Diventare freelance e lasciare il lavoro dipendente non è solo il sogno di molti, ma la realtà concreta di chi ha deciso di “cambiare vita” e oggi riesce a moltiplicare i guadagni che prima riceveva in busta paga. A volte la scelta è dettata dal desiderio di maggiore libertà, ma molto spesso è la risposta a esigenze di flessibilità, crescita e sostenibilità personale. Da dove cominciare per diventare freelance? Come si fa a trasformare un’idea o una volontà in una nuova realtà professionale autonoma? Partitaiva.it ha analizzato il fenomeno per scoprire come trasformare un’idea o un bisogno in una professione autonoma da svolgere da remoto.
Indice
Diventare freelance e lavorare da remoto: le professioni più richieste
La ricerca “Flexible Working” di Adecco, in collaborazione con LinkedIn, mostra che su circa mille profili, oltre 200 sono di freelance che cambiano incarico, mediamente, ogni 14 mesi. Questo per trovare nuovi stimoli, migliorare la propria retribuzione e l’equilibrio tra vita privata e lavoro. A febbraio 2025, su circa 24,33 milioni di occupati in Italia, 5,17 milioni erano lavoratori indipendenti, con un aumento annuo del 2,8% (+141.000 rispetto al 2024).
Oltre il 55% dei freelance ha una formazione elevata (in ambiti come business, informatica, economia, design). I settori più rappresentati nel 2025 sono:
- traduzione (23%);
- illustrazione (22%);
- doppiaggio (12%);
- content writing (7%);
- video editing (7%).
In Italia, circa 2,2 milioni di persone guadagnano tramite piattaforme digitali (gig workers), stando alle ultime rilevazioni nel 2024. Se “gig” significa “lavoretto” – suggerendo il modello basato su incarichi brevi, occasionali e temporanei – il termine non deve trarre in inganno: perché diventare freelance non significa né fuggire dal lavoro tradizionale, né accontentarsi di collaborazioni sporadiche, ma avviare una trasformazione profonda del modo di lavorare. Tra burocrazia, prime collaborazioni, scelte fiscali e gestione quotidiana, il passaggio da dipendente a freelance non si improvvisa: si costruisce.
Evitare il “salto nel vuoto” e prepararsi al cambiamento
C’è chi ha affrontato questo cambiamento in modo graduale, iniziando con piccoli progetti esterni nelle ore libere dal lavoro principale, e chi invece ha affrontato il grande passo in modo netto e repentino. È successo a Valeria Fioretta – consulente in marketing e comunicazione – dopo la perdita del padre, che le aveva lasciato del denaro, esortandola a scegliere un percorso più soddisfacente, vista la stanchezza e l’insofferenza legate al suo lavoro da dipendente, sempre in ambito marketing. Così ha potuto realizzare le sue aspirazioni, vivendo meglio la sua maternità.
Per il grande passo serve una pianificazione attenta delle finanze, ma anche una consapevolezza tale da evitare il “salto nel vuoto” che spesso scoraggia chi vorrebbe mettersi in proprio. “Ho svolto un percorso di orientamento professionale di 5 mesi con una professionista, per capire se fossi fatta per lavorare da sola, senza un’autorità esterna, e per mettere a fuoco le aree di reddito principali”, racconta Fioretta.
Diventare freelance e aprire la partita IVA con regime fiscale forfettario
Chi riceve una busta paga non deve pensare di certo agli adempimenti fiscali di un libero professionista. E infatti uno degli scogli degli aspiranti freelance, seppur facilmente superabili con l’ausilio di un professionista specializzato, è proprio la burocrazia. “Ho chiesto consiglio a una brava commercialista che mi è stata suggerita da un’amica freelance di cui mi fidavo – continua la consulente -. Abbiamo deciso di sfruttare le opportunità offerte dal regime fiscale forfettario. La stessa commercialista ha vidimato un foglio di calcolo, che avevo già preparato io per gestire l’ansia, con le proiezioni dei primi 2 anni e che teneva in considerazione gli acconti. Un meccanismo che ai dipendenti sfugge ed è concettualmente il più difficile da afferrare”.
Come trovare i primi clienti
Trovare i primi clienti, quando non si ha ancora costruito il proprio mercato e si ha poca esperienza, è una sfida impegnativa per i freelance. Talvolta le prime occasioni arrivano dai contatti che si possiedono già: “Ho sempre lavorato nel marketing dei beni di consumo e ho una certa tendenza naturale al networking, quindi ho sviluppato negli anni una rete di contatti molto ampia, mantenendo ottime relazioni – aggiunge Fioretta -. Ho fatto una lista dei contatti potenzialmente interessati a collaborare con me e ho comunicato a tutte queste persone che ero disponibile”.
Per la consulente in marketing e comunicazione la capacità di comunicare in modo chiaro ha sicuramente giocato a favore, garantendo già in precedenza una fonte di reddito e di nuovi contatti: “Lavoravo già come micro influencer e, sebbene mi sia servito più tempo per guadagnare autorevolezza in ambito consulenziale su Instagram, ero già a buon punto. Inoltre, curavo anche una newsletter, alcuni clienti sono arrivati anche da lì”, precisa.
Gli errori e le paure dei freelance
Anche il bagaglio degli errori è fondamentale per la costruzione del successo. È ciò che si chiama “esperienza” e che si acquisisce nel tempo, consentendo di migliorare ogni giorno la strategia. Per esempio, c’è chi sconsiglia ai liberi professionisti di dire sì a ogni proposta, per evitare il rischio di saturare il proprio tempo con lavori sottopagati, e suggerisce soltanto di accettare collaborazioni ben retribuite. Per Valeria Fioretta, invece, gli incarichi minori iniziali da clienti molto piccoli hanno rappresentato per una vera e propria “palestra” per mettersi alla prova, soprattutto all’inizio, e per capire se fosse davvero capace di fare ciò che le veniva chiesto e in quali tempi. “Sicuramente mi facevo pagare poco e impiegavo troppo tempo per fare compiti che ne meritavano pochissimo. Ma credo che il beneficio sia stato reciproco: loro hanno pagato poco, io ho imparato i trucchi del mestiere”, racconta.
Lavorare in proprio significa imparare a convivere senza la “garanzia” di uno stipendio fisso, senza la “sicurezza psicologica” di lavorare con gli altri. Ma significa pure, come sottolinea Fioretta, disintossicarsi dall’illusione che, controllando tutto, si possa essere più felici e meno a rischio. “Un mantra che mi ripetevo nei momenti di paura, e che più raramente mi ripeto anche adesso, è: in caso di necessità, c’è sempre la possibilità di trovare un lavoro da dipendente”, conclude.
Natalia Piemontese
Giornalista