Consumi in crescita in Italia: PIL al +0,8% nel 2025, per cosa si spende di più

Aumentano i consumi in Italia, nonostante le incertezze economiche. E le scelte di spesa degli italiani sono molto diverse da quelle degli anni scorsi.

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Le previsioni per l’Italia sono favorevoli quando si parla di consumi: Confcommercio delinea una previsione del PIL al +0,8% per il 2025, tenendo presente l’attuale scenario economico globale. Nel concreto, le famiglie tornano a spendere, nonostante le incertezze.

Nel frattempo, cambia qualcosa per l’occupazione: i redditi sono mediamente in crescita per gli italiani, anche se sui salari reali l’Italia è ancora indietro rispetto all’Europa. Uno dei problemi più attuali è la difficoltà nel trovare lavoratori, soprattutto in alcuni comparti, come il turismo e la ristorazione.

Crescono i consumi: le famiglie tornano a spendere

Nonostante l’inflazione non si sia ancora arrestata, le famiglie italiane tornano a spendere, con aumenti previsti dell’1% per l’anno 2025 e per l’anno 2026. Un dato interessante riguarda le reali preoccupazioni circa la spesa, per le famiglie. La fiducia è al primo posto e attualmente è l’elemento che più rema contro alla crescita dei consumi.

Anche nei casi in cui ci sono possibilità oggettive, spesso le famiglie scelgono di non spendere, rallentando il trend positivo, per cause di tipo psicologico, dopo anni di difficoltà e crisi. In particolare a preoccupare di più gli italiani è la perdita del potere di acquisto: con l’inflazione infatti i costi di prodotti e servizi, anche quelli più essenziali, sono volati alle stelle.

Dal carrello della spesa alle bollette, dalla benzina ai servizi del terziario. I cittadini hanno visto lievitare i prezzi, ma a questo raramente sono corrisposti incrementi di stipendio. Il recupero dei consumi quindi è lento, anche se verificato e previsto anche per il 2026.

Per cosa spendono gli italiani

Risulta interessante anche notare cosa scelgono gli italiani quando devono spendere: al posto di comprare prodotti materiali, preferiscono investire in servizi, competenze, miglioramento del benessere e in generale dello stile di vita. Un andamento frutto anche della recente sensibilizzazione generale sull’equilibrio tra lavoro e vita privata.

Una componente importante della spesa è rappresentata dalle vacanze, per cui il 37,7% dei cittadini spenderà per le proprie ferie, una percentuale comunque lontana da quella del 2010, al 42%. In ogni caso ci sono miglioramenti rispetto allo scorso anno, dove il sì arrivava solo dal 26% delle persone. La restante fetta di persone è indecisa sulle ferie o non andrà in vacanza.

E c’è anche chi si indebiterà per andare in ferie, ovvero chi chiederà dei prestiti specifici alle banche per poter andare in vacanza. Nel turismo, anche le presenze dall’estero avranno un ruolo importante.

Occupazione e lavoro: mancano 260 mila lavoratori

L’occupazione è ai massimi storici, con 24,2 milioni di persone impegnate contro i 2,1 milioni del 2021. Anche se questo non sempre corrisponde a salari sufficienti a sostenere i costi elevati dell’inflazione. In questo contesto, continuano a mancare lavoratori in alcuni settori.

In particolare sono maggiormente la ristorazione, il turismo e il commercio a riscontrare le maggiori difficoltà nel reperire personale. Si parla di 260 mila lavoratori mancanti, +4% rispetto al 2024. A ben vedere, sono i posti di lavoro che solitamente prevedono contratti stagionali o a tempo determinato a mancare.

Mancherebbero camerieri di sala, barman, cuochi, gelatai, pizzaioli, addetti alla pulizia, ma anche macellai, gastronomi, commessi. Con il nuovo decreto Flussi, il governo vuole incentivare l’immigrazione regolare e rispondere così alle richieste del mondo del lavoro: si prevedono 500 mila nuovi ingressi.

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