Il presidente americano Donald Trump ha annunciato sul suo canale social Truth nuovi dazi dal 1° ottobre per diversi prodotti importanti negli Stati uniti. La giustificazione? Sempre la necessità di “proteggere la produzione americana” dai prodotti stranieri che entrano negli USA. A essere colpiti i farmaci, i mobili da cucina e da bagno, i mobili imbottiti e i camion.
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Dazi Trump dal 1° ottobre, valgono anche per l’UE?
Nei mesi scorsi la lunga trattativa tra UE e USA, fino a quando non è stato raggiunto l’accordo a luglio: dazi al 15% per tutti i prodotti sotto la lente d’ingrandimento, a eccezione di acciaio e alluminio con tasse al 50%.
Adesso però potrebbero aggiungersi tariffe del 100% sui farmaci di case farmaceutiche che non hanno uno stabilimento negli Stati Uniti (nemmeno in costruzione), del 50% sui mobili da cucina e bagno, del 30% sui mobili imbottiti e del 25% sui camion.
Non è ancora chiaro se l’annuncio valga anche per i Paesi con i quali l’amministrazione Trump ha già siglato degli accordi commerciali, come Giappone, UE e Regno Unito.
Nuovi dazi USA, la reazione delle Borse europee
L’inflazione americana continua, ma il Pil nel secondo trimestre sale del 3,8% su base annua. Le principali piazze europee reagiscono all’annuncio di nuovi dazi in rialzo: Milano FTSE MIB +0,85% , Parigi CAC 40 +0,91%, Francoforte DAX 40 +0,88%, Madrid IBEX 35 +0,97%, Amsterdam AEX +0,44%, Londra FTSE 100 +0,82% .
Piazza Affari trova ampio sostegno in banche e assicurazioni: Generali segna +2,15%, Unipol +2,80%, Banca popolare di Sondrio +2,04% e Bper +1,95%. Con l’annuncio dei nuovi dazi e l’intenzione degli USA di diventare sempre più indipendenti nell’approvvigionamento di chip, STM registra un calo dell’1,62%%. Poco sopra la parità le azioni di Brunello Cucinelli, dopo il crollo del 17% a seguito delle accuse di Morpheus sulle vendite in Russia. La società e gli analisti restano fiduciosi: l’Agenzia delle dogane avrebbe già accertato il rispetto delle procedure. Il dollaro cala dello 0,14%, restano stabili i valori dell’euro e dell’oro.
di Ivana Zimbone
Farmaci, l’allarme italiano: “Produzione in fuga verso gli USA”
“I farmaci, in Italia, hanno generalmente un costo superiore rispetto ad altri paesi, in particolare quelli europei. I nuovi dazi, con una tariffa così elevata, si ripercuoteranno in modo non indifferente sul costo finale del farmaco, considerando che quasi tutte le aziende produttrici sono multinazionali”. A parlare è Maurizio Pastorello, direttore del dipartimento interaziendale farmaceutico dell’Azienda sanitaria provinciale di Palermo.
Ma l’impatto maggiore, secondo il dirigente dell’Asp, non sarà solo sui costi immediati, bensì sul riassetto globale della produzione. Questa mossa, infatti, è vista favorevolmente oltreoceano: “Trump sta invogliando le aziende a produrre in America e le aziende trasferiranno tutto lì”, ha spiegato Pastorello. Di fronte a questa tendenza, l’Ue si trova in una posizione difficile per contrastare questo spostamento. Pastorello sottolinea che l’ipotesi di formulare una controproposta alle aziende, molte delle quali multinazionali con sede spesso in America, per spingerle a non produrre negli Stati Uniti, è molto improbabile.
Le ferite aperte del mercato farmaceutico
L’introduzione di nuovi dazi si aggiunge a un contesto di mercato già in sofferenza, aggravato da crisi precedenti. «Le crisi globali recenti – il Covid e le due guerre in Ucraina e Medio Oriente – hanno già creato gravi problemi di fornitura», spiega Pastorello. Sottolinea, in particolare, due fattori: il primo riguarda la produzione di principi attivi (spesso avviene in paesi che sono attualmente o sono stati coinvolti in passato in conflitti o aree di forte “stress”, per esempio, l’Africa); il secondo riguarda i materiali, soprattutto il vetro (la guerra in Ucraina ha ridotto significativamente le forniture di vetro, causando seri problemi di produzione delle fialette.
di Mario Catalano












Redazione
Il team editoriale di Partitaiva.it