- La direttiva UE sulle case green impatta anche sul settore edile e sulle famiglie in Italia.
- Gli immobili dovranno essere adeguati alla normativa entro il 2033.
- La direttiva garantirà alle imprese del settore edile un importante giro di affari.
Tempi sempre più stretti per le case green: la svolta ecologica ed ambientalista dell’Unione europea diventa più stringente: i proprietari devono programmare gli interventi sugli immobili entro il 2033, almeno per quelli che rientrano nelle classi energetiche E, F e G.
La Commissione Industria, Ricerca ed Energia del Parlamento Europeo, lo scorso 9 febbraio 2023, con 49 voti a favore, 18 contrati e 6 astenuti ha approvato la direttiva sulle prestazioni energetiche degli immobili.
La nuova direttiva sulle case green chiede la ristrutturazione, entro il 2033, degli immobili che rientrano nelle classi energetiche E, F e G. Ad essere coinvolti nella direttiva sono gli edifici residenziali: secondo una stima della Commissione europea, in Italia vi rientrano almeno 12,2 milioni di edifici.
Indice
Case green, i provvedimenti UE
Rispetto alla proposta lanciata a dicembre 2021, l’esecutivo di Bruxelles ha alzato leggermente il tiro. L’ipotesi precedente, infatti, prevedeva che gli interventi fossero eseguiti solo e soltanto sulle due classi energetiche più inquinanti: F e G. Adesso, invece, riguardano anche gli immobili in classe E.
Sempre più importante quindi è l’economia verde, che rispetta l’ambiente e garantisce nel tempo un risparmio ai cittadini. Non solo le imprese ne sono coinvolte, ma anche i privati.
Ovviamente la direttiva sulle case green trova due schieramenti opposti: le motivazioni per essere a favore della stessa sono strettamente connessi ai benefici sull’ambiente, ai potenziali risparmi in bolletta e alla creazione di posti di lavoro.
Contro ai provvedimenti ci sono coloro che si dimostrano perplessi sui deprezzamenti degli immobili inquinanti, sui tempi troppo stretti e sui rischi di un aumento dei prezzi dei materiali, come si era già visto con il Superbonus.
Prima di diventare effettivamente definitiva ed operativa, comunque, la direttiva sulle case green deve passare il vaglio della sessione plenaria di marzo del Parlamento europeo. Il passo successivo saranno i negoziati con il consiglio dell’Ue, dove una voce molto importante l’avranno i ministri competenti degli Stati membri, che avranno diritto a dire l’ultima parola.
Ricordiamo che il testo approvato ad oggi stabilisce che gli immobili più inquinanti devono essere portati alla classe E entro il 2030. La classe D deve essere raggiunta entro il 2033, mentre la neutralità assoluta deve essere raggiunta entro il 2050. Esclusi dalla direttiva sulle case green sono gli edifici storici, quelli di culto, le seconde case e gli immobili con una superficie inferiore a 50 metri quadrati.

Case green: quanti edifici sono coinvolti in Italia
Le intenzioni della direttiva europea sulle case green sono senza dubbio positive. È innegabile la necessità di avere degli immobili ecologici e che impattino il meno possibile sull’ambiente. Purtroppo le buone intenzioni si scontrano con una realtà particolarmente pesante, almeno in Italia.
Stando ai dati in possesso di Confedilizia, nel nostro paese non sono in regola almeno 9 milioni di edifici su un totale di 12,2 milioni.
Il 75% degli immobili presenti nel nostro paese è stato costruito prima che entrasse in vigore la normativa sul risparmio energetico e sulla sicurezza sismica.
Andando a dare un’occhiata agli attestati di prestazione energetica, che sono stati emessi nel 2020, il 75,4% si riferisce ad immobili che rientrano nelle classi energetiche più inquinanti: E, F e G. oltre il 35,5% degli immobili appartiene proprio a quest’ultima classe energetica.
Le conseguenze della direttiva Ue
Quali sono le conseguenze della direttiva sulle case green per gli italiani? I contribuenti nostrani, per adeguarsi alle linee imposte dall’Europa, saranno costretti ad effettuare costose ristrutturazioni, per almeno due immobili su tre. Una delle conseguenze più pesanti della decisione europea è una svalutazione degli immobili nella classe energetica più bassa.
Confedilizia, inoltre, ha sottolineato un ulteriore problema: in molti casi gli interventi richiesti per le case green non si possono realizzare materialmente, a causa delle caratteristiche stesse degli edifici interessati.
I tempi strettissimi, con i quali adeguare gli immobili, inoltre, potrebbero provocare un vero e proprio scossone al mercato, causando un aumento spropositato dei prezzi, per l’impossibilità di trovare le materie prime, i ponteggi e la manodopera.
Gli analisti di Silvi Costruzioni Edili, invece, hanno fatto delle previsioni leggermente più positive: gli edifici in classe energetica A, nel 2030, potrebbero essere almeno il triplo rispetto ad oggi. Gli immobili più economici, quindi passeranno dal 5% al 14%, portando ad una riduzione dei consumi compresa tra il 6,5% e l’8,5% kWh/mq.
Immobili ecologici: quanto impattano sull’economia
Per avere un’idea di quale impatto economico possano avere le case green sulle imprese e sul loro giro d’affari, è sufficiente dare un’occhiata agli effetti economici del Superbonus.
A fare una stima ci ha pensato il Censis, che ha valutato in 55 miliardi di euro gli investimenti certificati dall’Enea nel periodo compreso tra agosto 2020 ed ottobre 2022.
Questi numeri sono relativi ad operazioni effettuate utilizzando il superbonus, che hanno attivato un valore di produzione nella filiera delle costruzioni e dei servizi tecnici connessi pari a 79,7 miliardi di euro (effetto diretto).
A questi si sommano 36 miliardi di euro di produzione attivata in altri settori del sistema economico connesso alle componenti dell’indotto (effetto indiretto), per un totale di almeno 115 miliardi di euro.
Case green – Domande frequenti
Gli immobili devono raggiungere la classe E entro il 2030. Entro in 2033 dovranno essere in classe D deve essere raggiunta entro il 2033. La neutralità assoluta deve essere raggiunta entro il 2050.
Secondo le stime di Confedilizia, dovranno essere ristrutturati almeno 9 milioni di edifici. Tutti i dati nell’articolo.
Possiamo dare una risposta a questa domanda osservando il giro d’affari avviato con il superbonus: 55 miliardi di investimenti certificati. Si prospetta un giro di affari imponente per le case green.
Lascia un commento