Il parlamento europeo ha approvato il cosiddetto pacchetto omnibus UE del Green Deal. Si avvia così un un percorso di revisione delle norme più impegnative per le imprese e per le pubbliche amministrazioni per gli Stati membri. Le novità in materia di sostenibilità, rendicontazione ESG e due diligence riguardano quindi anche l’Italia. Per le imprese questo si traduce in riduzione degli oneri amministrativi e gradualità nell’applicazione delle nuove regole, senza però rivedere formalmente gli obiettivi climatici al 2050.
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Cosa prevede il pacchetto Omnibus UE per le imprese
Il pacchetto omnibus UE modifica alcuni dei regolamenti e delle direttive cardine del Green Deal europeo. Gli ultimi interventi di revisione del parlamento UE, in particolare, hanno introdotto norme per semplificare e rendere più flessibile le direttive sulla sostenibilità d’impresa ambientale, sociale e di governance (ESG) e sulla verifica della catena di fornitura (due diligence).
Nel dettaglio, l’obbligo di presentare un report di sostenibilità completo e complesso (il report ESG) è stato innalzato e si applica ora solo alle aziende di maggiori dimensioni, con oltre 1.000 dipendenti e fatturato netto superiore a 450 milioni di euro. Le aziende che non rientrano nelle soglie più alte possono optare per report semplificati con meno indicatori.
Il pacchetto limita la due diligence obbligatoria, cioè la verifica per prevenire impatti negativi su diritti umani e ambiente nella filiera, ai grandi gruppi (più di 5.000 dipendenti e ricavi superiori a 1,5 miliardi di euro). L’applicazione di questo obbligo sarà comunque graduale, con una priorità ai settori identificati come ad alto rischio di impatto (ad esempio, quelli dove è più probabile il lavoro minorile o l’inquinamento grave).
Altri aiuti e semplificazioni in arrivo
Il parlamento UE ha concesso poi tempi di adeguamento più estesi alle piccole e medie imprese (PMI) per l’adozione degli standard di sostenibilità, ovvero gli ESRS (european sustainability reporting standards). Si tratta delle PMI quotate, che non dovranno usare la versione completa degli standard richiesta alle grandi realtà ma una versione semplificata, che include meno indicatori di quelli richiesti alle società maggiori. L’obbligo di rendicontazione entra in vigore a partire dall’esercizio 2028. Il primo report (relativo ai dati del 2028) dovrà quindi essere pubblicato nel 2029. Il parlamento ha rinviato di due anni rispetto alla scadenza originale.
Infine, il pacchetto prevede un generale snellimento delle procedure e una riduzione degli oneri amministrativi per tutti gli operatori economici. Per mitigarne l’impatto economico e operativo. Agli Stati membri, come l’Italia, viene concessa maggiore flessibilità e autonomia per recepire e attuare le direttive. Per la pubblica amministrazione, il pacchetto introduce elementi di flessibilità utili per gare e appalti, favorendo capitolati più chiari e coerenti con le reali condizioni di mercato, in particolare nell’energia e nell’ambiente.
Cosa cambia per l’Italia
Per il sistema produttivo italiano, caratterizzato da una forte componente manifatturiera e da una base industriale costituita in larga parte da PMI, il pacchetto omnibus UE può tradursi in una serie di vantaggi. Tra questi, c’è la riduzione degli adempimenti documentali nel breve periodo e la riduzione della pressione sulle PMI, spesso costretti a una pianificazione degli investimenti ESG che ali accomuna ai grandi committenti.
Inoltre, il pacchetto introduce una maggiore disponibilità di risorse da destinare a innovazione, efficientamento energetico ed economia circolare. Questo comporterà benefici diretti anche per la logistica, che potrà dilazionare nel tempo gli investimenti in sistemi avanzati di tracciabilità, monitoraggio emissioni e audit di filiera, riducendo l’impatto su margini e liquidità.













Redazione
Il team editoriale di Partitaiva.it