Flat tax al 5 % su straordinari e festivi, chi ci guadagna davvero e il calcolo della busta paga

Lavorare oltre il proprio turno, di notte e nei giorni rossi potrebbe diventare l'unico modo per aumentare - e di poco - lo stipendio.

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Una flat tax al 5% applicata sugli straordinari per alleggerire il carico fiscale e aumentare il netto in busta paga. È questa la spinta ai salari su cui il governo sta lavorando in vista della manovra. L’idea, emersa nelle ultime settimane, è ancora oggetto di valutazioni a Palazzo Chigi. Ma chi ne trarrebbe vantaggio? Partitaiva.it ha approfondito l’argomento con Franco Borrini, dottore commercialista iscritto all’Ordine di Milano, revisore contabile, CTU presso il tribunale di Milano e CEO di Strategy Tax Law STP Srl.

Flat tax al 5% sugli straordinari, come funziona

La detassazione, ancora in fase di definizione, riguarderebbe gli straordinari, i festivi e il lavoro notturno. L’obiettivo è quello di incrementare il netto dei lavoratori, grazie a una flat tax nuova, un’imposta sostitutiva con un’aliquota speciale meno onerosa di quella dell’IRPEF ordinaria. Si parla di un’aliquota ridotta al 5% sugli straordinari, con un tetto massimo di circa 3 mila euro e riservata ai redditi fino a 80 mila euro all’anno.

Oggi, invece, l’aliquota varia in base allo scaglione di reddito: dal 23% al 43%, più le addizionali regionali e comunali. Per esempio, un’ora di straordinario, che sulla carta vale per esempio 10 euro, in realtà al lavoratore ne lascia meno ( 6,5 oppure 7 euro), perché il resto viene assorbito da tasse e contributi. Con la flat tax al 5%, i contributi previdenziali resterebbero invariati, mentre il carico fiscale sugli straordinari e sui festivi diminuirebbe rispetto all’aliquota Irpef ordinaria.

Il calcolo della busta paga

Per esempio, su 1.000 euro lordi annui di straordinari:

  • un lavoratore con aliquota marginale del 35% risparmierebbe circa 300 euro;
  • con aliquota del 43%, il risparmio supererebbe 350 euro.

E quindi, chi accumula fra 500 e 1.500 euro all’anno di straordinari e festivi potrebbe ottenere un incremento netto tra 150 e 450 euro, a seconda del reddito e dell’aliquota ordinaria applicata. Franco Borrini chiarisce con precisione: “L’effetto immediato sarebbe un incremento del netto in busta paga, perché l’imposta sostitutiva al 5% andrebbe a sostituire l’aliquota IRPEF ordinaria e le addizionali, che per i redditi medio-alti oscillano facilmente tra il 25% e oltre il 35%. In pratica, un’ora di straordinario verrebbe tassata molto meno. Tuttavia, i contributi previdenziali resterebbero comunque dovuti nella misura ordinaria: ciò significa che il lavoratore non perderebbe ‘anzianità contributiva’, ma l’impatto sulla pensione sarebbe neutro, mentre il beneficio sarebbe tutto sul fronte fiscale immediato”.

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Flat tax al 5% sugli straordinari: chi ci guadagna

Secondo Borrini, si tratterebbe di un vantaggio concreto, ma destinato a una platea relativamente limitata di lavoratori: “A trarne vantaggio sarebbero soprattutto i dipendenti con redditi medio-bassi o medio-alti che fanno un uso regolare degli straordinari: penso in particolare a settori come la manifattura, la logistica, la sanità e il commercio. Per loro, l’incremento del netto in busta paga sarebbe tangibile, pur senza impattare sulla contribuzione previdenziale. Resterebbero invece esclusi sia i lavoratori autonomi e professionisti, sia coloro che, per la tipologia contrattuale o aziendale, non hanno accesso agli straordinari formalizzati. Inoltre, chi percepisce redditi molto elevati potrebbe non rientrare per via del limite degli 80 mila euro annui”.

Il rischio della normalizzazione dello straordinario

Nonostante la tassazione alleggerita, i contributi previdenziali all’INPS continuerebbero ad essere versati nella misura ordinaria. Questo significa che l’anzianità contributiva e il calcolo della pensione non subirebbero conseguenze, lasciando inalterata la tutela previdenziale. “Il vantaggio – precisa il dott. Borrini – è tutto sul piano fiscale immediato: il lavoratore incassa di più, ma i contributi restano tali, quindi non ci sono penalizzazioni sulla pensione futura”.

Dietro la misura si nasconde però un potenziale effetto collaterale: la normalizzazione dello straordinario come componente sistemica della retribuzione. Un pericolo noto in molti settori, dove il lavoro extra è già oggi utilizzato per compensare carenze di organico. “In alcune realtà – sottolinea – il provvedimento potrebbe finire per incentivare l’uso degli straordinari non tanto per premiare la produttività, quanto per sopperire a una gestione strutturalmente carente del personale. Questo rischia di snaturare lo spirito della misura, trasformandola da incentivo occasionale a leva ordinaria per equilibrare i conti interni di aziende sotto pressione”.

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Autonomi e partite IVA fuori dalla riforma

Un ulteriore limite riguarda l’esclusione di alcune categorie di lavoratori: autonomi, liberi professionisti, partite IVA e collaboratori atipici, per i quali non è previsto alcun beneficio. In questi ambiti – come evidenzia lo stesso Borrini – la marginalità si gioca su altre variabili, come l’efficienza organizzativa o la pressione fiscale complessiva.

Nonostante la rilevanza politica del provvedimento, resta forte il dubbio che si tratti più di un intervento spot, funzionale a dare ossigeno a una platea specifica, piuttosto che l’inizio di una riforma fiscale di ampio respiro. La misura, infatti, non tocca la struttura dell’IRPEF né interviene sulle aliquote contributive, e non modifica la dinamica salariale nel lungo termine. “Si tratta chiaramente – conclude Borrini – di una misura selettiva e temporanea. Non tocca la struttura complessiva dell’Irpef, non modifica le aliquote contributive e non interviene sulla dinamica retributiva di lungo periodo. È dunque una misura che può dare respiro immediato ai lavoratori dipendenti, ma con effetti limitati sia sul potere d’acquisto futuro sia sulle pensioni, che restano legate alla contribuzione ordinaria”.

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Cristina Siciliano

Giornalista e scrittrice

Giornalista pubblicista, classe ‘97, con una solida formazione classica. Dopo la laurea conseguita con lode in Filologia Moderna, ho frequentato un Master in giornalismo politico-economico multimediale presso la 24ORE Business School. Ho collaborato con testate nazionali, come Leggo.it, e locali. Sono autrice del libro Breviario del silenzio: tra anima e parole, edito da Affiori, marchio di Giulio Perrone Editore.

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