È in arrivo un nuovo bonus per le imprese agricole 2026, che verrà riconosciuto come credito di imposta. Fa parte degli incentivi previsti dal piano di transizione 4.0 e viene riconosciuto per investimenti in beni materiali e immateriali, purché funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi. Gli imprenditori del settore potranno quindi recuperare parte di quanto speso per macchinari, software e nuove tecnologie. Lo sconto sconto sulle tasse, però, spetta solo se si rispettano determinati requisiti e condizioni.
A chi spetta il bonus per le imprese agricole nel 2026
Il bonus, introdotto dall’art. 96 del DDL bilancio, è riservato alle imprese attive nella produzione primaria di prodotti agricoli, nella pesca e nell’acquacoltura. Rientrano tra i beneficiari tutte le aziende che operano nei settori del comparto primario e investono in beni strumentali nuovi, materiali o immateriali. Tra le spese ammesse ci sono infatti quelle per macchinari, impianti, software e tecnologie abilitanti 4.0 individuate dalla legge 232/2016.
Il credito d’imposta è riconosciuto però solo per gli investimenti effettuati dal 1° gennaio al 31 dicembre 2026. Tuttavia, è prevista una finestra temporale estesa fino al 30 giugno 2027. In questo caso l’agevolazione spetta per gli investimenti fatti dopo, a condizione che l’ordine sia stato accettato dal venditore entro il 31 dicembre 2026 e sia stato versato un acconto pari almeno al 20% del costo di acquisizione.
Quanto spetta e come funziona
Il credito d’imposta 4.0 per le imprese agricole è pari al 40% per gli investimenti effettuati e ammessi, fino a un massimo di 1 milione di euro. È utilizzabile esclusivamente in compensazione tramite modello F24. Un successivo decreto ministeriale successivo alla pubblicazione della manovra 2026 definirà le modalità attuative e le procedure di concessione.
Quello che sappiamo già è che sarà cumulabile con il credito ZES unica e la maggiorazione degli ammortamenti prevista dalla stessa manovra. Ma per accedere al credito, le imprese devono conservare la documentazione che dimostri l’effettivo sostenimento e la corretta determinazione dei costi agevolabili. Inoltre, sono tenute a indicare, su fatture e documenti di trasporto, l’espresso riferimento alla norma agevolativa. È richiesta infatti anche una certificazione contabile che attesti la corrispondenza tra spese. Questa deve essere rilasciata da un revisore legale dei conti o da una società di revisione.











Redazione
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