Rottamazione quinquies, per Giorgetti “sarà l’ultima”: ecco quanto ha incassato e perso lo Stato con le precedenti

Si discute di una soluzione per gli "esodati".

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rottamazione quinquies sarà ultima

Non ha prodotto negli anni sostanziali benefici sotto il profilo del recupero del gettito fiscale. E in più sembra addirittura che incoraggi i contribuenti a non pagare le tasse. Stiamo parlando della rottamazione delle cartelle, refrain leghista riproposto, nella sua versione rottamazione quinquies in salsa meloniana, nell’ultima manovra di Bilancio. 

Dal ministro Giancarlo Giorgetti una promessa: “Questa volta è l’ultima”. E poi: “Lo facciamo per dare fiato a imprese che non ce la farebbero a onorare il debito tutto in una volta. In secondo luogo è una sorta di spalmatura, una rateizzazione”. Al titolare del Mef, in effetti, non è rimasta altra scelta che mettere le mani avanti per giustificare una misura che di fatto non ha sortito gli effetti sperati e che per giunta strizza l’occhio agli evasori. Ecco perché.

Quando parte la rottamazione quinquies e cosa prevede

La nuova rottamazione delle cartelle esattoriali prevista in manovra 2026 prevede la definizione agevolata delle cartelle esattoriali notificate entro il 31 dicembre 2023. Sarà possibile rimettersi in regola con il Fisco attraverso un pagamento del dovuto che non potrà superare le 54 rate bimestrali, con decorrenza dal 31 luglio 2026. Cosa non si paga con la rottamazione è già noto: sanzioni e interessi di mora vengono cancellati con un colpo di spugna. 

Come aderire e le scadenze

Quando parte la rottamazione quinquies? È possibile aderire, entro il termine del 30 aprile 2026, per i debiti affidati all’agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2023. Per aderire alla rottamazione delle cartelle 2025 la comunicazione delle somme dovrà avvenire entro il 30 giugno, mentre il versamento della prima rata o dell’intero importo entro il 31 luglio 2026.

Per chi sceglie la rateazione, la seconda e la terza 2026 scadranno rispettivamente il 30 settembre e il 30 novembre. Le rate dalla quarta alla cinquantunesima dovranno essere versate: il 31 gennaio, il 31 marzo, il 31 maggio, il 31 luglio, il 30 settembre e il 30 novembre di ciascun anno, a decorrere dal 2027. Per le rate dalla cinquantaduesima alla cinquantaquattresima, infine, le scadenze saranno il 31 gennaio 2035, il 31 marzo 2035 e il 31 maggio 2035.

Quali cartelle si possono rottamare

Quali sono le cartelle esattoriali che si possono rottamare? E qui i nodi arrivano al pettine perché i tecnici del Mef questa volta hanno aggiunto un “filtro”, una sorta di clausola che differenzia la rottamazione 5 dalle precedenti e cioè l’esclusione delle cartelle che sono frutto di accertamenti fiscali. In pratica, la misura non contempla tutte le tipologie di cartelle ma solo quelle per imposte semplicemente dichiarate e non versate.

Rottamazione 5, chi resta escluso?

Secondo il commercialista e tributarista Gianluca Timpone, la nuova pace fiscale proposta dal governo Meloni presenta criticità rilevanti: “Sebbene sia un aiuto per molti – commenta l’esperto – l’esclusione degli accertamenti riduce drasticamente la platea dei beneficiari, limitando l’intervento a situazioni che, per la loro natura, avrebbero probabilmente trovato una soluzione anche senza agevolazioni, magari con maggiore difficoltà ma con esiti definitivi”. 

E aggiunge: “La vera criticità emerge quando si analizza l’impatto di questa esclusione sui contribuenti che avevano aderito alla rottamazione quater, ma con cartelle derivanti da accertamenti – aggiunge -. Molti di questi, per le più svariate ragioni (spesso legate a difficoltà economiche impreviste), sono purtroppo decaduti dal piano rateale decisamente troppo breve (soltanto 5 anni con le prime 2 rate pari al 20% dell’intero importo rottamato)”.

Al danno si aggiunge la beffa: non solo non possono rientrare nella nuova rottamazione cartelle ma allo stesso tempo si vedono costretti a restituire il residuo del debito in un’unica soluzione, insieme alle sanzioni e agli interessi che erano stati in precedenza stralciati.

La proposta per i “decaduti” o “esodati” dalla rottamazione

Le criticità poc’anzi evidenziate hanno reso evidente l’urgenza di un correttivo alla legge di Bilancio. Poiché le modifiche non devono incidere sui saldi di bilancio della manovra, la proposta più concreta sembrerebbe essere quella di far rientrare nella nuova pace fiscale i decaduti dalla rottamazione quater con cartelle da accertamento. Consentire a questa platea di rientrare in un piano di definizione, magari con le stesse favorevoli rateizzazioni della rottamazione 5, non graverebbe sui conti dello Stato. Anzi, recupererebbe crediti altrimenti destinati all’inesigibilità, evitando al contempo una profonda ingiustizia sociale.

