Un’ipotesi sul tavolo del Governo promette di cambiare le carte in tavola per il welfare aziendale e, di riflesso, per diversi lavoratori. La prossima legge di Bilancio potrebbe includere un aumento della soglia di esenzione fiscale per i buoni pasto elettronici. Con delle precise correzioni al sistema di tassazione già esistente, si tratta di una novità che, se approvata, renderebbe i ticket più convenienti sia per i dipendenti che per i datori di lavoro, comprese le partite IVA e le aziende che utilizzano il welfare aziendale. Secondo le stime, la misura porterebbe dei benefici pure per le casse dello Stato.
Buoni pasto esentasse, cosa prevede la proposta
Oggi i buoni pasto non sono soggetti a tassazione fino a 4 euro al giorno se cartacei (ormai poco usati) e 8 euro al giorno se elettronici. Quando il valore supera queste soglie, la parte eccedente viene tassata come reddito da lavoro dipendente. L’idea del Governo, sostenuta in particolare dalla senatrice di Fratelli d’Italia Paola Mancini, membro della commissione Lavoro, è di portare la soglia esentasse degli elettronici a 10 euro, consentendo alle aziende di aumentare il valore dei ticket senza costi aggiuntivi né fiscali né contributivi.
Già in passato la proposta era stata presentata, ma non era entrata in manovra per mancanza di coperture finanziarie.
Cosa cambia per imprese e professionisti
Per le imprese, l’aumento della soglia esentasse permette di offrire buoni pasto più alti senza subire un incremento del costo del personale. Anche i lavoratori autonomi che ricevono buoni pasto in quanto collaboratori o titolari di società di persone potrebbero anch’essi beneficiare della nuova soglia, purché l’uso dei ticket rientri nelle spese deducibili legate all’attività lavorativa (ad esempio per riunioni o trasferte).
Buoni pasto esentasse: a guadagnarci è (anche) lo Stato
In apparenza i beneficiari diretti sarebbero i lavoratori, ma l’impatto economico della misura si estenderebbe a tutto il sistema. Secondo una ricerca della SDA Bocconi, il comparto dei buoni pasto genera un valore pari allo 0,75% del Pil nazionale, sostenendo 220 mila occupati tra diretti e indiretti. Solo nel 2023, i consumi tramite buoni pasto hanno generato 419 milioni di euro di IVA.
Una simulazione condotta da The European House Ambrosetti, insieme a Edenred e Teha Group, ha stimato che l’aumento della soglia a 10 euro avrebbe un costo per lo Stato tra i 70 e i 90 milioni di euro annui, ma genererebbe al contempo nuovi consumi per 1,7/1,9 miliardi di euro. Questo assicurerebbe un maggiore gettito IVA, tra 170 e 200 milioni, con un beneficio per le casse pubbliche compreso tra 95 e 110 milioni di euro.
Inoltre, la misura interesserebbe 3,5 milioni di lavoratori che oggi usufruiscono dei buoni pasto (2,8 milioni nel settore privato e 700 mila nel pubblico), oltre 250 mila aziende e amministrazioni che li acquistano e circa 170 mila esercizi convenzionati tra bar, ristoranti, gastronomie e supermercati.
Redazione
Il team editoriale di Partitaiva.it