Come investire per i figli? Quattro strategie per “assicurare la pensione” a bambini e ragazzi

In caso di crisi finanziaria, sono strumenti impignorabili. Ma attenzione: dal punto di vista giuridico, ci sono dettagli che possono fare la differenza.

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investire per i figli

In Italia, il futuro pensionistico delle nuove generazioni è spesso fonte di grande preoccupazione. Alla luce di un quadro generale non particolarmente roseo, molti genitori decidono di risparmiare o investire per i figli, per garantire loro un futuro finanziario. Ma quali strumenti adottare e, soprattutto, quando iniziare? Partitaiva.it ha chiesto a Lorenzo Cioffi, consulente finanziario e personal financial advisor, di spiegare le quattro principali strategie da mettere in campo fin da subito per costruire un futuro economico sicuro per i più giovani: Fondo pensione, Piano di Accumulo del Capitale (PAC), riscatto degli anni di laurea e RITA (Rendita Integrativa Temporanea Anticipata).

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Come funziona il Piano di accumulo del capitale (PAC)

Il Piano di accumulo del capitale è una strategia per investire per i figli che prevede versamenti periodici, che possono essere mensili o trimestrali, in fondi comuni o ETF. “Un  PAC in strumenti finanziari (ETF o fondi, attivi o passivi) rappresenta un’alternativa utile soprattutto per i liberi professionisti in regime forfettario che non possono sfruttare i vantaggi fiscali del fondo pensione. Il PAC offre liquidità e flessibilità, ma non è uno strumento previdenziale: non consente deduzioni e non garantisce le stesse tutele”, spiega Lorenzo Cioffi.

Un genitore può aprire un PAC a proprio nome (non può intestarlo al minore) e mantenerne la titolarità fino alla maggiore età del figlio. Questa soluzione consente di sfruttare l’interesse composto nel medio-lungo periodo, adattando nel tempo sia l’importo sia la frequenza dei versamenti, senza penali in caso di modifiche o interruzioni.

Lorenzo Cioffi
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Fondo pensione, investire per i figli a lungo termine

Tra i diversi strumenti, il fondo pensione rappresenta un’opzione solida per garantire un futuro finanziario ai figli. Può essere intestato al minore e funziona più o meno come il PAC, soltanto che i contributi versati sono deducibili dal reddito del genitore fino a un massimo di 5.164,57 euro annui. Secondo il consulente finanziario, aprire un fondo pensione, già in giovane età, presenta tre vantaggi:

  • educativi, perché rappresenta il modo più concreto per trasmettere al figlio l’importanza di una pianificazione previdenziale corretta;
  • previdenziali, perché il fondo pensione ha come obiettivo principale quello di erogare una rendita integrativa al momento del pensionamento. L’importo di questa rendita dipenderà dall’ammontare maturato nel tempo, che cresce grazie alla capitalizzazione composta e, soprattutto, se le risorse vengono investite in modo corretto e adeguato al profilo del risparmiatore. Iniziare presto è fondamentale, però. Più lungo è l’orizzonte temporale, maggiore sarà la crescita del capitale e quindi l’integrazione previdenziale che la rendita potrà garantire. Inoltre, dal 2025 i fondi pensione potranno essere utilizzati anche per integrare l’assegno pubblico e raggiungere la soglia minima richiesta per accedere alla pensione anticipata.
  • fiscali, perché i versamenti sono deducibili dal reddito imponibile entro i limiti di legge, ma solo se il genitore non è in regime forfettario (che non prevede deduzioni). In caso di figlio fiscalmente a carico, la deduzione spetta al genitore che effettua i versamenti. Inoltre, dopo 35 anni di permanenza, la tassazione sui rendimenti scende fino al 9%.

Riscatto degli anni di laurea: quando conviene?

