L’Istat lascia invariata la stima sulla crescita del PIL 2024 a 0,7% e quella su deficit a -2,4%. Si abbassa, invece la stima sul debito pubblico, dal 135,3% al 134,9%. Rispetto a marzo, l’istituto di statistica rielabora la stima del saldo primario (l’indebitamento netto a cui si sottrae la spesa degli interessi) per il 2024, passando dallo 0,4% allo 0,5%. Sale pure la spesa per interessi del 10,1%. Complessivamente, i dati sull’economia italiana migliorano. Ecco i settori che funzionano meglio e quelli che perdono appeal.
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I settori che trainano l’economia italiana
A contribuire alla crescita del PIL sia la domanda nazionale al netto delle scorte – per lo 0,6% – sia quella estera netta per 0,1 punti. Il valore aggiunto è aumentato in agricoltura (2%), nelle costruzioni (1,1%) e nei servizi (0,8%). L’industria, invece, è in sostanziale stagnazione. Nell’ambito del settore dei servizi, si sono registrati rilevanti incrementi nel valore aggiunto nel comparto dei servizi di informazione e comunicazione (+1,3%), attività finanziarie e assicurative (+2,9%), attività immobiliari (+3,1%) e attività professionali, scientifiche e tecniche; amministrative e servizi di supporto (+1,9%).
Consumi famiglie 2024: più informazione e comunicazioni, meno vestiti
Come si può leggere nel rapporto dell’istituto, nel 2024 la spesa per consumi finali delle famiglie residenti è cresciuta, in volume, dello 0,5%. Nell’ambito dei consumi finali interni, la componente dei servizi è salita dello 0,8% e quella dei beni dello 0,5%; gli incrementi più significativi, in volume, si sono registrati nelle spese per trasporti (+3,9%), in quelle per informazione e comunicazioni (+4,3%) e nelle uscite per alberghi e ristoranti (+2%). Si sono registrate variazioni particolarmente negative nelle spese per vestiario e calzature (-3,4%) e per servizi sanitari (-3,8%).
Gli investimenti fissi lordi hanno segnato un incremento, in volume, dello 0,5%. La componente delle costruzioni è salita dell’1,5% e quella dei prodotti della proprietà intellettuale del 2,6%; quella delle macchine e attrezzature è scesa dell’1,5% e quella dei mezzi di trasporto del 4,6%.
Istat, la pressione fiscale cresce ancora nel 2024
Negativo, invece, il dato sulla pressione fiscale che, nel 2024, è cresciuto ancora, passando dal 41,2% del 2023 al 42,5%. La ragione? L’aumento delle entrate fiscali e contributive più alto rispetto al PIL a prezzi correnti. Guardando i valori del 2020-2021, la pressione fiscale è aumentata di oltre un punto percentuale.
Istat, i dati sul lavoro nel 2024: aumentano i lavoratori e le retribuzioni lorde
Nel 2024 le unità di lavoro (ULA) sono aumentate del 2,2%: sono cresciute del 2,3% le unità di lavoro dipendenti e dell’1,8% di quelle indipendenti.
I redditi da lavoro dipendente sono aumentati del 5,2% e le retribuzioni lorde del 5,3%. Queste ultime hanno registrato una crescita dell’1% nel settore agricolo, del 4,4% nell’industria in senso stretto, del 5,6% nelle costruzioni e del 5,7% nei servizi. In termini di retribuzione lorda, i lavoratori dipendenti hanno visto un incremento del 2,9% nell’insieme dell’economia, a sintesi di aumenti nell’industria in senso stretto (+3,5%), nelle costruzioni (+4,3%) e nei servizi (+2,8%) e di un calo in agricoltura (-2,0%).
Revisione PIL 2023
L’Istat ha ritoccato pure la stima sul PIL del 2023: dallo 0,7% al 1%, grazie all’aumento dei consumi delle famiglie e delle amministrazioni pubbliche, rispettivamente allo 0,5% e all’1,1%. Crescono anche gli investimenti al 10,1%, contro il 9% delle stime di marzo.
I settori che più hanno contributo alla crescita del PIL sono: le costruzioni (+4,5%); l’industria (+0,1%); le attività professionali (+2%). Scendono le attività finanziarie e assicurative di 3,6 punti, i servizi di informazione e comunicazione dell’1,7%, il commercio, il trasporto, il magazzinaggio, gli alloggi e la ristorazione dell’1,9%.
Redazione
Il team editoriale di Partitaiva.it