Milano ha preso una decisione netta: stop alle cassette di sicurezza, le cosiddette “key-box”, utilizzate per la consegna autonoma di chiavi per gli affitti brevi. Il nuovo divieto, che diventerà operativo tra circa 30 giorni, proibisce l’installazione di questi dispositivi su suolo pubblico. Con la delibera approvata dal Consiglio comunale, il capoluogo lombardo si aggiunge così al gruppo di città italiane che hanno scelto di intervenire. In caso di mancato rispetto del divieto, sono previste sanzioni per i trasgressori.
Affitti brevi, le città che hanno vietato o regolamentato le key-box
Firenze è stata tra le prime città a introdurre un divieto esplicito. Dal 25 febbraio 2025, nel capoluogo toscano non è più possibile installare cassette porta-chiavi su facciate e spazi accessibili dalla strada nelle aree centrali della città. Il divieto è assoluto nel centro storico e nell’Oltrarno, zone considerate patrimonio da tutelare. Le cassette non conformi devono essere rimosse in tempi rapidi, con multe che possono arrivare fino a 400 euro se non si rispettano le regole.
Roma ha scelto invece un approccio più operativo, con rimozioni mirate nelle zone di maggior valore storico e turistico. Le sanzioni, fino a 400 euro, colpiscono proprietari o condomìni considerati responsabili dell’installazione di dispositivi sul suolo pubblico o su edifici vincolati.
A questo elenco si aggiunge ora Milano. Qui il divieto riguarda qualsiasi installazione su arredo urbano, segnaletica stradale, cancellate, pali della luce o altre strutture pubbliche. Chi non rispetta le regole rischia multe da 100 a 400 euro, oltre al pagamento delle spese di rimozione.
Le città dove ancora si possono utilizzare
Accanto alle tre città che hanno già introdotto norme precise, esistono poi altri centri dove il tema è oggetto di crescente attenzione. Venezia, Bologna, Napoli, Verona, Torino, Genova, Lecce e Como vengono spesso indicate come realtà in cui le key-box sono molto diffuse o considerate problematiche per decoro urbano e sicurezza. Tuttavia, in questi casi, non si è ancora arrivati a un divieto formale. Le discussioni si sono tradotte soprattutto in segnalazioni dei residenti, petizioni o prime ipotesi di regolamento ancora allo studio.












Redazione
Il team editoriale di Partitaiva.it