Il riscatto degli anni di laurea può essere un’opzione vantaggiosa per i figli che hanno completato gli studi universitari e desiderano anticipare l’accesso alla pensione. Il costo del riscatto cambia in base agli anni da riscattare e alla propria situazione fiscale. È importante valutare attentamente questa scelta, considerando anche le alternative di investimento disponibili. “La versione agevolata – spiega Cioffi –  ha costi contenuti (6076 euro per anno da riscattare, aggiornati nel tempo), è deducibile dall’IRPEF ed è possibile riscattare anche solo un mese del corso di laurea in funzione delle proprie necessità. Conviene sia per  raggiungere i requisiti contributivi per la pensione anticipata che per coprire carriere discontinue o iniziate in ritardo”.

Tuttavia, è importante sottolineare che il riscatto agevolato aumenta l’anzianità contributiva, ma incide poco sull’importo della pensione, poiché il calcolo si basa su una retribuzione convenzionale molto bassa. “In pratica dà tempo, ma non reddito – precisa Cioffi- . È consigliabile non prenderlo in considerazione troppo presto, e richiedere un preventivo all’INPS (che non obbliga a procedere) per poi valutare la convenienza più avanti, vicino al pensionamento, quando sarà chiaro se quegli anni serviranno davvero. L’INPS nel suo preventivo indicherà sia il costo (che può essere rateizzato fino a 10 anni) che la decorrenza della pensione anticipata che l’impatto sulla rendita previdenziale”. 

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RITA (Rendita Integrativa Temporanea Anticipata), cos’è

Si tratta di una forma di liquidazione anticipata della posizione previdenziale accumulata nel fondo pensione. Consente di ricevere una rendita mensile prima dell’età pensionabile, fino a un massimo di dieci anni, in caso di disoccupazione o cessazione dell’attività lavorativa. Questa opzione può rappresentare una rete di sicurezza per i figli che, una volta entrati nel mondo del lavoro, desiderano una maggiore flessibilità. “È una novità rilevante perché consente di anticipare l’uscita dal lavoro utilizzando il capitale accumulato nel fondo pensione – aggiunge Cioffi -. Tuttavia, bisogna essere consapevoli che la RITA riduce il montante finale disponibile per la rendita vitalizia: offre flessibilità e anticipo, ma a scapito della rendita futura”.

Investire per figli: come garantire loro un futuro finanziario

Secondo il consulente finanziario, per un genitore (e in particolare per un libero professionista), la strategia più efficace per investire per i figli è quella integrata, che prevede l’uso complementare di tutti e quattro gli strumenti:

  • fondo pensione per i benefici fiscali e previdenziali, oltre al valore educativo;
  • PAC per liquidità e flessibilità;
  • riscatto di laurea come opzione da tenere in considerazione più avanti;
  • RITA come possibile via di uscita anticipata, da usare con consapevolezza.

“Così si costruisce un approccio equilibrato che unisce educazione, crescita del capitale, benefici fiscali e previdenziali, e disponibilità di risorse nei momenti chiave della vita”, conclude.

Emanuele Di Maso
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Il punto di vista giuridico, cosa sapere prima di investire per i figli

Alle considerazioni finanziarie si affianca inevitabilmente anche una riflessione di tipo giuridico: quali sono gli aspetti legali da valutare quando un genitore decide di aprire un fondo pensione intestato al figlio minorenne, sottoscrivere un PAC, sostenere il riscatto della laurea o valutare strumenti come la RITA? Per fare luce sulla questione, Partitaiva.it intervistato l’avvocato Emanuele Di Maso, specializzato in debito bancario.

Fondo pensione intestato al minore: chi è il titolare, chi lo gestisce?

Dal punto di vista normativo, la legge prevede che il fondo pensione possa essere aperto anche a favore di soggetti fiscalmente a carico, tra cui rientrano i figli minori. La titolarità formale del fondo è quindi del figlio, ma la gestione compete ai genitori, in quanto rappresentanti legali. “Ai sensi dell’articolo 320 del Codice civile, i genitori rappresentano i figli minori in tutti gli atti civili e amministrano i loro beni – chiarisce l’avvocato -. La gestione del fondo pensione, pur intestato al minore, spetta dunque ai genitori, con eventuale autorizzazione del giudice tutelare per operazioni che eccedono l’ordinaria amministrazione”. Questo implica che la gestione del fondo deve sempre essere orientata al miglior interesse del minore e ogni utilizzo improprio potrebbe configurare responsabilità civile.

