Il patto di famiglia è un tipo di contratto creato per permettere all’imprenditore o al titolare di partecipazioni societarie di organizzare il trasferimento ai discendenti della sua attività mentre è ancora in vita, anziché aspettare l’apertura della successione e, di conseguenza, senza pagare le relative imposte. Tuttavia, la sua complessità fiscale ha richiesto l’intervento chiarificatore della Corte di Cassazione e, successivamente, dell’Agenzia delle Entrate, specie riguardo alle attribuzioni compensative, ovvero i pagamenti in denaro o lasciti di beni che vengono effettuati per liquidare i diritti degli eredi legittimari che non ricevono l’azienda o le partecipazioni societarie.
Garantendo continuità aziendale e vantaggi fiscali rilevanti, il ricorso al patto di famiglia richiede comunque attenzione, perché non tutte le operazioni godono di esenzioni.
Come funziona il patto di famiglia
Il patto di famiglia consente di trasferire l’azienda, un ramo d’azienda o le partecipazioni societarie dal titolare ai propri discendenti o al coniuge, senza pagare l’imposta di successione e donazione. È disciplinato dal Testo unico sulle successioni e donazioni (TUS) e per mantenere l’esenzione fiscale gli assegnatari (cioè i figli o i familiari che ricevono l’impresa) devono continuare a esercitare l’attività o mantenere il controllo societario per almeno cinque anni dalla data del patto. Se questo vincolo non viene rispettato, il beneficio decade e le imposte non pagate diventano dovute.
Non tutto ciò che avviene nel patto di famiglia è però esente da imposte. Infatti, quando l’imprenditore decide di compensare gli altri legittimari (ad esempio i figli che non ricevono l’azienda) con somme di denaro o beni, queste attribuzioni non rientrano nell’esenzione. Quello che succede in questi casi è che il trasferimento dell’azienda è esente, mentre le somme o i beni corrisposti ai non assegnatari sono tassati.
Sulle compensazioni si applica quindi l’imposta sulle donazioni, calcolata secondo il rapporto di parentela tra le parti interessate. La questione è stata chiarita dalla Cassazione con la sentenza n. 29506/2020, poi recepita anche dall’Agenzia delle Entrate.
Cosa cambia per le attribuzioni compensative
Prima che i giudici della Corte di Cassazione si pronunciassero e che l’Agenzia delle Entrate fornisse ulteriori chiarimenti (rispettivamente nel 2024 con una risoluzione e nel 2025 con un’apposita circolare) l’orientamento, ormai superato, era quello di considerare rilevante il rapporto tra assegnatario e legittimario non assegnatario (ad esempio, tra due fratelli). Ora, l’orientamento definitivo prevede che il rapporto rilevante sia invece quello tra il disponente (l’imprenditore) e il legittimario non assegnatario.
La liquidazione è stata quindi considerata una donazione indiretta del disponente verso il familiare escluso dall’assegnazione dell’impresa, cambiando completamente il calcolo delle imposte, perché consente di applicare le aliquote e franchigie più favorevoli.
La franchigia
In questi casi, se la liquidazione è destinata al coniuge o ai figli, si applica l’aliquota pari al 4%, con una franchigia di un milione di euro per ciascun beneficiario. Ciò comporta che, nel caso più comune in cui un genitore assegni l’impresa a un figlio e liquidi l’altro con una somma di denaro o con un bene, la franchigia di un milione di euro prevista per i parenti in linea retta può rendere interamente esente la compensazione, se il suo valore non supera tale importo.
Se invece la somma venga corrisposta a fratelli o sorelle, l’aliquota sale al 6%, ma è comunque prevista una franchigia più ridotta, pari a 100.000 euro per ciascun soggetto. Oltre questo importo, l’imposta si calcola sul valore eccedente. Per gli altri parenti fino al quarto grado (come zii, nipoti, cugini) o per gli affini, resta l’aliquota del 6%, ma in questo caso non è prevista alcuna franchigia. La tassazione si applica cioè sull’intero valore della compensazione. Infine, se il beneficiario non ha alcun legame di parentela con il disponente, l’imposta aumenta ulteriormente, arrivando all’8% senza alcuna soglia di esenzione.
Redazione
Il team editoriale di Partitaiva.it