- Il Consiglio dei Ministri ha approvato il DFP 2025 (ex DEF), analizzando i diversi scenari economici meno favorevoli per l’Italia rispetto ad alcune variabili.
- Le stime di crescita dell’economia italiana sono state riviste al ribasso, in linea con l’incertezza del contesto internazionale: il PIL italiano salirà dello 0,6% nel 2025, la metà rispetto alle attese iniziali.
- Il Documento di Finanza Pubblica, a differenza del DEF, contiene una sintesi dei risultati raggiunti nel 2024 e descrive le previsioni di spesa su sanità , pensioni, lavoro e investimenti.
Previsioni caute e stime di crescita riviste al ribasso: questa è la sintesi dei contenuti del Documento di Finanza Pubblica 2025 (ex DEF) approvato dal governo il 9 aprile scorso che dovrà passare successivamente in Parlamento e verrà infine inviato alla Commissione europea entro il 30 aprile.
In un contesto instabile e incerto a livello internazionale, tra guerre, dazi americani, inflazione e alleanze geopolitiche, le previsioni di crescita economica italiana diventano difficili sia nel breve sia nel lungo periodo.
Per tutte queste motivazioni il governo ha mantenuto una linea cauta e prudente sugli andamenti economici, soffermandosi principalmente sui risultati raggiunti sino a questo momento, per quanto riguarda PIL, debito pubblico e deficit, piuttosto che porre nuovi obiettivi per il futuro.
Indice
- DFP 2025 (ex DEF) approvato dal governo
- DFP 2025: le previsioni sull’economia italiana e gli scenari economici
- 1. Rallentamento del commercio mondiale
- 2. Andamento dei tassi di cambio
- 3. Aumento dei prezzi dei beni energetici
- 4. Tensioni nei mercati finanziari
- DFP 2025, previsioni di spesa per sanità e pensioni
- Le altre misure inserite nel DFP 2025
DFP 2025 (ex DEF) approvato dal governo
Il DFP 2025 si articola in due sezioni: la prima contiene il Rapporto annuale 20251 e descrive i progressi compiuti nell’anno precedente in materia di finanza pubblica, riforme e investimenti. Nella seconda sezione, invece, vengono fornite delle previsioni, analisi e tendenze della finanza pubblica per gli anni successivi.
Rispetto al DEF, si tratta di un documento più semplice di aggiornamento sui conti della finanza pubblica, come ha spiegato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Il passaggio da DEF a DPF è stato deciso in linea con le direttive europee.
Le previsioni relative al PIL italiano indicano una crescita dello 0,6% nel 2025, in linea con le ultime previsioni della Banca d’Italia2, ma pari alla metà rispetto a quanto stimato inizialmente nel Piano Strutturale di Bilancio (1,2%). Per il 2026 e il 2027, invece, è previsto un aumento del PIL pari allo 0,8%.
La revisione al ribasso si è resa necessaria in seguito all’introduzione dei dazi americani, ma anche valutando le ipotesi di una nuova crisi energetica e delle condizioni variabili dei mercati finanziari.
In linea con quanto concordato con la Commissione UE e previsto nel Piano Strutturale di Bilancio, invece, il rapporto deficit/PIL è atteso quest’anno attorno al 3,3%, per poi scendere al 2,8% nel 2026 e al 2,6% nel 2027.
DFP 2025: le previsioni sull’economia italiana e gli scenari economici
Il Documenti di Finanza Pubblica 2025 ha analizzato anche alcune simulazioni di crescita diverse rispetto al contesto di riferimento, prendendo in considerazione quattro scenari economici di rischio che si basano sulle condizioni meno favorevoli per l’Italia rispetto a queste variabili:
- il rallentamento del commercio mondiale;
- le variazioni dei tassi di cambio;
- possibili aumenti dei prezzi dei beni energetici;
- le condizioni dei mercati finanziari.
Per ciascuno di questi fattori di rischio sono state valutate le conseguenze e implicazioni macroeconomiche.
