“Le sanzioni amministrative previste a carico del datore” per l’omesso versamento in busta paga delle ritenute previdenziali e assistenziali “non sono incostituzionali“, lo ha stabilito la Corte costituzionale con la sentenza n.103 e specificato nella nota redatta l’8 luglio.
Ritenute in busta paga: le sanzioni per l’omesso versamento
La questione era stata sollevata dal Tribunale di Brescia che aveva considerato l’importo più basso previsto per l’infrazione sproporzionata rispetto alla gravità dell’illecito. L’illecito in questione è punito con una sanzione pecuniaria da una volta e mezza a quattro volte l’importo omesso entro la soglia di 10.000 euro annui. La Consulta ha ritenuto la sanzione conforme ai principi costituzionali non rilevando alcuna sproporzione.
La nota della Corte Costituzionale
La Corte ha specificato anche che il legislatore gode di ampia discrezionalità “nella determinazione del trattamento sanzionatorio, anche nell’ambito degli illeciti amministrativi”. Nella nota si legge che “il contrasto all’evasione contributivache nella specie concerne somme destinate all’erogazione al lavoratore di prestazioni essenziali e attinenti a beni irrinunciabili, giustifichi la severità della risposta sanzionatoria, che appare così proporzionata alla gravità della condotta e al grado di protezione costituzionale dei beni coinvolti”. La Consulta ha inoltre spiegato: “Il giudizio di ragionevolezza della scelta legislativa non muta per il fatto che, ove l’omesso versamento costituisca reato e la pena detentiva sia convertita in pena pecuniaria, il relativo importo possa essere inferiore a quello della sanzione amministrativa, poiché tale comparazione, puramente aritmetica, non tiene conto delle diversità strutturali e di contenuto che sussistono fra responsabilità amministrativa e responsabilità penale, che si connota sempre come maggiormente afflittiva”.
Redazione
Il team editoriale di Partitaiva.it