Truffe online e bonifici errati: cosa fare se si sbaglia un bonifico e quando la banca deve risarcire il danno

Le banche sono tenute a osservare regole ben precise per evitare le truffe.

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bonifici errati

La sensazione non è certo piacevole e, spesso, è accompagnata dall’impressione di aver perso per sempre i propri soldi. Fortunatamente, non sempre è così: i bonifici errati possono infatti essere “corretti” o, per lo meno, si può cercare di correre ai ripari ed evitare le conseguenze peggiori. Gli errori nei bonifici bancari – problema frequente nella gestione dei pagamenti di imprese e professionisti – possono anche nascondere qualcosa di più: una vera e propria truffa, di cui è parzialmente responsabile la banca. In questi casi l’ABF ha stabilito che al correntista spetti pure il risarcimento danni.

Come comportarsi dopo un bonifico errato

La prima cosa che bisogna fare quando ci si accorge di aver commesso un errore in un bonifico è contattare immediatamente la propria banca. Il tempo è un elemento fondamentale: più rapidamente si segnala l’errore, maggiori sono le possibilità di bloccare l’operazione prima che venga processata definitivamente dal sistema interbancario.

È dunque necessario fornire alla banca tutti i dettagli dell’operazione errata, inclusi il numero di riferimento del bonifico, l’importo, la data di esecuzione, i dati del beneficiario errato e quelli del beneficiario corretto. La banca può tentare di bloccare l’operazione se questa non è ancora stata completata, ma le tempistiche variano considerevolmente a seconda del tipo di bonifico e dell’orario in cui è stato disposto.

Insieme al contatto con la banca, è sempre meglio documentare subito l’errore attraverso una comunicazione scritta, che potrà essere utile nelle fasi successive della procedura di recupero: nell’e-mail (o, ancora meglio, una PEC), bisogna fornire una descrizione dettagliata dell’errore, le circostanze in cui si è verificato e le azioni già intraprese per risolverlo.

Cosa fare se si sbaglia un bonifico istantaneo

I bonifici istantanei sono sempre più diffusi nel regolamento delle operazioni commerciali in Italia. Sono comodi, sempre più economici e, soprattutto, molto veloci: in pochi minuti, infatti, il beneficiario può ricevere il denaro sul conto corrente.

Tuttavia, sono proprio i bonifici errati istantanei a rivelare le difficoltà maggiori per il recupero delle somme in caso di errore, poiché per loro natura vengono processati immediatamente e sono irreversibili una volta completati. La velocità di esecuzione, che normalmente rappresenta un vantaggio, diventa pertanto un problema quando si compie un errore.

Nel caso dei bonifici istantanei, insomma, il margine di tempo per intervenire è estremamente ridotto, e spesso limitato a pochi minuti. È quindi fondamentale agire nell’immediato, contattando telefonicamente la banca entro i primi minuti dall’invio del bonifico. Alcune banche offrono servizi di assistenza 24 ore su 24 proprio per gestire queste emergenze; meglio tenere sempre sotto mano il numero del servizio clienti del proprio istituto di credito, da utilizzare quando il tuo gestore di riferimento non è disponibile o non è più in ufficio.

Quando contattare il beneficiario

Se invece il bonifico istantaneo è già stato contabilizzato, l’unica opzione che rimane è quella del contatto diretto con il beneficiario errato per richiedere la restituzione volontaria delle somme. Il contatto potrà avvenire direttamente (ordinante – beneficiario), oppure può essere mediato tramite gli istituti di credito, con la banca dell’ordinante che invierà un messaggio di richiamo del bonifico (recall): se però il bonifico errato, come spesso accade in caso di bonifici istantanei, è già stato accreditato sul conto corrente del beneficiario, la banca dovrà ottenere il consenso di quest’ultimo per acconsentire alla restituzione delle somme. 

Se il beneficiario si dimostra collaborativo, è possibile concordare modalità di rimborso in brevissimo tempo e senza disagi.

