Con uno stipendio medio superiore ai 70 mila euro lordi l’anno, la Svizzera continua a rappresentare una meta ambita per lavoratori, professionisti e imprenditori italiani, nonostante superato il confine il costo della vita sia più elevato. Le opportunità e le offerte di lavoro spaziano tra diversi settori e la possibilità di lavorare in Svizzera rimanendo a vivere in Italia permette di contenere le spese quotidiane. Ma dietro le cifre da record si nasconde un mercato del lavoro complesso, regolamentato e altamente competitivo, dove opportunità e costi vanno valutati con attenzione. Conviene davvero lavorare in Svizzera?
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Lavorare in Svizzera, “Le opportunità per gli italiani non mancano”
Secondo i dati Eures, una buona parte delle offerte di lavoro in Svizzera, presenta come requisito preferenziale la conoscenza della lingua italiana e tedesca: una grande occasione per tutti i connazionali che sognano di lavorare oltre il confine, dove gli stipendi sono più alti e soddisfacenti.
Quella appena descritta è l’immagine di un Paese “ricco e perfetto”, dove però si nascondono sfumature molto diverse tra la Svizzera interna e il Canton Ticino, dove ogni giorno oltre 90mila frontalieri italiani varcano la dogana.
Nella Svizzera tedesca, spiega Antonio Cammarota imprenditore italiano trasferitosi nel Paese, “il mercato del lavoro è dinamico e aperto ma altamente competitivo. Le opportunità non mancano per chi arriva con competenze solide, conoscenza della lingua e un approccio pragmatico”.

Originario della Basilicata, Cammarota si è trasferito in Svizzera nel 2011. Dopo aver maturato esperienza nel settore privato, nel 2018 ha fondato Cioccocrusco, un prodotto che unisce il cioccolato svizzero di alta qualità al peperone crusco lucano. Oltre alla sua attività imprenditoriale, gestisce anche il progetto “Trasferirsi in Svizzera”, dedicato a chi vuole lavorare o avviare un’impresa oltreconfine.
Quali sono le professioni più richieste e più pagate in Svizzera
Secondo Cammarota, “i settori più ricettivi ad oggi in Svizzera sono ingegneria, sanità, IT, logistica e servizi alle imprese. Le aziende apprezzano la flessibilità e la creatività italiana, ma chi arriva deve essere pronto a lavorare con standard elevati e precisione svizzera”.
I lavori più pagati oltre il confine, secondo la ricerca Eures, comprendono diversi settori e posizioni:
- ristorazione, con posizioni che spaziano da camerieri a chef per uno stipendio da 3.700 a 4.700 euro al mese;
- edilizia, in particolare figura come operai edili, falegnami e carpentieri, che in Svizzera possono guadagnare tra i 4.200 e i 6.200 euro al mese;
- sanità, per posizioni da infermieri, operatori socio-sanitari e medici specialisti la cui retribuzione varia in funzione del ruolo e dell’esperienza;
- servizi di assistenza ai clienti, solitamente in aziende internazionali dove gli stipendi possono superare i 75 mila euro lordi all’anno;
- tecnologia e informatica, inclusi sviluppatori software, ingegneri informatici e specialisti in sicurezza con uno stipendio che può superare i 100.000 euro l’anno.
Una delle differenze più importanti tra Italia e Svizzera, secondo l’esperto, è la meritocrazia: “Qui conta cosa fai e come lo fai, più del chi conosci”, fa sapere.
Liberi professionisti e imprenditori in Svizzera
La Svizzera è anche dei Paesi più business-friendly d’Europa: aprire una società o un’impresa richiede pochi giorni, procedure snelle e costi chiari. “Il sistema è trasparente: sai quanto pagherai e quando. La fiscalità è competitiva, e molti cantoni offrono agevolazioni per chi investe e crea occupazione. Tuttavia, il costo della vita e del lavoro è più alto, e serve un business plan solido” aggiunge Cammarota.
Nonostante le sfide, l’imprenditore resta convinto che la Svizzera sia ancora una meta di crescita, soprattutto per giovani e professionisti preparati. “La Svizzera premia chi porta valore: serve preparazione, un progetto concreto e budget adeguato. Ma chi ha visione trova spazio e riconoscimento”, precisa.

Svizzera, il fenomeno dei frontalieri
Dall’altra parte del Paese, nel Canton Ticino, la realtà è ben diversa. Qui la Svizzera confina direttamente con l’Italia e il mercato del lavoro dipende fortemente dai frontalieri. Andrea Puglia, vicesegretario cantonale dell’OCST, segue da vicino le questioni che riguardano i lavoratori italiani oltre il confine.
“I frontalieri restano fondamentali per il Ticino, specialmente in settori come l’edilizia, la sanità, l’industria e i servizi alle imprese. Tuttavia, non tutte le condizioni sono ideali: nei settori senza contratti collettivi di lavoro (CCL) assistiamo a fenomeni di dumping salariale”, spiega a Partitaiva.it. E aggiunge che il problema risieda nel fatto che, in assenza della contrattazione collettiva, i datori di lavoro possano sfruttare il minor costo della vita in Italia per offrire stipendi inferiori.
Il costo e la qualità della vita
Un altro fattore che ha ridotto la convenienza del lavoro frontaliero è l’accordo fiscale entrato in vigore nel 2023. “I nuovi frontalieri – spiega il sindacalista – sono ora soggetti a una doppia tassazione Italia-Svizzera, con una franchigia di 10 mila euro. Questo riduce il vantaggio economico e rende più complesso valutare l’effettiva convenienza del lavoro oltreconfine”.
A ciò si aggiungono i limiti al telelavoro (massimo 25% del tempo annuo) e l’aumento del costo della vita nel Ticino. “Il lavoro in Svizzera è ancora vantaggioso se il salario è davvero svizzero e se l’azienda è solida. Ma bisogna valutare con attenzione contratto, tutele e distanza: chi parte senza preparazione rischia di rimanere deluso”, conclude Puglia.














Laura Pellegrini
Giornalista e content editor