Cartella esattoriale per errore del commercialista: chi paga quando la colpa è del professionista?

La giurisprudenza è a favore dei contribuenti, ma i "piccoli" importi finiti nel dimenticatoio non sono pochi.

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Ricevere una cartella esattoriale non è mai piacevole per nessuno, che si sia imprenditori, liberi professionisti o privati. Soprattutto quando si è certi di essere in regola, di aver pagato tutto il dovuto e di essere al riparo da “brutte sorprese”. Accade spesso, infatti, la cartella esattoriale sia frutto di un errore del commercialista. Dichiarazioni inviate in ritardo, calcoli sbagliati o mancate comunicazioni possono tradursi anche in richieste di somme cospicue da parte dell’Agenzia delle Entrate. Partitaiva.it ha approfondito l’argomento per capire come tutelarsi in questi casi.

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Cartella esattoriale per errore del commercialista: accade spesso?

Il ministero dell’Economia e l’Agenzia delle Entrate pubblicano regolarmente i dati sul contenzioso tributario ma senza distinguere le cause in dettaglio. Federcontribuenti, un’associazione che monitora queste questioni, ha dichiarato che circa il 56% delle cartelle esattoriali sia il frutto di errori di vario tipo: prescrizione, tributi già pagati, vizi di notifica, errori formali, adempimenti tardivi. La responsabilità di alcuni errori è dell’Agenzia delle Entrate o degli enti locali. Altri, però, dipendono dal commercialista: secondo le stime, fino al 20% dei casi.

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Chi è responsabile per gli errori del commercialista?

Una volta ricevuta la cartella, il Fisco si rivolge sempre al contribuente: è il cliente a dover pagare, indipendentemente dall’origine dell’errore. Questo non significa, però, che il professionista resti senza responsabilità. Se viene dimostrato che la cartella sia frutto di un errore del commercialista, il cliente ha diritto di chiedere un risarcimento. Nella prassi giudiziaria, i tribunali riconoscono di solito il rimborso delle somme aggiuntive generate dall’errore. In presenza di sanzioni, per esempio, vengono riconosciuti gli interessi o l’aggio di riscossione. Per quanto riguarda le imposte – che sarebbero comunque dovute -, l’importo resta a carico del contribuente. 

Il principio è che la delega a un professionista non libera il contribuente dai propri obblighi fiscali. Ma il cliente può difendersi in diversi modi. Innanzitutto rispettando i termini per agire (60 giorni dalla notifica per il ricorso), valutando l’autotutela se l’errore è evidente e chiedendo, nei casi urgenti, la sospensione cautelare. È importante raccogliere e conservare prove del proprio comportamento corretto: ricevute dei pagamenti, mail con istruzioni, copie delle dichiarazioni inviate o delle bozze ricevute.

L’affidamento incolpevole

In caso di sanzioni ricevute, c’è un altro strumento di tutela: se il contribuente dimostra di aver agito con diligenza, affidandosi al commercialista e fornendo tutti i dati richiesti, può invocare “l’affidamento incolpevole” e ottenere la riduzione o perfino l’esclusione delle multe. Infine, resta la possibilità di rivalersi direttamente sul professionista, anche con una diffida formale: in molti casi interviene la polizza assicurativa del commercialista, che può coprire sanzioni, interessi e spese legali, anche se non sempre le imposte dovute.

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Cartella esattoriale per errore del commercialista: le sentenze

Negli ultimi anni i tribunali italiani hanno affrontato diversi casi legati agli errori del commercialista. Per esempio una sentenza del tribunale di Napoli, che si riporta di seguito, ha condannato il professionista a risarcire la cliente che si era vista recapitare cartelle esattoriali per dichiarazioni errate o invii tardivi. 

La sentenza n.2603 del 5 marzo 2024 stabilisce che se il commercialista redige e trasmette una dichiarazione dei redditi con errori — per esempio omettendo l’adeguamento agli studi di settore — è responsabile non solo delle sanzioni, ma anche del maggior onere fiscale che il cliente è costretto a pagare (imposte, contributi, addizionali, etc.), perché questi non sarebbero sorti se la dichiarazione fosse stata fatta correttamente. Inoltre, la perizia tecnica ha confermato che il danno (di oltre 33 mila euro nel caso in esame) sarebbe stato evitato con una dichiarazione regolare, rendendo pertanto l’onere del risarcimento a carico del professionista.

In altri casi, invece, la responsabilità è stata esclusa quando l’imposta sarebbe stata comunque dovuta o mancava un legame diretto tra l’errore e il danno. Ciò a conferma del fatto che ogni situazione sia unica e da gestire in base alle prove disponibili, per cui è bene documentare con attenzione ogni fase del rapporto con il proprio consulente fiscale.

I “piccoli” errori

Il punto dolente è che, in alcune circostanze, gli strumenti di tutela non siano sufficienti. Come dimostrano alcuni commenti disponibili in forum di settore, accade spesso di ricevere cartelle esattoriali frequenti, ma di importi ridotti che scoraggiano il ricorso all’avvocato. “Pratiche per sistemare quanto sbagliato, pagato quanto dovuto allo stato. Errore SUO ma le more e gli interessi, per quanto ‘minimali’ li ho pagati io. Non sono i 20€ …ma il principio del ‘sbaglia lui, ma comunque pago io'”, scrive un utente su Reddit.

