Super dazio USA su pasta italiana al 107%: “Ecco il dumping medio di La Molisana e Garofalo”

Un attacco diretto al made in Italy che rischia di avere conseguenze rilevanti.

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L’ipotesi di un super dazio USA del 107% sulla pasta italiana prende quota. L’ambasciata italiana avrebbe già avviato una trattativa per la riduzione. Una tariffa così elevata potrebbe avere un impatto fortemente negativo sull’export del prodotto italiano negli Stati Uniti che, nel 2024, avrebbe raggiunto un valore di 617 milioni di euro secondo Coldiretti. Anche l’Unione europea – già colpita dai precedenti dazi al 15% e da quelli previsti dal 1° ottobre, su farmaci, mobili e camion, che sono slittati al 1° novembre – scende in campo per la mediazione.

Dazio USA sulla pasta italiana, le motivazioni

Secondo quanto riportato dall’AGI, il Dipartimento del commercio americano ha giustificato la sua decisione con l’esigenza di bilanciare il dumping delle aziende italiane. Così avrebbe scelto di imporre una tariffa del 91,74% che, in aggiunta al 15% già in vigore, salirebbe al 107%. Ad aver praticato un dumping medio del 91,74% sarebbero le aziende La Molisana e Garofalo, oggetto di indagine diretta. Le tariffe, invece, sarebbero applicate a 13 marchi di pasta italiana differenti.

Anche altre aziende interessate, come Rummo e Barilla, hanno ritenuto opportuno produrre delle memorie per confutare questa tesi. Il contraddittorio, assieme all’interlocuzione istituzionale, potrebbe ammorbidire la misura prevista a partire dal 1° gennaio 2026. Intanto La Molisana smentisce i rumors sulla possibile apertura di uno stabilimento di produzione negli Stati Uniti per non essere penalizzata.

Dazi Trump su pasta italiana: le conseguenze e come funziona il sistema anti-dumping

Il dazio USA sulla pasta italiana potrebbe danneggiare tutta la filiera del grano che, nonostante la qualità della produzione, subisce una competizione molto forte, oltre che gli effetti delle crisi internazionali. A sostenerlo è Margherita Mastromauro, presidente di Pastai Italiani e del pastificio di famiglia “Riscossa”.

“Solo la pasta ha questi dazi anti-dumping che non sono stati incorporati in quelli del 15% – spiega Mastromauro all’AGI -. Sono dazi che esistono negli Stati Uniti da oltre 20 anni, e che vengono sottoposti a revisione volontaria e obbligatoria annualmente. Attualmente ci sono dei competitor USA che segnalano delle aziende che secondo loro effettuano dumping, cioè venderebbero la pasta in America a prezzi più bassi di quelli applicati nel proprio Paese. In questo elenco di aziende, ne vengono selezionate due, generalmente le più rappresentative, come è successo in questo caso, cioè La Molisana e Garofalo. La procedura è cambiata negli anni, adesso prevede che il risultato di questa review, quindi del dazio che viene applicato alle due aziende, poi venga esteso anche alle altre che sono indicate, ma non selezionate. Diciamo che la gravità di questa questione è che investe una parte molto rilevante del settore, non al 100% e riguarderà anche altri marchi importanti“.

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