PIL e lavoro, sale l’occupazione ma non la ricchezza delle famiglie: le regioni che crescono di più

Il report ISTAT sui conti economici territoriali mostra grandi differenze tra Nord e Sud.

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Il PIL cresce dello 0,7% nel 2024. A dirlo è l’ultimo report ISTAT. A trainare l’economia italiana è soprattutto il Nord Ovest, seguito dal Centro. Buone le performance del Mezzogiorno, che però resta distante dal Nord; il Nord Est frena. La crescita modesta del PIL, nonostante il rientro dell’inflazione, non si traduce in maggiore ricchezza da parte delle famiglie. I consumi reali crescono dello 0,6% e il reddito pro capite – soprattutto al Sud – esprime la difficoltà di far quadrare i conti a fine mese. Alcuni territori si mostrano più dinamici di altri.

Quali sono le regioni che crescono di più in Italia

Il Nord Ovest si conferma l’area economicamente più solida del Paese, grazie alla spinta dei servizi finanziari e del comparto immobiliare. La crescita dell’1% è supportata sopratutto da Lombardia e Piemonte. Al Centro, invece, i numeri sono più bassi, anche se comunque positivi. Grazie al settore terziario, in questa parte d’Italia l’economia è cresciuta dello 0,8%. In linea con la media nazionale anche i territori del Mezzogiorno, che hanno registrato un +0,7% in un anno. In frenata invece il Nord Est, cresciuto solo dello 0,1% grazie all’export industriale.

Mezzogiorno: salgono gli occupati, ma stipendi ancora sotto la media

Sebbene al Nord l’economia sia più forte, i dati ISTAT mostrano un Mezzogiorno che inverte i trend storici quando si analizzano i numeri del mercato del lavoro. La crescita degli occupati nel Sud Italia è stata pari al 2,2%, doppia quasi alla media nazionale (+1,6%), sostenuta in particolare dai servizi e dal turismo. Tuttavia, l’aumento dei posti di lavoro non si è tradotto ancora in un balzo della ricchezza prodotta. Il valore aggiunto per ora lavorata resta infatti inferiore rispetto alle regioni del Centro e del Nord Italia.

A quanto ammonta il potere d’acquisto delle famiglie

In generale, la ripresa del mercato del lavoro non si sta traducendo in un aumento proporzionale della ricchezza reale in Italia, né al Nord, né al Sud. Questo fenomeno deriva in gran parte da un’inflazione che, sebbene oggi appaia sotto controllo, ha lasciato in eredità un livello dei prezzi strutturalmente più alto rispetto al triennio precedente. Le famiglie si trovano a gestire bilanci dove le voci per energia e beni primari occupano ancora uno spazio preponderante, riducendo drasticamente il margine destinato al consumo discrezionale. L’incremento dei consumi nazionali è stato infatti di appena lo 0,6%.

Distribuzione della ricchezza, il reddito medio al Nord e al Sud resta differente

Anche la distribuzione geografica della ricchezza continua a mostrare un’Italia a due velocità. Al Centro Nord infatti il reddito pro capite è pari a 25.900 euro, mentre nel Mezzogiorno è pari a 17.800 euro. Il risultato è un diffuso ricorso al risparmio cautelativo. Invece di investire nel rinnovo di beni durevoli – come auto o elettrodomestici – o in investimenti privati a lungo termine, le famiglie preferiscono accumulare liquidità.

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