1. Rallentamento del commercio mondiale
Il primo scenario economico ipotizza un rallentamento del commercio internazionale legato all’introduzione dei dazi americani sui prodotti europei e mondiali. In seguito alla decisione del presidente americano di introdurre dazi sui prodotti europei e cinesi, le istituzioni del Vecchio Continente hanno tempestivamente adottato delle contromisure sui prodotti USA, spingendo Donald Trump a revocare il provvedimento nei confronti dell’Europa.
In un contesto di incertezza sul mercato mondiale, caratterizzato da protezionismo, dazi e contro misure, ad avere la peggio potrebbe essere l’andamento dell’export di alcuni settori produttivi.
Valutando la possibilità di un’escalation di interventi, il tasso di crescita del PIL italiano risulterebbe ulteriormente in discesa di 0,1 punti percentuali nel 2025 e di 0,2 punti nel 2026.
La ripresa della domanda mondiale ripartirebbe dunque dalla fine del 2027 quando, secondo le previsioni, si riuscirebbe a tornare ai livelli iniziali, per poi accelerare ulteriormente nel corso dell’anno successivo.
2. Andamento dei tassi di cambio
Il secondo scenario prende come riferimento l’andamento del tasso di cambio, ipotizzando un deprezzamento dell’Euro rispetto al dollaro in misura minore dello scenario di riferimento per tutto il 2025, con conseguente apprezzamento della valuta europea nei confronti del dollaro per il 2026.
Il rafforzamento dell’Euro rispetto alle altre valute, come analizzato in questo contesto, provocherebbe una crescita del PIL inferiore di -0,1 punti percentuali a partire dal 2026 e la confermerebbe anche per il 2027.
3. Aumento dei prezzi dei beni energetici
In linea con quanto accaduto negli anni precedenti e in conseguenza alle tensioni in Medio-Oriente, il terzo scenario ipotizza un’evoluzione dei prezzi dei beni energetici meno favorevole per l’Italia.
Secondo le ipotesi adottate, l’aumento dei prezzi del petrolio e del gas partirebbe dal terzo trimestre del 2025 e si protrarrebbe per tutto il 2026, con aumenti di rispettivamente 10 dollari e 10 euro. Le quotazioni del petrolio sarebbero quindi pari a 77,5 dollari nel 2025 e a 78,8 dollari nel 2026, mentre quelle del gas sarebbero pari a 50,6 euro in media nel 2025 e a 46,8 euro nel 2026.
A parità di queste condizioni, si assisterebbe a un’ulteriore riduzione del tasso di crescita del PIL di -0,2 punti percentuali nel 2026 e -0,1 punti nel 2027.
4. Tensioni nei mercati finanziari
L’ultimo scenario valuta l’ipotesi di condizioni meno favorevoli nei mercati finanziari. Viene ipotizzato, sempre a partire dal terzo trimestre 2025, un livello del tasso di rendimento del BTP a dieci anni maggiore di 100 punti base.
Con condizioni meno vantaggiose per gli investimenti nel debito pubblico si andrebbero a manifestare anche maggiori livelli dello spread BTP-Bund, con ripercussioni negative sulle condizioni di credito bancario per le imprese e i cittadini.
In questo scenario, la crescita del PIL italiano si attesterebbe sul valore negativo di -0,3 punti percentuali nel 2026, e poi oltre i -0,5 punti a partire dal 2027.
DFP 2025, previsioni di spesa per sanità e pensioni
Nella sezione II del documento3 vengono fornite alcune previsioni sulle spese per la sanità pubblica, le prestazioni sociali e le pensioni fino al 2028. La spesa prevista per l’erogazione di prestazioni sociali di carattere previdenziale e assistenziale è in crescita a 484,6 miliardi nel 2027, seppur mantenendo la stessa incidenza sul PIL (attorno al 20%).
La voce principale che contribuisce a tale crescita riguarda le pensioni, che arriveranno a pesare 365,6 miliardi nel 2027. Molte altre prestazioni sociali, come ad esempio l’assegno unico, l’invalidità civile e altre forme di sostegno al reddito, avranno un aumento più contenuto, indicativamente sui 119 miliardi nel 2027.
