Famiglie italiane sempre più povere, ma aumentano i ricchi: il 5% controlla metà del patrimonio nazionale

A perdere di più è il ceto medio, seguito dalla fascia più povera della popolazione. Il 48% della ricchezza in mano a 1,3 milioni di famiglie.

Adv

salario stipendio significato

Le famiglie italiane sono sempre più povere. Nonostante la crescita dei salari – a ritmo più veloce dell’inflazione – il potere d’acquisto si abbassa e non recupera i livelli pre-crisi. A dirlo sono i dati diffusi da ISTAT e CENSIS. A rimetterci di più sono i poveri e il ceto medio. La ricchezza si concentra – e aumenta – solo nelle mani di pochi.

La distribuzione della ricchezza in Italia

Secondo il 59° Rapporto del CENSIS, tra il primo trimestre del 2011 e il primo trimestre del 2025, la ricchezza delle famiglie italiane ha registrato una diminuzione in termini reali pari all’8,5%. La perdita colpisce in misura maggiore il ceto medio e le fasce più povere della popolazione.

I dati sulla distribuzione della ricchezza mostrano infatti che il segmento più vulnerabile, quello composto dal 50% delle famiglie più povere (ossia la metà con il patrimonio inferiore) ha subito una riduzione del 23,2%. Le famiglie che si posizionano nella fascia centrale più abbiente della popolazione (subito sotto i più ricchi) hanno registrato invece cali compresi tra il 24,3% e un massimo del 35,3%. Mentre quelle che sono appena sotto la vetta, quasi nel 10% più facoltoso, hanno sperimentato una diminuzione più contenuta del patrimonio, pari al 17,1%. In netto contrasto con il resto della popolazione, il 10% delle famiglie più ricche non solo ha evitato perdite, ma ha incrementato il proprio patrimonio. Questa fascia ha registrato un aumento del 5,9%. All’inizio del 2025, il 60% della ricchezza nazionale risulta essere posseduto dal 10% delle famiglie più abbienti (circa 2,6 milioni di nuclei familiari).

Salari reali inferiori dell’8,8% rispetto al 2021

Sul fronte del lavoro, i dati ISTAT confermano invece che, a settembre 2025, le retribuzioni, in termini reali, risultano essere ancora inferiori dell’8,8% rispetto al periodo pre-pandemia. Pur essendoci stati aumenti, infatti, questi non sono stati tali da compensare l’aumento del costo della vita che c’è stato negli anni.

Nel 2025 le retribuzioni monetarie stanno crescendo più velocemente dei prezzi (+2,9% a fine 2025), permettendo un recupero rispetto all’inflazione di oggi. Ma il potere d’acquisto perso non è stato ancora recuperato del tutto e si prospetta lento. Inoltre, per il 2026 la crescita delle retribuzioni pro capite è prevista in leggera decelerazione, attestandosi in media d’anno a +2,4%, riducendo così margini per colmare il divario accumulato.

Autore
Foto dell'autore

Redazione

Il team editoriale di Partitaiva.it

Siamo un team di giornalisti, consulenti, commercialisti e altri professionisti che ogni giorni si occupano di temi legati al lavoro, fisco, economia, previdenza e finanza.

Lascia un commento

Continua a leggere

Iscriviti alla Newsletter

Il meglio delle notizie di Partitaiva.it, per ricevere sempre le novità e i consigli su fisco, tasse, lavoro, economia, fintech e molto altro.

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.