PAC intestato al minore, quali sono i limiti?

Il tema si fa ancora più delicato nel caso degli investimenti per i figli attraverso piani di accumulo del capitale (PAC) intestati ai minori stessi. Anche qui la rappresentanza genitoriale trova fondamento nell’art. 320 c.c., ma con alcuni limiti rilevanti. “La sottoscrizione iniziale di un PAC, soprattutto se di importo elevato o caratterizzato da strumenti complessi, può rientrare tra gli atti di straordinaria amministrazione e dunque richiedere l’autorizzazione del giudice tutelare. Anche la liquidazione totale o parziale del PAC potrebbe richiedere autorizzazione, poiché l’art. 320 prevede che i capitali del minore non possano essere riscossi senza il nulla osta del giudice. Inoltre, spiega l’avvocato, che “in caso di conflitti familiari (come separazioni), o in ottica successoria, è possibile adottare misure preventive di tutela come la nomina di un curatore speciale o l’inserimento di clausole testamentarie dedicate”.

Il riscatto agevolato della laurea è una donazione: i problemi di equità

Un altro tema giuridicamente complesso riguarda il riscatto agevolato degli anni di laurea, quando pagato dal genitore. “Si configura come donazione indiretta – spiega Di Maso – in quanto comporta un arricchimento per il figlio e un impoverimento per il genitore, senza contropartita. Rientra dunque nella categoria delle liberalità, con potenziali implicazioni in ottica successoria”. Questo significa che, in caso di più figli, potrebbero sorgere problemi di equità: le liberalità sono soggette al meccanismo della collazione ereditaria, a meno che il genitore non abbia espressamente dispensato uno dei figli. 

Anche dal punto di vista fiscale, se l’importo fosse molto elevato e non rientrasse nelle liberalità d’uso, potrebbe teoricamente essere soggetto all’imposta di donazione. “Se il pagamento del riscatto viene qualificato come liberalità d’uso ai sensi dell’articolo 770, secondo comma, del codice civile, risulterebbe escluso dall’applicazione dell’imposta sulle successioni e donazioni. Invece, in caso contrario, se l’importo supera le franchigie previste (un milione di euro per i figli), potrebbe essere soggetto all’imposta con aliquota del 4%”, spiega l’avvocato. 

In caso di crisi economica familiare, gli strumenti previdenziali sono pignorabili?

Un ulteriore vantaggio degli strumenti previdenziali, come i fondi pensione o la RITA,  è rappresentato dal loro regime di protezione patrimoniale. “La normativa prevede che, nella fase di accumulo, i fondi pensione siano assolutamente impignorabili. È un principio sancito dall’art. 11 del D.lgs. 252/2005 e ribadito dalla giurisprudenza: serve a garantire la funzione previdenziale anche in caso di crisi economiche familiari. Per quanto riguarda la pignorabilità, la RITA, una volta in erogazione, è soggetta agli stessi limiti previsti per le prestazioni pensionistiche ordinarie, beneficiando quindi delle tutele previste ex lege. Quando i fondi pensione passano dalla fase di accumulo a quella di erogazione, si applicano i limiti di pignorabilità previsti per le pensioni ordinarie”, chiarisce l’avvocato.

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Cristina Siciliano

Giornalista e scrittrice

Giornalista pubblicista, classe ‘97, con una solida formazione classica. Dopo la laurea conseguita con lode in Filologia Moderna, ho frequentato un Master in giornalismo politico-economico multimediale presso la 24ORE Business School. Ho collaborato con testate nazionali, come Leggo.it, e locali. Sono autrice del libro Breviario del silenzio: tra anima e parole, edito da Affiori, marchio di Giulio Perrone Editore.

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