Adesso i clienti dei professionisti evasori fiscali possono subire un provvedimento di pignoramento da parte del Fisco. Se ciò accade, al ricevimento della fattura successiva, il cliente non dovrà corrispondere il relativo compenso al professionista che ha erogato la prestazione, bensì direttamente all’Agenzia delle Entrate, fino alla concorrenza del debito che il professionista ha accumulato. A stabilirlo è una disposizione contenuta nella manovra 2026 (Articolo 27). Non è più un protocollo regionale o una sperimentazione, ma una futura legge dello Stato che sarà valida su tutto il territorio nazionale.
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Evasione fiscale e pignoramenti: liberi professionisti vs lavoratori dipendenti
Grazie a questo nuovo sistema, che entrerebbe in vigore dal 1° gennaio 2026, l’Agenzia delle Entrate potrà accedere ai dati delle fatture elettroniche e degli scontrini per individuare i crediti verso terzi e notificare l’atto di pignoramento presso terzi in modo immediato.
Il mondo delle partite IVA e in quello dei lavoratori dipendenti resta differente anche sul piano dei pignoramenti. La legge prevede infatti che lo stipendio del lavoratore dipendente non possa essere pignorato – di norma – oltre il quinto della retribuzione netta, con ulteriori tutele per gli stipendi di importo inferiore ai 2.500 euro. I liberi professionisti, al contrario, non godono di alcuna soglia di tutela. Di conseguenza, un’intera fattura di 1.000 euro potrebbe diventare interamente oggetto di un pignoramento da parte del Fisco.
Un altro elemento aggiunge difficoltà : la legge (D.P.R. 602/1973) impone agli enti pubblici e alle società a prevalente partecipazione pubblica di verificare, prima di un pagamento superiore a 5.000 euro, la presenza di debiti fiscali in capo al creditore. Nel caso in cui tali debiti emergano in fase di verifica, allora il pagamento viene bloccato e viene destinato integralmente alla riscossione. Pure in questo caso senza alcuna soglia di salvaguardia per il professionista, che subirà l’intero prelievo.
Pignoramento ai clienti dei professionisti evasori, pro e contro
La nuova misura consente all’Erario il pignoramento direttamente presso i clienti dei professionisti morosi è un’evoluzione non sottovalutabile delle strategie di riscossione fiscale, per quanto ancora in fase di test. Come tale, però, solleva anche delle importanti questioni di equilibrio tra l’efficacia dell’azione amministrativa e la tutela dei diritti dei contribuenti.
Partiamo dal punto di vista dell’amministrazione fiscale: per gli enti, il meccanismo ha indubbi vantaggi in termini di efficienza. La possibilità di intercettare i compensi professionali direttamente presso la fonte riduce i tempi di recupero dei crediti erariali e aumenta le probabilità di successo della riscossione. Rispetto ai tradizionali pignoramenti presso terzi, la procedura sfrutta inoltre la continuità del rapporto professionale-cliente, rendendo più prevedibile e stabile il flusso di recupero.
Tuttavia, l’assenza di una soglia di salvaguardia per i professionisti – contrariamente a quanto invece previsto per i lavoratori dipendenti – rischia di mettere in crisi non solo la sostenibilità economica dell’attività professionale, ma anche la continuità del servizio verso la clientela. La misura, poi, ha un forte impatto sui rapporti commerciali: i clienti, infatti, vengono coinvolti in una procedura esecutiva di cui non sono responsabili, dovendo gestire i pagamenti diretti all’Agenzia delle Entrate invece che al professionista. Un’evoluzione che potrebbe generare imbarazzo, compromettere la fiducia e spingere i clienti a cercare alternative professionali per evitare complicazioni amministrative.
Il rischio di sovraprelievi
Il nuovo sistema presenta inoltre il rischio di generare effetti sproporzionati. Un professionista con un debito fiscale pur limitato, potrebbe vedersi bloccati compensi di valore superiore al debito stesso, creando situazioni di temporaneo sovraprelievo che, pur essendo teoricamente recuperabili, comportano comunque significativi disagi operativi e finanziari.
Un maggiore bilanciamento tra efficacia della riscossione e tutela dei diritti fondamentali, nonché l’adozione di un meccanismo di gradualità delle misure, potrebbe garantire un trattamento più equo.
Cosa cambia con il pignoramento per i clienti dei professionisti
Se un cliente riceve la notifica di pignoramento, dovrà sospendere il pagamento del compenso (relativo alla fattura emessa dal professionista/impresa debitore) e versare la somma direttamente all’AdER, fino alla concorrenza del debito accumulato dal suo fornitore. Il cliente è quindi obbligato a verificare la regolarità della notifica, rispondere tempestivamente all’AdER e versare le somme.
La mancata ottemperanza espone il cliente stesso a un procedimento civile. Quello che prima era un protocollo o una sperimentazione regionale, si trasforma in un potere esecutivo esteso a livello nazionale per l’Agenzia delle Entrate, basato sulla consultazione sistematica dei dati delle e-fatture, rendendo molto più veloce e difficile da eludere il recupero dei crediti fiscali.












Roberto Rais
Giornalista e autore