Come recuperare i soldi dei bonifici errati tramite banca

Nel caso in cui il contatto diretto con il beneficiario non produca i risultati attesi, si può avviare la procedura di recupero con la banca, che contatterà l’istituto di credito del beneficiario per richiedere la restituzione delle somme. Anche questa procedura non ha però alcun carattere vincolante e dipende pertanto dalla collaborazione di tutte le parti coinvolte.

Inoltre, il processo di recupero bancario può richiedere diverse settimane e non sempre garantisce il successo: sebbene infatti le banche siano tenute a fare il possibile per assistere i clienti, non possono certo forzare il beneficiario a restituire le somme ricevute per errore. 

Cosa fare se si sbaglia un bonifico per ristrutturazione

Ci sono bonifici che valgono più di altri. Per esempio, i bonifici per ristrutturazione, la cui corretta esecuzione è condizione utile per beneficiare delle detrazioni fiscali previste dalla normativa. Quando si commette un errore in questo tipo di operazioni, oltre al recupero delle somme è dunque necessario considerare le implicazioni tributarie e la validità delle detrazioni richieste.

In questo caso, è bene ricordare che l’incompleta compilazione del bonifico, che pregiudica in modo definitivo il rispetto da parte delle banche e delle Poste dell’obbligo di operare la ritenuta prevista dalla legge, non permette il riconoscimento della detrazione salva l’ipotesi di ripetizione mediante bonifico, in modo corretto.

La prima soluzione per un bonifico parlante inesatto può dunque essere quella di farsi restituire la somma con le modalità sopra riassunte e procedere poi all’effettuazione di un bonifico con i dati completi ed esatti.

Se ciò non fosse possibile, si può comunque rimediare richiedendo e ottenendo una dichiarazione specifica da parte del beneficiario del bonifico, una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà con cui l’impresa attesta che i corrispettivi accreditati in proprio favore sono stati correttamente contabilizzati ai fini dell’imputazione nella determinazione del reddito d’impresa.

Bonifici errati, cosa fare se si sbaglia la causale

Gli errori nella causale del bonifico possono sembrare apparentemente secondari rispetto a quelli legati all’errata indicazione del beneficiario o del codice IBAN, ma possono anch’essi avere conseguenze importanti, specialmente quando si tratta di pagamenti con rilevanza fiscale o contrattuale. Una causale errata può infatti compromettere la corretta imputazione contabile del pagamento e creare problemi nella documentazione delle transazioni.

Ebbene, in questi casi la prima cosa da fare è valutare l’impatto dell’errore sulla causale. Se il bonifico ha raggiunto il beneficiario corretto ma con una causale sbagliata, è possibile richiedere alla banca di emettere una comunicazione di rettifica, una procedura generalmente più semplice rispetto al recupero delle somme.

Quando l’errore nella causale riguarda pagamenti con implicazioni fiscali, come contributi previdenziali, imposte o pagamenti per detrazioni, oltre alla rettifica bancaria, potrebbe essere necessario presentare istanze di correzione agli enti competenti.

Truffe online, quando la banca è responsabile: le indicazioni dall’ABF

Con la recente decisione n. 3913 del 16 aprile 2025 dell’Arbitro Bancario e Finanziario (ABF) sono stati introdotti nuovi chiarimenti luce sulla responsabilità delle banche nei casi di bonifici errati, stabilendo importanti principi che tutelano i clienti dalle conseguenze di trasferimenti finiti sui conti sbagliati. 

Per comprendere quali siano le scelte adottate dall’ABF, cerchiamo prima di tutto di riepilogare in brevità quanto accaduto nel caso concreto di cui si è occupato l’Arbitro.

La vicenda riguarda una società che aveva effettuato un bonifico di oltre 7.800 euro inserendo per errore un codice IBAN sbagliato. Il denaro è finito su un conto corrente presso altra banca, intestato a una persona diversa dal fornitore che doveva ricevere il pagamento. Quando la società si è accorta dell’errore e ha chiesto di recuperare i soldi, si è trovata di fronte a una serie di ostacoli che hanno reso impossibile il recupero delle somme.

