La decisione di Donald Trump è arrivata: per l’Ue dazi al 30% dal primo agosto, esattamente come per il Messico. L’Europa sceglie il dialogo e la prudenza, nella speranza di riuscire a trattare. Anche la premier Meloni resta cauta, mentre l’Italia rischia 35 miliardi nell’export. Automotive, agroalimentare e vitivinicolo, settore meccanico e manifatturiero tremano.
Dazi all’Ue al 30%: le reazioni dei mercati
I dazi doganali di Trump al 30%, confermati con una missiva diretta a Ursula von der Leyen, potrebbero presto far schizzare i prezzi delle materie prime, con gravi ripercussioni pure sui mercati interni. E se l’Europa dovesse rispondere con un aumento delle proprie tariffe, il tycoon promette di sommarle direttamente a quelle Usa. Annunci di disapprovazione sono arrivati da ogni parte del continente, ma ci sono due settimane per trovare un accordo.
Le borse Ue restano ancora fiduciose, segnando dei ribassi contenuti: -0,82% il Ftse Mib di Milano, -0,87% il Dax di Francoforte, -0,60% l’Ibex 35 di Madrid, -0,77% il Cac 40 di Parigi, +0,05% il Ftse 100 di Londra. A livello macroeconomico, la Cina segna un +5,8% sull’export a giugno, con surplus della bilancia commerciale del 35%, che vale 585,96 miliardi di dollari.
Il bitcoin verso nuovi record
Il Bitcoin – per la felicità di chi negli ultimi anni ne ha fatto un investimento – segna nuovi massimi, a 122.187 miliardi (+3%); su anche la quotazione dell’oro a 3.373 dollari l’oncia (+0,18%). Sale il prezzo del petrolio greggio Wti, raggiungendo i 68,57 dollari al barile. Il prezzo del gas naturale si alza dello 0,5%, a 35,67 euro al megawattora.
Le contromisure Ue
Se non si troverà un’intesa, il pacchetto delle contromisure Ue è già pronto, da quando la Cina impose le sue limitazioni commerciali alla Lituania, quando quest’ultima decise di intensificare gli scambi con Taiwan, nel 2021. Nel calderone, ulteriori dazi doganali, restrizioni a import ed export, limitazioni all’accesso agli appalti pubblici, restrizioni agli investimenti esteri diretti, barriere nella fornitura di servizi, azioni su brevetti e diritti di proprietà intellettuale, misure specifiche indirizzate a imprese e persone fisiche.
Il primo pacchetto di contromisure resta congelato da aprile e, se dovesse essere applicato, colpirebbe i più importanti “simboli” dell’America per 21 miliardi di euro: Harley-Davidson, Levi’s, burro d’arachidi, mais del Midwest, soia della Louisiana.
Il secondo pacchetto, poi, potrebbe spingersi fino a colpire tech e automotive, per 72 miliardi di euro. Il colpo più duro potrebbe essere inferto dalle restrizioni alle Big tech americane che hanno fatto dell’Europa un importante tassello del loro mercato.
Redazione
Il team editoriale di Partitaiva.it