Crazy Pizza di Briatore tocca i 45 milioni e punta su Palermo e Taormina: “Così abbiamo testato il format”

"A Catania abbiamo investito circa 1 milione di euro", il socio catanese di Briatore, Gaetano Nicolosi, racconta la strategia della pizzeria d'élite. L'intervista e i dati sul fatturato.

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Le pizzerie in Italia non conoscono crisi. A pagare sono la qualità delle materie prime, l’uso di ingredienti tipici locali, il delivery, la diversificazione dell’offerta. E c’è poi chi ha deciso – come Briatore con Crazy Pizza – di puntare sul concept gourmet, ma non solo. Partitaiva.it  ha analizzato i numeri del settore, la strategia della nota catena di pizzerie e individuato, attraverso un socio, i fattori di successo che consentono di attrarre clienti alto-spendenti e fatturare milioni di euro.

Le pizzerie in Italia incassano anche col Covid: i numeri del settore

Secondo i dati di Lentium, l’osservatorio del gusto italiano, mentre la maggior parte dei settori segnava un crollo durante la pandemia, quello della pizza registrava solo un calo del 4%. I dati camerali indicano che il numero di locali ha raggiunto circa quota 88.800 nel 2024, con una crescita del 25% rispetto al 2023.

Le imprese, gli occupati e il modello di business

Si stimano oltre 130.000 imprese attive nel settore pizza (includendo bar, panetterie e ristoranti che servono pizza), e 40.000 i locali tradizionali, con circa 100.000 addetti a tempo pieno, che salgono a 200.000 nei weekend e durante la stagione turistica. Almeno 100.000 persone sono impiegate su base stabile e fino a 200.000 nei periodi di punta.

Il modello di business è prevalentemente artigianale: le attività indipendenti rappresentano l’80–75% del mercato, mentre le catene valgono circa i 20–25%. Il margine lordo tipico è tra il 60–70%; il margine netto può variare tra il 10–20% secondo il tipo di locale. Ad esempio, una pizzeria da asporto con fatturato annuo di 300.000  euro può generare un utile netto compreso tra 30.000 e 60.000 euro.

I costi e l’investimento iniziale

I maggiori costi che gli imprenditori devono sostenere sono rappresentati dagli affitti (15–25%), dal personale (25–35%), dall’acquisto delle materie prime (25–30%) e da utenze e operatività (10–15%).

Anche i costi dell’ investimento iniziale, vanno tenuti in debita considerazione. Considerando le oscillazioni legate alla metratura, si parte da 30.000 euro fino a 200.000 euro per locali di piccola e media dimensione, fino ad arrivare alla fascia di costi compresa tra 150.000 euro e 300.000 euro per una pizzeria gourmet, dove alle attrezzature di base, alle licenze, arredi  e impianti, si aggiungono design, attrezzature premium, location più esclusive.

Il target

Chi è il cliente tipo delle pizzerie? Le famiglie costituiscono il 48% della clientela abituale, preferendo consumare la pizza principalmente a cena e nei fine settimana. Seguono i giovani sotto i 30 anni, che rappresentano circa un terzo degli avventori. Quasi due italiani su tre (65%) mangiano pizza almeno una volta alla settimana, mentre un ulteriore 13% lo fa da due a quattro volte. Inoltre, la pizza conquista sempre più anche i turisti, che oggi rappresentano circa il 20% della clientela totale.

Il costo medio di una pizza classica o gourmet

Secondo i dati Istat raccolti per l’Osservaprezzi del ministero delle Imprese e del Made in Italy, in 20 città italiane la spesa media (pizza + bevanda + coperto) va da 9,12  euro (Pescara) a 9,63 a Napoli fino a Milano e Firenze con oltre i 12 euro e Venezia con 13,47 euro. La margherita viene venduta tra 5 euro e 8 euro nella maggior parte dei locali (63%), solo il 13% propone prezzi sotto i 5 euro, mentre il 13% li supera. Le pizze gourmet si collocano tra 15 e 20 euro per il 44% dei locali, mentre il 15% supera i 20 euro.