In particolare, la banca presso cui era stato accreditato erroneamente il bonifico si è inizialmente rifiutata di fornire i dati dell’intestatario del conto, trincerandosi dietro la normativa sulla privacy. Solo dopo due anni di richieste, nel febbraio 2024, ha finalmente comunicato le generalità del titolare del conto. A quel punto è emerso che si trattava di una truffa: la persona indicata come intestataria ha dichiarato di essere stata vittima di furto di identità e di non aver mai aperto né utilizzato quel conto corrente.

L’errore non giustifica il comportamento della banca

In casi simili non è raro che gli istituti di credito si difendano sostenendo che – se un cliente inserisce un IBAN errato – la responsabilità è esclusivamente sua

Tuttavia, anche se in prima battuta la normativa europea sui servizi di pagamento sembra dare ragione a questa posizione, stabilendo che se i bonifici errati vengono eseguiti secondo l’identificativo univoco fornito dal cliente, anche se sbagliato, l’operazione si considera corretta, in diverse occasioni l’Arbitro Bancario ha chiarito che questa protezione non è assoluta. 

Per le banche esistono infatti precisi obblighi da rispettare anche quando ricevono bonifici su conti dei propri clienti. In particolare, è richiesto che gli istituti di credito collaborino attivamente per il recupero delle somme e forniscano tempestivamente tutte le informazioni necessarie per rintracciare chi ha effettivamente beneficiato del pagamento errato.

Bonifici errati e obbligo di collaborazione

La decisione ora in commento sembra confermare tale principio: la banca del beneficiario ha l’obbligo di collaborare con chi ha subito il danno, con una collaborazione che non può limitarsi a tentare di richiamare il bonifico, ma deve riguardare anche la comunicazione immediata dei dati anagrafici dell’intestatario del conto quando si verifichi un errore.

Nel caso esaminato, la banca ha violato questo obbligo tenendo un comportamento che l’ABF ha definito “censurabile“. Il rifiuto di fornire i dati del correntista per quasi due anni, adducendo ragioni di privacy, è stato giudicato ingiustificato. E l’Arbitro, infine, ha stabilito che quando un bonifico finisce per errore su un conto, il diritto alla privacy del titolare deve cedere il passo all’esigenza di identificare chi ha ricevuto indebitamente il denaro.

I controlli insufficienti nell’apertura dei conti

La vicenda ha poi assunto contorni ancora più ampi, poiché la responsabilità della banca non può certo fermarsi agli obblighi di collaborazione. L’ABF ha infatti esaminato le procedure seguite per aprire il conto corrente utilizzato per la truffa, scoprendo gravi carenze nei controlli di identificazione del cliente.

In particolare, ricordiamo che la normativa antiriciclaggio impone alle banche di verificare accuratamente l’identità di chi apre un conto corrente, soprattutto quando la procedura avviene a distanza. Nel caso in questione, l’istituto aveva acquisito un documento di identità e alcuni “selfie” del presunto intestatario, ma questi controlli si sono rivelati insufficienti. L’Arbitro ha sottolineato che i selfie acquisiti non ritraevano la persona mentre reggeva il documento di identità, e mancavano le verifiche biometriche necessarie per confermare la corrispondenza tra il volto nel documento e quello nelle fotografie. Inoltre, non risultavano essere stati effettuati i controlli automatizzati previsti dalle procedure più avanzate, come la verifica dell’autenticità del documento e la “prova di vita” della persona fotografata.

La negligenza ha avuto conseguenze concrete. L’ABF ha di fatto stabilito che, quando una banca non effettua adeguatamente i controlli richiesti dalla legge, diventa parzialmente responsabile dei danni subiti dai clienti che cadono vittima di truffe rese possibili da questi controlli carenti.

Nel caso specifico, la società danneggiata ha ottenuto un risarcimento di 4.000 euro, una somma che include sia una parte del bonifico perduto, sia le spese legali sostenute. Il risarcimento non copre però l’intero importo del bonifico perché l’ABF ha considerato che la responsabilità principale rimane pur sempre di chi ha commesso l’errore iniziale, anche se riconosce che la condotta negligente della banca ha aggravato il danno.

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Roberto Rais

Giornalista e autore

Giornalista e autore, consulente e coordinatore editoriale, collabora con agenzie di stampe e società editoriali italiane ed estere specializzate in economia e finanza, gestione di impresa e organizzazione aziendale.

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