Regime IVA terzo settore 2026, arriva la quinta proroga: quanto dura e le novità in arrivo

In corso di completamento il decreto per il Registro unico nazionale del terzo settore. Ecco i rischi scongiurati del rinvio e le nuove esigenze di allineamento con la normativa comunitaria.

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regime IVA terzo settore 2026

Le organizzazioni del terzo settore possono tirare un sospiro di sollievo: l’entrata in vigore del nuovo sistema IVA sarà infatti rinviata di altri dieci anni. L’annuncio è giunto direttamente dal ministero dell’Economia e delle Finanze durante la conclusione della settima edizione di Cantieri viceversa, l’iniziativa che promuove il dialogo tra il mondo non profit e quello della finanza sostenibile. Ha poi trovato conferma in un decreto approvato in sede di Consiglio dei ministri.

Andrea Giannone, funzionario del MEF, aveva dichiarato che i tecnici ministeriali stavano lavorando per rispondere alle sollecitazioni provenienti dalle associazioni di categoria e dalle commissioni parlamentari. La dilazione temporale prevista ha esteso i termini per un decennio, costituendo una significativa risposta ai timori espressi dagli enti del settore, preoccupati per l’aumento degli obblighi burocratici che il nuovo quadro normativo comporterebbe.

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Regime IVA terzo settore 2026, quinto rinvio

Senza la proroga, dal primo gennaio 2026 le organizzazioni non profit avrebbero dovuto transitare da un sistema di esclusione a uno di esenzione IVA, con conseguenti nuovi obblighi amministrativi, tra cui l’acquisizione della partita IVA. Una transizione che trae origine da un procedimento di contestazione avviato dall’Unione europea nel 2008, che ha portato il legislatore italiano a stabilire, attraverso il decreto legge 146 del 2021, il passaggio degli enti al regime di esenzione.

La data di implementazione originaria era fissata per gennaio 2022, ma ha subito quattro successive posticipazioni: prima a gennaio 2024, poi a luglio dello stesso anno, successivamente a gennaio 2025 e infine a gennaio 2026. Il nuovo intervento rappresenta quindi il quinto differimento, questa volta con un arco temporale decisamente più ampio.

Le nuove esigenze

“Benché la proroga fosse attesa e annunciata – dichiara a Partitaiva.it Alberto Brusacà, dottore commercialista e revisore legale esperto nel terzo settore – il sistema associativo italiano non ha potuto che rispondere positivamente al rinvio”. Il lungo termine, prosegue Brusacà, rappresenta senza dubbio “più che una proroga, una presa d’atto da parte del legislatore della necessità di creare le condizioni per allineare il sistema associativo italiano con quello comunitario. Infatti, rimane una considerevole distanza tra la realtà del no profit italiano e quella europea, gap che dovrà essere affrontato in modo definitivo nei prossimi dieci anni”.

Stante questa necessità, conclude Brusacà, “l’ulteriore rinvio era auspicabile alla luce delle criticità che il mondo del terzo settore si troverà ad affrontare proprio dal 1 gennaio 2026 con l’avvio del nuovo regime fiscale contenuto nel Titolo X del decreto 117/2017. Infatti, con il nuovo anno entrerà in vigore la fiscalità prevista nella riforma del terzo settore dopo il benestare comunitario notificato nel marzo 2025. Con particolare riferimento al mondo sportivo, va rilevato che ancora si sta misurando con la recente riforma dello sport (decreto 36/2021 in primis) e che l’approssimarsi delle nuove disposizioni in materia di IVA avevano già creato forti timori e perplessità. Maggiormente colpite sarebbero state le piccole e medie Associazioni sportive (ASD) ad oggi non dotate di partita IVA che avrebbero subito un ulteriore appesantimento amministrativo pur rimanendo nell’alveo di una IVA a zero. L’auspicio è quello di non ritrovarsi in una situazione analoga a quella attuale tra nove anni e mezzo, nella speranza che la dilazione dei termini venga utilizzata per favorire un percorso di integrazione e informazione delle realtà che saranno coinvolte nella riforma”.

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Le novità in arrivo

Alessandro Lombardi, responsabile del dipartimento delle Politiche sociali del ministero del Lavoro, ha anticipato gli ulteriori sviluppi normativi: le autorità stanno completando il decreto relativo al Registro unico nazionale del terzo settore, con particolare attenzione alla revisione del sistema delle deleghe, per renderlo più funzionale e accessibile nella gestione delle pratiche amministrative legate al registro. Come sottolineato da Giancarlo Moretti, rappresentante del Forum terzo settore, l’obiettivo principale è costruire un terreno comune di comprensione tra due mondi che storicamente hanno trovato difficoltà nel comunicare efficacemente.

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Roberto Rais

Giornalista e autore

Giornalista e autore, consulente e coordinatore editoriale, collabora con agenzie di stampe e società editoriali italiane ed estere specializzate in economia e finanza, gestione di impresa e organizzazione aziendale.

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