La rottamazione delle cartelle di IMU, TARI, multe e altri tributi locali, a partire dal 1° gennaio 2026, non sarà uguale per tutti. Le regole saranno definite dai singoli Comuni, Regioni, Province e Città metropolitane. A stabilirlo è la nuova pace fiscale o rottamazione quinquies della manovra 2026.
Come funziona la rottamazione delle cartelle per IMU, TARI e multe
Le linee guida generali tracciate dal Governo, prevedono una rottamazione per le cartelle esattoriali fino al 2023, comprese quelle per debiti tributari e previdenziali emersi dalle dichiarazioni fiscali. Tuttavia, la manovra 2026 rimanda anche la gestione dei tributi locali agli Enti territoriali. Ogni amministrazione, cioè, potrà introdurre in autonomia la propria sanatoria, stabilendo regole, tempi e modalità per i tributi di propria spettanza.
In particolare, a partire dal 1° gennaio 2026 i Comuni, insieme a Regioni, Province e Città metropolitane, potranno prevedere l’esclusione o la riduzione di interessi e sanzioni collegati ai debiti originari, consentire il pagamento dilazionato in più rate, con un piano definito a livello locale, ma anche offrire la possibilità di chiudere le pendenze in modo agevolato.
Cosa resta escluso dalla rottamazione locale
Restano invece escluse dalla gestione delegata agli enti locali alcune imposte che, pur essendo riscosse sul territorio, rientrano tra i tributi erariali, ovvero: l’addizionale IRPEF comunale e regionale, l’IRAP e le compartecipazioni fiscali legate a tributi statali. Queste continueranno a seguire le regole definite a livello centrale dal ministero dell’Economia e dell’Agenzia delle Entrate.
Redazione
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