E ancora: “Il mio commercialista ha commesso diversi errori nelle mie dichiarazioni di redditi 2021 e 2022 e ho dovuto pagare tra sanzioni di ravvedimento e interessi circa 600€. Senza contare il dover pagare un altro commercialista per un’integrativa recupero credito giacente… e lo stress. Ovviamente, tra email e un totale di 10 integrative inviate potrei mostrare i suoi errori eventualmente e il fatto che avesse tutti i documenti. Mi chiedevo se con un totale di quasi 1000€ di danno si possa fare qualcosa o non ne valga la pena“, scrive un altro.

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Responsabilità professionale del commercialista: il parere dell’avvocato

Quando la colpa è del professionista? Il quadro normativo sulla responsabilità del commercialista si fonda sul principio della diligenza professionale: il professionista deve adempiere agli incarichi con cura, competenza e tempestività. In caso contrario, risponde civilmente dei danni arrecati al cliente. 

La recente riforma delle professioni non ha modificato questa regola di base, ma ha rafforzato gli obblighi deontologici e la formazione continua. In prospettiva, ciò dovrebbe ridurre il numero di errori ma non elimina il diritto del cliente a rivalersi in caso di danno. In altre parole, anche dopo la riforma, se un contribuente riceve una cartella esattoriale a causa di un errore del commercialista, resta intatta la possibilità di ottenere un risarcimento.

Quando fare ricorso

“Anche se l’importo è piccolo, in linea di massima il consiglio è di impugnare, di fare opposizione. Si valuta insieme al cliente la spesa e quando ci sono elementi di fondatezza, dei vizi nella cartella, conviene sempre impugnare – spiega l’avvocata Cinzia Capone, esperta in diritto tributario -. Il problema più frequente, però, è che il cliente arrivi dall’avvocato con la cartella già scaduta. Spesso, infatti, capita che sia il consulente stesso ad avere la delega per aprire e leggere la Pec, motivo per cui il cliente magari viene a conoscenza della cartella esattoriale quando sono già scaduti i termini, per una banale disattenzione e per difetto di un approccio rigorosamente professionale. La conseguenza è il rischio di non poterla più impugnare“. Se il ricorso non si può più fare perché tardivo, il contribuente è costretto a pagare, pena il fermo amministrativo e il pignoramento.

E poi c’è la necessità del quieto vivere. “In questi casi, resta ferma la responsabilità professionale del consulente – continua l’avvocata -. L’errore può capitare anche se non dovrebbe, ma mettersi il professionista contro può essere controproducente: si logorano i rapporti professionali ed umani, che incidono sull’andamento familiare o aziendale del contribuente, a seconda che si tratti di un consumatore o di un professionista e le spese aumentano“.

L’avvocato Cinzia Capone

Il contratto scritto e l’assicurazione

Talvolta il rapporto tra professionista e cliente si basa su accordi orali e fiducia reciproca. Ma questo complica le cose quando ci si trova davanti a un imprevisto. “Ritengo auspicabile che tra consulente e cliente si instauri un rapporto formale, per iscritto, con la specificazione degli esatti adempimenti a carico del consulente, in maniera da delimitare il contenuto della prestazione professionale e le conseguenti responsabilità – commenta Capone -. Quando si riceve una cartella esattoriale per un errore del commercialista, suggerisco sempre al cliente di trovare una soluzione, nonostante la negligenza, l’imperizia, il ritardo del professionista, atteso anche che sussiste sempre l’obbligo per i commercialisti della copertura assicurativa per risarcire eventuali danni”.

Se la cartella esattoriale deriva da un suo errore, ma il commercialista non è disposto a pagare, “il cliente si può anche rivalere, dopo aver saldato la cartella a suo nome, coinvolgendo anche la compagnia assicurativa che garantisce la responsabilità civile del consulente”.

Mai delegare il controllo

Per prevenire simili incidenti di percorso, l’avvocata suggerisce di verificare sempre in prima persona le scadenze. “Il consiglio è di prevenire a monte e non lasciare tutto nelle mani del professionista con delega al 100%; questa è un’abitudine sbagliata – chiosa -. Nonostante molti contribuenti abbiano attività frenetiche da gestire, ditte individuali che li impegnano giorno e notte o la rappresentanza di società più strutturate, bisogna sempre trovare il tempo di controllare anche direttamente documenti e scadenze e, comunque, di porre in essere buone prassi che permettano di monitorare costantemente le notifiche e la gestione delle proprie situazioni fiscali e bancarie e periodicamente la casella di posta elettronica certificata”.

Autore
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Natalia Piemontese

Giornalista

Giornalista pubblicista, sono laureata con Master in selezione e gestione delle Risorse Umane e specializzata in ricerca attiva del lavoro. Fondatrice dell'Academy di Mamma Che Brand, per l'empowerment femminile e la valorizzazione delle soft skills in particolare dopo la maternità, insegno le competenze digitali che servono per lavorare online.

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