Bioeconomia imprese del Sud: come trasforma il Mezzogiorno

Tecnologia e sostenibilità: il Mezzogiorno supera il Centro Nord per aziende che investono in bioeconomia.

di Francesca Di Feo

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cosa si intende per bioeconomia
  • La bioeconomia è il motore di crescita per il Mezzogiorno: innovazione e sostenibilità stanno guidando la trasformazione economica della regione.
  • Quasi un quarto delle imprese del meridione utilizza risorse biologiche, riciclando anche gli scarti, nelle proprie produzioni.
  • Le pratiche “bio” non solo favoriscono la crescita economica locale, ma stimolano anche l’innovazione e il rafforzamento delle filiere, creando un ecosistema imprenditoriale dinamico e competitivo nel Mezzogiorno.

Con quasi un quarto delle imprese attente alla sostenibilità e che impiegano pratiche di bioeconomia nei propri processi produttivi, il Mezzogiorno mostra la propria propensione a reinventarsi nello sfruttare nuove opportunità verso un’economia più verde, resiliente e competitiva.

Le conclusioni tratte dall‘indagine Tagliacarne-Svimez1 confermano questa tendenza e aprono la strada a un’analisi approfondita su come le pratiche sostenibili e le nuove tecnologie stiano plasmando il futuro industriale del Mezzogiorno, promuovendo allo stesso tempo lo sviluppo di un tessuto imprenditoriale innovativo e la crescita di un’economia orientata all’ambiente.

Cosa si intende per bioeconomia

La bioeconomia rappresenta un approccio economico che integra la produzione sostenibile e l’uso di risorse biologiche, come piante, animali e microorganismi, insieme ai loro derivati, per produrre cibo, materiali ed energia, rientrando nel concetto di economia circolare.

Questo è un modello economico che mette in connessione diversi settori, dall’agricoltura alla pesca, dalla biotecnologia all’energia rinnovabile, con l’obiettivo di creare cicli produttivi chiusi che minimizzino gli sprechi e riducano l’impatto ambientale.

La bioeconomia pone un forte accento sulla sostenibilità, cercando di bilanciare le esigenze economiche con la tutela dell’ambiente, promuovendo allo stesso tempo l’innovazione e il progresso tecnologico.

Attraverso l’uso efficiente delle risorse biologiche, la bioeconomia mira a supportare la transizione verso un’economia più verde e circolare, dove le risorse vengono riutilizzate e rigenerare piuttosto che esaurite, contribuendo in grande misura alla lotta contro l’emergenza climatica e alla protezione della biodiversità.

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Mezzogiorno: quasi 1 azienda su 4 è attenta alla bioeconomia

La bioeconomia sembra oggi rappresentare una leva strategica per la crescita economica del Mezzogiorno, che rispetto al Centro Nord sta dimostrando una maggiore capacità di trasformare i propri processi produttivi. Quasi un quarto delle imprese del meridione è impegnato nella sostenibilità, in una tendenza verso un’industria più verde e innovativa.

L’indagine Tagliacarne-Svimez, analizzando un campione di 2.000 imprese industriali, ha rivelato infatti che il 23,6% delle aziende nel Mezzogiorno si dedica alla bioeconomia, una percentuale che supera quella registrata nel resto d’Italia.

L’orientamento verso il “bio” si conferma inoltre, sia nel Mezzogiorno che nel resto d’Italia, come un forte incentivo per gli investimenti nel settore green e nell’innovazione, con una marcata preferenza da parte del 63,2% delle aziende italiane operanti nella bioeconomia (rispetto al 35,5% delle imprese tradizionali).

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In particolare, nel Sud Italia, il 63,4% delle aziende orientate al bio ha dedicato risorse, tra il 2017 e il 2024, allo sviluppo di processi e prodotti che assicurano una riduzione del consumo di energia e acqua o che hanno un impatto ambientale minore (a fronte del 37% delle imprese non bio), una tendenza in sintonia con quella osservata nel Centro-Nord (63,2% delle bio rispetto al 35,2% delle non bio).

