Con le temperature record raggiunte in questi giorni nelle principali città italiane, le regioni hanno innalzato l’allerta dando disposizioni precise per la tutela e la sicurezza dei lavoratori. Inoltre è stato firmato il protocollo nazionale per le emergenze climatiche, che stabilisce linee guida precise per le aziende.
Nonostante le numerose direttive per i datori di lavoro in diversi settori, il rischio per chi lavora come rider continua ad essere alto, soprattutto nelle ore più calde. Glovo, nota azienda di consegne a domicilio, ha proposto pochi centesimi in più a questi lavoratori, di fatto autonomi, per proseguire nonostante il caldo. Non ci sta la UIL, che ha dichiarato come questa disparità sia inaccettabile per chi lavora per società di questo tipo.
Caldo estremo e consegne a domicilio: i rischi
I rider sono tutti quei lavoratori, per lo più impiegati come collaboratori autonomi con ritenuta di acconto o partita IVA, che si occupano di consegnare a domicilio piatti pronti preparati dai ristoranti. Il tramite di questi lavoratori è costituito da note applicazioni come Glovo o Deliveroo, che erogano una percentuale sulle singole consegne.
Questi lavoratori consegnano con qualsiasi condizione meteo e stanno affrontando in questi giorni non pochi rischi legati alla sicurezza e alla salute, dovuti a temperature che in molti luoghi d’Italia hanno toccato i 40 gradi.
Nel frattempo le Regioni si sono mosse per garantire misure specifiche per la prevenzione dei danni alla salute per i lavoratori di diversi comparti ed è stato siglato un protocollo nazionale per l’emergenza climatica. Intanto Glovo, una nota società di consegne a domicilio, ha proposto un’indennità economica ai rider che lavorano con le temperature estreme.
Un bonus del 2% per temperature tra 32 e 36 gradi, del 4% tra 36 e 40 gradi, dell’8% se si superano i 40 gradi. Importi esigui che su commissioni di pochi euro possono raggiungere qualche decina di centesimi e che non prevengono i rischi alla salute per questi lavoratori. Denaro che dovrebbe secondo l’azienda essere destinato all’acquisto di acqua, sali minerali e crema solare.
La UIL chiede un intervento per tutelare i rider
Date le evidenti disparità tra questi lavoratori, impiegati in modo autonomo, e i dipendenti regolarmente assunti presso le aziende, la UIL è intervenuta per chiedere una regolarizzazione dei contratti. Con un recente comunicato stampa la segretaria confederale della Uil, Vera Buonomo e il segretario generale della Uiltrasporti, Marco Verzari spiegano:
“Non possiamo tollerare che ci siano ancora aziende che considerano i rider come lavoratori autonomi, quando, di fatto, sono dipendenti da un algoritmo che assegna loro consegne e tempi, ma senza le tipiche tutele garantite dalla contrattazione.”
Lavoratori autonomi con tutto ciò che ne consegue, come il pagamento di tasse e contributi, la mancata copertura della malattia e delle ferie, che si vedono discriminati anche in merito alla sicurezza. In questa vicenda, oltre alla questione di un evidente sfruttamento della forza lavoro per rispondere ad un profitto, spicca anche la questione del lavoro di fatto autonomo, ma con logiche da dipendente.
Il problema delle partite IVA false, in cui un’azienda non assume il lavoratore ma di fatto quest’ultimo lavora come dipendente a tutto tondo, è una realtà diffusa e che in questo contesto si caratterizza da conseguenze critiche per i lavoratori.
Redazione
Il team editoriale di Partitaiva.it