TFR per la pensione anticipata nel 2026, ecco a chi conviene per reddito ed età

Un'ipotesi che non piace a tutti, soprattutto a chi ha accumulato molti anni di contributi e sperava di poter uscire prima dal lavoro.

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TFR pensione anticipata come funziona

In vista della riforma sulle pensioni 2026, c’è sul tavolo l’ipotesi di trasformare il trattamento di fine rapporto (TFR) in una rendita mensile, così da consentire ai redditi compresi tra tra 1.350 e 1.650 euro netti mensili di andare in pensione prima del previsto. A patto che, però, si soddisfino precisi requisiti. Ecco come funzionerebbe il meccanismo del TFR per la pensione anticipata e a chi converrebbe davvero approfittarne.

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Cos’è il TFR?

Il TFR – che sta per “trattamento di fine rapporto” – è chiamato anche “buona uscita” o “liquidazione”. Si tratta di un accantonamento di denaro che i lavoratori dipendenti fanno crescere ogni mese per tutta la durata del rapporto di lavoro. Al termine, viene restituito in un’unica soluzione, indipendentemente dalle ragioni della chiusura del rapporto: licenziamento, dimissioni, pensionamento.

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Quando si va in pensione nel 2025?

Nel 2025, la pensione di “vecchiaia” spetta a chi ha compiuto almeno 67 anni e ha versato contributi per almeno 20 anni. Ma esiste l’opportunità di pensione anticipata. In questo caso i requisiti di età, anzianità contributiva e condizioni soggettive differiscono. In linea generale:

  • la pensione anticipata degli uomini è possibile se si sono maturati 42 anni e 10 mesi di contributi; 
  • la pensione anticipata delle donne è possibile dopo 41 anni e 10 mesi di contributi;
  •  la pensione anticipata contributiva è garantita al compimento di 64 anni di età e al versamento di 20 anni di contributi.  Ma bisogna aver maturato almeno € 1.616,07, a eccezione delle lavoratrici madri che possono maturare importi inferiori in base al numero di figli. L’importo massimo è pari a 5 volte il trattamento minimo, fino al raggiungimento del requisito di vecchiaia;
  • la pensione per i “precoci” è destinata a chi ha almeno 41 anni di contributi versati, un anno di contributi prima del 19° anno di età e ha svolto attività “gravose”, è disoccupato, caregiver o invalido almeno al 74%;
  • con quota 103, si può andare in pensione con 62 anni di età e 41 di contributi maturati entro il 2025;
  • con “Opzione donna” occorre aver maturato, entro il 2024, 35 anni di contributi, avere 61 anni (se senza figli), 60 anni (e un figlio) o 59 anni (e due figli) ed essere caregiver o invalide almeno al 74%. Oppure si possono avere 59 anni, ma essere state licenziate da un’azienda ufficialmente in crisi;
  • per l’APE sociale, entro il 2025, bisogna aver compiuto 63 anni e 5 mesi di età e aver versato contributi per almeno 30 anni. Bisogna anche aver svolto un lavoro “gravoso”, essere disoccupati, caregiver o invalidi almeno al 74%. L’importo è pari a quello maturato al momento della domanda, ma viene erogato, per 12 mesi, nella misura massima di € 1500 euro. Gli anni di contributi minimi versati dipendono dalla categoria. Per le donne il requisito è ridotto di un anno per ogni figlio, ma per un massimo di due anni di riduzione. Per disoccupati, caregiver e invalidi il requisito di contribuzione è di 30 anni.
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Riforma pensioni 2026, le possibili novità

L’invecchiamento della popolazione italiana grava sempre più sulle casse dello Stato, anche per le pensioni. La riduzione della forza lavoro e l’incremento delle uscite per i pensionati si ripercuotono direttamente sul PIL e sul bilancio. Il governo sta lavorando su due versanti opposti: il tentativo di rinviare la pensione, su base volontaria, di chi ha già maturato i requisiti – con incentivi come il bonus Giorgetti – e l’agevolazione in uscita per chi non intende più accettare procrastinazioni.

La pensione anticipata contributiva

La quota 103 potrebbe essere sostituita da un modello più sostenibile. L’ipotesi più accreditata è la pensione anticipata 64 anni con almeno 25 anni di contributi, attualmente riservata ai lavoratori integralmente contributivi, cioè assunti dopo il 1995, con un assegno minimo pari a 3 volte l’assegno sociale. La soglia richiesta potrebbe crescere a 30 anni di contributi entro il 2030 e l’importo minimo salire a 3,2 volte l’assegno sociale. Una scelta che non piace a tutti, soprattutto a coloro che speravano in una riforma che valorizzasse di più gli anni di contribuzione, a favore di uno “sconto” maggiore sull’età anagrafica.

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TFR per pensione anticipata, come funziona

La più grande criticità riguarderebbe i dipendenti con un reddito medio fino a 1.350 euro netti al mese, che non raggiungerebbero la soglia, al contrario di chi raggiunge almeno un reddito di 1.650 euro netti al mese. Per colmare il gap, il governo sta pensando di trasformare il TFR in rendita. Un vantaggio pure per l’INPS, che non dovrebbe restituire il TFR in un’unica soluzione, ma dilazionarlo nel tempo.

Se sommando il TFR trasformato in rendita all’assegno ordinario si ottenesse 1.616 euro, l’INPS potrebbe autorizzare il pensionamento anticipato a 64 anni. A patto di aver versato, come detto, almeno 25 anni di contributi.

Quando conviene

Il Corriere della Sera ha valutato la convenienza dell’opzione su un lavoratore nato nel 1962, che ha iniziato a lavorare a 25 anni e che ha un reddito netto medio sopra 1.650 euro: in questo caso, si potrebbe anticipare la pensione del 2029 al 2026, risparmiando tre anni. Lo stesso potrebbero fare i nati nel 1966 e 1970, con inizio del lavoro entro il 1995.

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TFR per pensione anticipata: il sistema di calcolo dell’importo

Il calcolo dell’importo della pensione cambia in funzione dell’anzianità contributiva:

  • si applica il sistema di calcolo contributivo per i lavoratori privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 e per coloro la cui pensione è calcolata col suddetto sistema in base agli istituti vigenti;
  • si applica il sistema di calcolo retributivo e misto per i lavoratori con anzianità contributiva al 31 dicembre 1995.

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