Habemus papam. Papa Leone XIV ci incoraggia a costruire ponti di pace. Sarà in grado di fare le scelte rapide e coraggiose che il mondo si aspetta? La sua figura sembra godere di ampi consensi, ma anche di un’eredità pesantissima. Il nuovo Papa agostiniano dovrà affrontare la crisi economica strutturale della Chiesa cattolica per evitare di compromettere la sua missione universale. I dati più recenti, le analisi degli esperti e le stesse parole di Papa Francesco delineano un quadro tutt’altro che rassicurante, in cui il deficit, la cattiva gestione del patrimonio e l’insostenibilità del sistema previdenziale richiedono un intervento urgente.
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Le riforme finanziarie di Papa Francesco
Quando nel 2013 Benedetto XVI decise di dimettersi, lo Stato Vaticano era in piena crisi finanziaria. Allora la Banca d’Italia stabilì il blocco di tutti i pagamenti elettronici, provvedimento solitamente impiegato quando sussistono sospetti di riciclaggio. Il suo successore, il progressista gesuita Papa Francesco, venne scelto anche nella speranza potesse agire con maggiore determinazione sulle degenerazioni della Curia.
Bergoglio, con la sua riforma dello IOR (Istituto per le Opere di Religione), ha introdotto le norme internazionali antiriciclaggio, istituito una segreteria per l’Economia – che ha potere di veto sui bilanci degli altri dicasteri – con accentramento all’APSA (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica) della gestione di tutti i beni immobili e il trasferimento allo IOR della gestione dei beni mobili. A capo della segreteria per l’Economia non ha nominato un prete, ma lo spagnolo Maximino Caballero Ledo, con competenze specifiche in materia. Papa Leone XIV confermerà questa scelta?
Non sarebbe la prima volta nella storia della Chiesa che una crisi economica porti a riforme strutturali incisive. Già nel Medioevo il sistema delle indulgenze, che comportò poi la Riforma protestante, nacque in parte da necessità finanziarie. Proprio con Leone X, per ironia della sorte, le indulgenze subirono un nuovo impulso. Nel XIX secolo, però, la perdita del potere temporale costrinse la Santa Sede a ripensare completamente il suo rapporto con l’economia e il potere.
Un agostiniano sul soglio di Pietro: Papa Leone XIV per tradizione o rinnovamento?
La provenienza di Leone XIV dall’ordine di Sant’Agostino potrebbe non essere un dettaglio marginale. “Ama e fa’ ciò che vuoi”, scriveva il santo d’Ippona, suggerendo che un’etica autentica nasca da un orientamento interiore prima che da regole esteriori. Se il Vangelo ricorda che “non si può servire Dio e la ricchezza”, Agostino sosteneva che i beni materiali non fossero intrinsecamente cattivi e che il loro valore dipendesse dal loro impiego (“Il denaro è buono per chi ne fa buon uso, cattivo per chi non sa usarlo”).
Questo approccio potrebbe suggerire che Papa Leone XIV non punterà necessariamente a una Chiesa povera in senso materiale, ma a una gestione dei beni orientata a fini più alti, come lo stesso santo d’Ippona consigliava: “Usa il mondo, non farti usare dal mondo”. A confermarlo ci sarebbe la scelta del nome. Leone XIII, con la sua Rerum Novarum, fu infatti il primo Papa a elaborare una dottrina sociale organica della Chiesa in risposta alle trasformazioni della rivoluzione industriale.
Le entrate della Santa Sede e il patrimonio immobiliare vaticano
Papa Francesco, nei suoi 12 anni di pontificato, ha avviato una sostanziosa spending review, tagliando gli stipendi dei cardinali – che però ricevono 5 mila euro al mese –, dei superiori ecclesiastici e dei religiosi, riducendo pure gli affitti di favore per gli appartamenti dei porporati. Misure che, però, non hanno prodotto il risanamento dei conti. La Santa Sede – secondo i dati diffusi dal programma Porta a porta – continua ad avere un deficit di oltre 70 milioni l’anno, che avrebbe raggiunto gli 87 milioni di euro nel 2024. Secondo altre fonti quest’ultimo sarebbe stato ridotto dalla chiusura in positivo dell’APSA e dello IOR.