Questo impegno nell’innovazione e nella ricerca e sviluppo si riflette anche nella decisione del 57,3% delle imprese bio meridionali di investire in questi ambiti entro la fine dell’anno, superando la percentuale del 45,3% rilevata tra le aziende non bio.

Le imprese bio del Mezzogiorno non si limitano a implementare pratiche produttive sostenibili; mostrano anche una maggiore propensione all’adozione di tecnologie avanzate e modelli di business collaborativi, un approccio che non solo favorisce la crescita economica regionale, ma stimola anche l’innovazione e il rafforzamento delle filiere produttive, creando un ecosistema imprenditoriale più dinamico e competitivo.

Il ruolo dell’economia verde nel Mezzogiorno va quindi visto come un catalizzatore del cambiamento, capace di unire sostenibilità, innovazione e crescita economica.

L’attenzione alla bioeconomia aumenta la competitività

Aumentare la competitività e rispettare le normative nazionali e internazionali rappresentano le leve trainanti che spingono le aziende “bio” del Mezzogiorno a intraprendere la transizione ecologica.

Tra il 2017 e il 2021, oltre la metà (il 56%) delle imprese “bio” nel sud dell’Italia ha investito per adattarsi alle norme e alle regolamentazioni imposte sia a livello nazionale che europeo. In parallelo, il 52,4% delle aziende ha però anche riconosciuto l’importanza di aumentare la propria competitività attraverso investimenti che promuovano pratiche sostenibili e rispettose dell’ambiente.

Un notevole 30,5% delle imprese ha inoltre investito in iniziative ambientali come reazione all’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia, mentre il 29,3% delle aziende si è impegnato in investimenti ambientali mosso dalla convinzione che l’inquinamento e l’emergenza climatica costituiscano un rischio serio non solo per le singole imprese, ma per l’intera società.

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Tecnologia, open innovation e formazione per un futuro sostenibile

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Le imprese del Mezzogiorno dimostrano una capacità unica di unire sostenibilità e innovazione per trasformare i propri settori. Attraverso investimenti in tecnologie 4.0, il 59,8% delle aziende (contro il 56,3% del Centro Nord) non solo ottimizza i propri processi produttivi, ma introduce anche pratiche più rispettose dell’ambiente, riducendo lo spreco e migliorando l’uso delle risorse naturali.

Questo avviene anche grazie all’adozione di modelli open innovation in collaborazione con università, centri di ricerca, clienti e fornitori, attraverso i quali il 50% delle aziende bio del Sud favorisce e contribuisce attivamente alla creazione di soluzioni innovative che rispondono sia alle esigenze del mercato sia alle sfide ambientali.

Un’apertura verso l’esterno che non solo accelera naturalmente il processo di innovazione, ma facilita anche la diffusione di pratiche sostenibili nell’intero ecosistema produttivo.

Aumenta l’attenzione anche verso le attività di formazione e sviluppo professionale dei dipendenti: riconoscendo l’importanza delle competenze tecniche e professionali nel sostegno della crescita sostenibile, le aziende smart, il 61%, investono in programmi di formazione che preparano i lavoratori alle sfide della moderna bioeconomia, tramite lo sviluppo di competenze individuali e il rafforzamento del capitale umano.

  1. Imprese: il Sud batte il Centro-Nord nel “bio”, indagine Tagliacarne-Svimez, tagliacarne.it
    ↩︎
Autore
Classe 1994, immediatamente dopo gli studi ho scelto di intraprendere una carriera nel Project Management in ambito di progetti Erasmus+ per EPS. Questo mi ha portato ad approfondire in particolare le tematiche inerenti alla fiscalità delle PMI, anche se la mia area di expertise risulta oggi molto più ampia in questo ambito. Oggi sono copywriter freelance appassionata di scrittura e di innovazione per le piccole e medie imprese.

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