Pizzerie gourmet-luxury, il caso Crazy Pizza: fatturato e strategia

Ci sono pizzerie in Italia che promettono un’esperienza d’élite, mettendo insieme la pizza gourmet-luxury e lo show. Pepe in grani, Verdi e Crazy pizza sono alcuni esempi. Proprio quest’ultimo progetto conta oggi ben 20 sedi operative nel mondo: ma è il format a funzionare, oppure la forza del “personal” brand di Briatore?

Ciò che sappiamo è che abbia chiuso il 2023 con un fatturato di oltre 25 milioni di euro, con un margine operativo lordo superiore al 20%, in crescita del 24% sul 2022. E che abbia raggiunto i 45 milioni di euro nel 2024, segnando una crescita dell’80% rispetto all’anno precedente, con un margine operativo lordo del 20% e un utile operativo di circa 9 milioni di euro. Se consideriamo l’intero capitale investito, di 20–25 milioni di euro, il ROI potenziale si avvicina al 35–45%.

“Il brand propone un prodotto con modalità di preparazione standardizzate a livello globale, garantendo una linea di altissima qualità – racconta Gaetano Nicolosi, socio della nuova sede di Crazy Pizza a Catania, la prima della catena nel Sud Italia -. Il contesto, invece, richiama più un club che una tradizionale pizzeria: arredi di design, luci studiate, atmosfera da locale notturno. Il servizio, poi, è pensato per diventare parte dello spettacolo”.

Il Crazy Pizza “catanese” vuole aprire anche a Taormina e Palermo

Gaetano Nicolosi, prima di Crazy Pizza, era già un imprenditore affermato nel settore della logistica. “L’idea di aprire la pizzeria rientra nella strategia di famiglia come forma di diversificazione del business – fa sapere -. Abbiamo scelto di aprire a Catania perché, oltre a essere la mia città, ritengo che qui ci sia una maggiore apertura verso il cambiamento e la qualità”.

In quest’ottica, l’obiettivo non è solo espandersi geograficamente, ma testare la tenuta del format in un contesto differente rispetto alle città precedenti. Ma a quale costo e con quali risultati? “Catania, pur essendo una città metropolitana, è spesso distante da brand di questo tipo. Tuttavia, come spesso accade con le buone novità, l’accoglienza è stata molto positiva – continua Nicolosi -. L’interesse del pubblico è alto, anche grazie alla curiosità generata da possibili presenze VIP. L’affluenza è in continua crescita, con diverse centinaia di presenze settimanali.  Le richieste più frequenti riguardano cene di lavoro o incontri con clienti e ospiti”.

L’apertura ha richiesto un investimento complessivo di circa 1 milione di euro. Il progetto, firmato dall’architetto Michele Bönan, ha consentito la ristrutturazione di uno spazio di 300 metri quadrati, che ospita circa 100 coperti e impiega 25 dipendenti. Il brand sarebbe in procinto di espandersi in altre città siciliane. “Il nostro obiettivo è continuare con nuove aperture, a partire da Palermo e Taormina”, precisa l’imprenditore.

Secondo il registro delle Camere di Commercio italiane, l’azienda Crazy Food s.r.l – quella attiva a Catania ha fatturato circa  201.729 euro, con un utile netto di circa  25.514 euro. Le informazioni disponibili sono soltanto quelle pubblicamente registrate: non comprendono il fatturato globale del marchio né le royalty o i ricavi derivanti da merchandising, show o attività accessorie.

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Natalia Piemontese

Giornalista

Giornalista pubblicista, sono laureata con Master in selezione e gestione delle Risorse Umane e specializzata in ricerca attiva del lavoro. Fondatrice dell'Academy di Mamma Che Brand, per l'empowerment femminile e la valorizzazione delle soft skills in particolare dopo la maternità, insegno le competenze digitali che servono per lavorare online.

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