Il patrimonio del Vaticano ammonterebbe a circa 4 miliardi di euro. I ricavi derivano dalle sua attività d’impresa – grazie a scuole, università, ospedali, Musei Vaticani, prodotti editoriali, merchandising –, dalla gestione del patrimonio immobiliare, dalle attività finanziarie e dalle donazioni, come l’Obolo di San Pietro e l’8 per mille.
A contribuire al declino di queste ultime è certamente la disaffezione nei confronti della Chiesa, frutto dei continui scandali che l’hanno coinvolta e che hanno dimostrato come una porzione irrisoria delle entrate sia destinata alle opere di carità e come gli enti di gestione finanziaria del Vaticano siano spesso coinvolti in operazioni poco chiare. Lo IOR è stato accusato di aver gestito tesoretti di nazisti, mafia, altre associazioni criminali, di aver avuto un ruolo centrale nel tracollo del Banco Ambrosiano, di aver partecipato a società offshore inserite in operazioni di riciclaggio.
Destano polemiche pure le proprietà degli immobili. Secondo un’indagine dell’Osservatorio del Politecnico di Milano riportata da “Il Sole 24 Ore”, in Italia gli entri ecclesiastici possiedono 45.927 edifici, per una superficie complessiva di 38,6 milioni di metri quadrati e un valore stimato di 42,5 miliardi di euro. Si tratta di chiese, scuole, convitti, ospedali, centri parrocchiali e residenze che godono pure di esenzione totale dall’IMU. Il Vaticano, da solo, possiederebbe oltre 5 mila immobili nel mondo, per la maggior parte ubicati in Italia, a Roma e dintorni.
Il nodo pensioni e le questioni globali per la Chiesa cattolica
Papa Francesco aveva già lanciato l’allarme sul rischio pensioni per le future generazioni. Come interverrà il suo successore nel merito?
Leone XIV dovrà poi affrontare i temi divisivi non più rinviabili, come il diaconato femminile, la benedizione degli omosessuali, le adozioni dei minori da genitori LGBTQ+, l’apertura della comunione ai divorziati risposati, la poligamia in Africa, gli abusi sessuali nella Chiesa. Il rischio è quello di fratture interne.
L’altro fronte è quello dei rapporti internazionali e, in particolar modo, con l’Oriente. Leone XIV proseguirà l’attuazione dell’accordo di Francesco con Pechino sulle nomine episcopali? I “ponti di pace” che ha detto di voler costruire già nel suo primo discorso ai fedeli suggerirebbero una continuità in questa apertura diplomatica, pur nella fermezza dottrinale.
Il paradosso e la vera sfida di Papa Leone XIV
Il paradosso che Leone XIV si trova ad affrontare è quello di un’istituzione bimillenaria che predica la povertà evangelica mentre gestisce miliardi di patrimonio. Questa contraddizione, lungi dall’essere meramente contabile, è lo specchio di una crisi d’identità che attraversa il cattolicesimo contemporaneo.
Forse la vera riforma economica della Chiesa non passerà principalmente attraverso consulenti finanziari e spending review, ma da un ripensamento radicale del rapporto tra spiritualità e materialità. Leone XIV ha davanti a sé un’opportunità storica: trasformare una crisi contabile in una rinascita spirituale che abbia come naturale conseguenza l’adozione di un’economia alternativa orientata al bene comune. Riuscirà a reimpostare una relazione tra Vangelo ed economia, in un mondo che ha disperatamente bisogno di testimoni autentici? Ai posteri l’ardua sentenza.
Ivana Zimbone
Direttrice responsabile