Passa il nuovo emendamento della legge di bilancio 2026 che prevede il bonus scuola paritaria a partire dal prossimo anno. Nella bozza c’è pure un incremento di 88 milioni di euro degli stanziamenti complessivi per il settore. Le associazioni di settore continuano a giudicare le risorse insufficienti per una piena parità educativa, mentre la Federazione italiana per il superamento dell’handicap (FISH) ha depositato 28 emendamenti per rendere strutturali i finanziamenti per l’inclusione. Intanto a Catania c’è il caso virtuoso della scuola paritaria gratuita per i diversamente abili che riesce a garantire qualità, nonostante la gratuità.
Sul fronte dell’inclusione, i decreti del ministero dell’Istruzione e del Merito del 1° febbraio 2025 hanno destinato oltre 750 milioni di euro alle scuole paritarie per l’anno scolastico 2024-2025, di cui 163,4 milioni specificamente per il sostegno agli studenti con disabilità, risorse al centro del confronto in vista del 2025-2026.
Indice
Scuole paritarie in Italia, cosa sono e i finanziamenti
Le scuole paritarie sono istituti privati ma riconosciuti dallo Stato (a differenza delle scuole private) e pienamente integrati nel sistema nazionale di istruzione (legge 62/2000). In pratica, la scuola paritaria è privata nella gestione, ma pubblica nella funzione (rilascia titoli di studio con lo stesso valore legale di quelli statali, deve seguire i programmi ministeriali, garantire l’inclusione degli alunni con disabilità, assumere docenti abilitati).
In Italia se ne contano circa 12 mila, frequentate da quasi 800 mila studenti (il 10% dell’intero sistema educativo nazionale) con un giro d’affari di 5,5 miliardi di euro, cun forecast in crescita stimato a 6,5 miliardi di euro. A differenza delle scuole statali, le paritarie devono autosostenersi attraverso rette e contributi (ma ricevono anche fondi pubblici) e una gestione d’impresa attenta. Il costo medio annuo per alunno è di almeno 7 mila euro.
Il ruolo dei fondi per la disabilità
L’arrivo dei nuovi fondi significa che lo Stato riconosce il ruolo economico e sociale di chi investe nel settore dell’educazione e sostiene quelle realtà che da anni garantiscono continuità didattica, occupazione e inclusione. I 163 milioni per la disabilità consentono di potenziare i servizi di sostegno e di abbattere le barriere che spesso limitano l’accesso dei bambini più fragili.
Per un imprenditore o un ente (in prevalenza religioso) che gestisce una scuola paritaria, questo scenario apre margini di programmazione nuovi. Grazie ai fondi pubblici si può ampliare l’offerta, assumere personale qualificato e investire in tecnologie educative. Per le scuole paritarie che accolgono studenti con disabilità – e per chi le gestisce come impresa educativa o vuole entrare nel settore – si aprono dunque prospettive nuove di sostenibilità, innovazione e collaborazione con il territorio.
Il bonus scuola paritaria 2026
Da diversi anni si discute dell’importanza di garantire alle famiglie degli studenti della scuola paritaria un aiuto per il sostegno delle rette che non sono adeguate alle condizioni reddituali. Dal 2026 arriverà il bonus scuola paritaria, che offrirà fino a 1500 euro annui alle famiglie con studenti di scuola media e del primo biennio della scuola superiore di secondo grado in in un istituto paritario. A patto che, però, non si superi la soglia ISEE di 30 mila euro. Il bonus sarà proporzionale alle condizioni reddituali.
Restano dunque fuori gli studenti della scuola elementare e della scuola materna, non coperti neppure dal bonus nido.
Quando la scuola paritaria smette di essere “l’altra” scuola
Il fatto che il governo stanzi fondi per la formazione nella scuola paritaria e per l’inclusione, si traduce nel riconoscimento del bisogno di contare su un plus di risorse e competenze manageriali per la loro organizzazione, dal momento che “paritaria” non significa privata tout court. Parallelamente, la misura va a discapito dell’istruzione pubblica gratuita, visto che il sistema delle paritarie ha ricevuto un incremento pubblico di circa 464 milioni negli ultimi anni, mentre le scuole statali hanno visto addirittura tagli di organico.
Al di là delle polemiche che alimentano il dibattito sul tema, questo cambiamento è indicativo di una graduale privatizzazione dell’istruzione e, al contempo, di una crescente democratizzazione dell’accesso alle paritarie, riconosciute del sistema pubblico di istruzione.
Le scuole che funzionano meglio sono quelle che sanno trasformare i fondi pubblici in progetti duraturi, creando alleanze con imprese, enti locali e professionisti. Ne nascono borse di studio, laboratori, percorsi di sostegno, tutte iniziative che generano valore economico e impatto sociale, capace di produrre redditività, occupazione e innovazione sociale.
Atelier nel Bosco a Catania, l’esempio di una scuola che unisce impresa e gratuità
A Catania una scuola paritaria ha scelto di interpretare la sua missione in maniera innovativa, offrendo assistenza gratuita ai bambini con disabilità da zero a sei anni: proprio il target che resta spesso escluso da qualsiasi beneficio. Una decisione coraggiosa, resa possibile proprio da un modello gestionale che combina contributi pubblici, collaborazione con aziende e una gestione efficiente.
La preside Graziella Messina spiega a Partitaiva.it che la scelta non è nata da un calcolo ma da una convinzione: “L’inclusione non può avere prezzo ma deve avere una struttura economica solida dietro. La scuola offre accoglienza gratuita perché è un dovere sostenere le famiglie in difficoltà – spiega la preside -. È un dovere della scuola accogliere tutti i bambini, soprattutto i più fragili che hanno bisogno di maggiore sostegno e spinta, ed è un dovere morale essere un pilastro nell’accoglienza per la società di oggi”.
“La scuola offre la possibilità di avere specialisti per le terapie nonché del docente per il sostegno – prosegue Messina -. Ed è tutto a carico della scuola, anche la mensa e le attività, perché l’istruzione deve essere una garanzia per tutti, non solo per i più privilegiati che hanno la possibilità economica di sostenere le spese”.
Infine, precisa la preside, “le famiglie dei bambini disabili non pagano rette e la scuola non riceve donazioni né contributi volontari. I fondi pubblici ci danno respiro e ne abbiamo bisogno, perché l’Atelier nel Bosco ha un sistema che è paritario alla scuola pubblica, quindi riconosciuto. Gestiamo la scuola come un’impresa ma con la finalità di generare impatto sociale. Ogni euro speso deve tornare in valore per i bambini e per la comunità.”
Il caso catanese dimostra che la gratuità non sia sinonimo di precarietà. È il risultato di una gestione che unisce rigore contabile e vocazione sociale e che usa i fondi pubblici – di per sé un aiuto indispensabile- anche come leva di sviluppo territoriale.
Scuola paritaria, settore economico in espansione
La scuola paritaria rappresenta dunque un settore economico in espansione. Le imprese che operano nei servizi alla persona, nella tecnologia, nella formazione o nella consulenza possono trovare in queste istituzioni un interlocutore dinamico e affidabile.
Il flusso dei finanziamenti pubblici genera opportunità per chi sa leggere il cambiamento: progetti di digitalizzazione, servizi inclusivi, corsi di formazione per insegnanti, interventi di riqualificazione degli spazi. L’impresa entra così nel mondo della scuola come partner strategico di un ecosistema che produce valore sociale e lavoro qualificato.













Natalia Piemontese
Giornalista