L’equità che manca

“È fondamentale evitare di creare una categoria di ‘esodati della rottamazione‘ – spiega Timpone – contribuenti che, per un’interpretazione troppo rigida o selettiva delle norme, si ritrovano in condizioni peggiorate e senza vie d’uscita. La logica delle prime quattro rottamazioni, che includevano tutte le cartelle, era dettata da un principio di equità e dalla necessità di dare una chance a chi si trovava in difficoltà, indipendentemente dalla genesi del proprio debito – conclude -. La rottamazione 5, così come è concepita, rischia di aiutare chi, in fondo, avrebbe potuto onorare il debito anche senza agevolazioni, e di condannare chi, con oneri ben più consistenti derivanti da accertamenti, si trova in una posizione oggettivamente più complessa”.

Rottamazione cartelle, dal 2016 recuperati appena 33 mld su 111 previsti

9 miliardi entro il 2036: è questa la previsione di incassi per lo Stato relativa all’ultima rottamazione delle cartelle. Ipotesi che solo il tempo potrà confermare o smentire. Intanto, però, i numeri impietosi della Corte dei conti raccontano il tentativo maldestro dei governi, dal 2016 ad oggi, di fare della rottamazione delle cartelle esattoriali uno strumento facile e veloce per fare cassa.

Quanto ha incassato lo Stato in quattro rottamazioni

33 miliardi: ecco quanto ha incassato lo Stato con le quattro rottamazioni. A dirlo sono i giudici contabili, specificando che la previsione di gettito superava i 111 miliardi di euro. Risultati modesti che si aggiungono ad un altro dato, quello dei mancati versamenti delle rate dopo aver attivato la sanatoria che hanno superato i 47 miliardi. La Corte dei conti, attingendo ai dati dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha potuto calcolare anche che dall’ultima rottamazione, la quater, sono stati incassati al 31 dicembre 2024 complessivamente 12,2 miliardi. Un dato che evidenzia “un’adesione (e quindi al momento anche una riscossione) superiore alle stime contenute nella relazione tecnica” della legge che introdusse l’ultima definizione agevolata.

Ma ci sono altri 11,2 miliardi di rate scadute nel 2023 e 2024 che non sono mai stati versati e “probabilmente una quota cospicua delle adesioni alla rottamazione è finalizzata a ritardare la riscossione coattiva”.

La prima rottamazione delle cartelle esattoriali prevedeva un introito pari a 19,6 miliardi ma di fatto gli incassi superarono di poco i 9 miliardi, mentre la quota di omessi versamenti fu pari a 10,5 miliardi (53%). La rottamazione bis, datata 2017, ha fruttato poco più di 3 miliardi (il 32%) a fronte di una previsione di 9,3 miliardi, mentre 6,3 miliardi non sono mai arrivati nelle casse dell’Erario. La rottamazione ter del 2018 stimava di incassare 29,3 miliardi, ma riscosse appena 8,5 miliardi (il 29%), a fronte di 19,5 miliardi di omessi versamenti. 

Rottamazione quinquies: i dubbi della Corte dei conti

Forti dubbi in termini di incassi e di lotta all’evasione fiscali sono stati espressi dalla Corte di conti anche sull’ultima rottamazione cartelle 2025 e, in generale, sulla reiterazione di misure di definizione agevolata dei carichi pendenti.

Il ragionamento illustrato in audizione in parlamento sulla manovra da Mauro Orefice, presidente di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei conti, è perfettamente in linea con quello espresso anche da Bankitalia e dall’ufficio parlamentare di Bilancio: “Nonostante il perimetro limitato – ha detto Orefice -, escludendo i casi di mancata presentazione della dichiarazione dei redditi delle imposte e le somme dovute a seguito di accertamento, l’intervento sconta, comunque, le criticità più volte sottolineate dalla Corte. In particolare, la possibilità che la misura possa ridurre la compliance fiscale, il rischio che l’Erario possa diventare un finanziatore dei contribuenti morosi, incentivando l’omesso versamento come forma di liquidità, l’incertezza sugli effetti sui saldi di finanza pubblica, potenzialmente negativi, soprattutto se le adesioni dovessero superare le stime iniziali”. 

Sulla stessa linea anche Fabrizio Balassone, vice capo del dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia: “L’evasione fiscale, come noto, danneggia la crescita e produce iniquità, sfavorendo le imprese e i cittadini onesti. La manovra apre a una nuova rottamazione: uno strumento che in passato non ha accresciuto l’efficacia nel recupero di gettito (…) perché è stato pagato meno della metà di quanto era dovuto”. 

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Patrizia Penna

Giornalista professionista

Sono nata a Catania, mi sono laureata con lode in Lingue e Culture europee all'Università di Catania. Ho lavorato per quasi vent'anni come redattore al Quotidiano di Sicilia, ho curato contenuti ma anche grafica e impaginazione. Oggi sono una libera professionista. Mi occupo di informazione, uffici stampa e curo sui social media la comunicazione di aziende, anche straniere.

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