Spesa 2025 per la sanitÃ
Sanità | 2025 | 2026 | 2027 |
---|---|---|---|
Spesa complessiva | 143.872 miliardi | 149.820 miliardi | 151.635 miliardi |
Incidenza sul PIL (%) | 6,4% | 6,4% | 6,4% |
Tasso di variazione (%) | 3,6% | 4,5% | 1,2% |
La spesa sanitaria è risultata pari a 138.335 milioni di euro nel 2024, con un aumento del 4,9% rispetto al 2023. Le previsioni di spesa per il 2025 sono pari a 143.372 milioni di euro, con un tasso di crescita del 3,6% rispetto all’anno precedente e un’incidenza sul PIL pari al 6,4%.
A pesare su questi aumenti sono diverse voci di spesa, tra le quali gli oneri legati ai rinnovi contrattuali per il personale dipendente nel comparto sanitario, ma anche gli interventi previsti dal PNRR e le funzioni svolte dal ministero della Salute, nonché tutti gli interventi programmati per il miglioramento ed efficientamento del Servizio Sanitario Nazionale.
Spesa 2025 per pensioni e altre prestazioni sociali
Prestazioni sociali e assistenziali | 2025 | 2026 | 2027 |
---|---|---|---|
Spesa complessiva pensioni | 344.410 miliardi | 355.300 miliardi | 365.620 miliardi |
Incidenza sul PIL (%) | 15,3% | 15,3% | 15,3% |
Tasso di variazione (%) | 2,2% | 3,2% | 2,9% |
Spesa complessiva altre prestazioni sociali | 116.690 miliardi | 117.560 miliardi | 119.000 miliardi |
Incidenza sul PIL (%) | 5,2% | 5,1% | 5,0% |
Tasso di variazione (%) | 7,0% | 0,7% | 1,2% |
Anche la spesa pensionistica andrà via via ad aumentare nei prossimi anni sino a raggiungere un’incidenza pari al 17,1% entro il 2040, per poi scendere nuovamente sotto il 14% a partire dal 2060. Per il 2025 sono previste spese fino a 344.410 miliardi di euro per le pensioni (+2,2%), e 116.690 miliardi per le altre prestazioni sociali o assistenziali (+7%).
Questo incremento riflette l’andamento demografico dei prossimi decenni, quando i nati nel periodo del boom economico inizieranno a lasciare il lavoro e andranno in pensione. La sfida per il futuro sarà quella di contenere la spesa senza penalizzare le prestazioni sociali.
Le altre misure inserite nel DFP 2025
Altre voci centrali del DFP riguardano la pressione fiscale e gli interventi per favorire l’occupazione. Notizie incoraggianti arrivano dal mercato del lavoro, dove i dati evidenziano una crescita dell’occupazione con la previsione di +1% su base annua e un tasso di disoccupazione che potrebbe scendere sotto l’8,5%.
Il governo ha confermato il taglio del cuneo fiscale, che dovrebbe proseguire fino alla fine dell’anno in corso con uno stanziamento di 3 miliardi di euro. Sempre sul fronte della riforma fiscale, è stata prorogata la delega alla fine del 2025.
La spinta agli investimenti pubblici grazie ai fondi del PNRR potrebbe avere ulteriori impatti positivi sulla crescita economica del Paese, considerando che gli investimenti saranno pari al 3,6% del PIL nel 2025, in linea con l’obiettivo di modernizzazione delle infrastrutture e digitalizzazione del Paese.
- Documento di Finanza Pubblica, Sezione I, Mef, dt.mef.gov.it ↩︎
- Proiezioni macroeconomiche per l’economia italiana, Banca d’Italia, bancaditalia.it ↩︎
- Documento di Finanza Pubblica, Sezione II, Mef, dt.mef.gov.it ↩︎
Laura Pellegrini
Giornalista e content editor