura della posizione IVA nel corso dell’anno, i limiti vanno ridimensionati proporzionalmente. Non è possibile fatturare ad esempio 60 mila euro in sei mesi e rientrare nel forfettario.
Accertamento Agenzia delle entrate: come difendersi
L’azione di controllo da parte dell’Agenzia delle entrate si concretizza in interventi diretti sulla corretta compilazione della dichiarazione dei redditi e su situazioni di rischio evasione.
Tenere una contabilità ordinata e poter contare sul supporto di un commercialista è senza dubbio prioritario per tutti i contribuenti titolari di partita IVA, anche in regime forfettario, per quanto risulti più semplificato.
Il fisco avvisa tramite notifica dello schema di atto, indicando le violazioni contestabili e i motivi alla base della procedura accertativa.
Il contribuente ha diritto al contraddittorio, in cui illustrerà le proprie controdeduzioni prima che si arrivi all’atto definitivo. Proprio in questa fase è importante non commettere errori o eventuali omissioni, dal momento che le ricadute ai fini dell’inasprimento delle sanzioni sarebbero certe. C’è però un’altra strada da poter percorrere e riguarda l’adesione all’atto.
In sostanza, se si riconosce (in totale o in parte) la validità dell’accertamento, allora è vantaggioso procedere tramite istanza di adesione all’atto, da far pervenire entro e non oltre 30 giorni dalla notifica, il che eviterà un lungo contenzioso e permetterà al contribuente di beneficiare della riduzione delle sanzioni, fino a un terzo della soglia minima prevista dalla legge.
- Direttiva 2023/74424, Agenzia delle entrate, agenziaentrate.gov.it ↩︎
Valeria Oggero
Giornalista